lunedì 21 agosto 2017

Mostra di Maurizio Ovidi a Manta


MAURIZIO OVIDI

Uso lo sguardo


a cura di Ugo Giletta

26 agosto - 17 settembre 2017
inaugurazione sabato 26 agosto, ore 18

S. Maria del Monastero 


via Rivoira, Manta (Cuneo)


orario: venerdì, sabato e domenica dalle 16,00 alle 19,00.








Dal testo critico di presentazione della mostra di Ugo Giletta

Annotazioni sul lavoro di Maurizio Ovidi.
Perché scrivere di Mimmo?
Anche se non mi compete, ho la necessità di capire a fondo il lavoro di Maurizio Ovidi.
Abbiamo iniziato assieme, non solo l’esperienza artistica ma anche quell’ avventura non voluta, non cercata che è la vita. Un minimo tempo di 20 giorni ci separa alla nascita.
Maurizio Ovidi, per i più intimi Mimmo, è un arista, a mio avviso, che ha saputo crescere coerentemente in rapporto ai condizionamenti della necessità del vivere.
Le provocazioni che la nostra società ci impone, sono contradditorie, conseguenza di una fragilità in cui l’umano si deve porre a confronto con se stesso, prima che con gli altri.
La responsabilità dell’artista allora diventa quella di segnalare quanto accade e di suggerire una soluzione al problema.
Mimmo, in una recente intervista, ha affermato che il problema è “di sguardo… uso lo sguardo per portare a casa ciò che vedo.”
Da qui il problema etico sembra essere tralasciato o volutamente mascherato.
In un testo il filosofo Emmanuel Lèvinas scrive: «Siamo circondati da esseri e da cose con i quali intratteniamo relazioni. Siamo con gli altri con la vista, con il tatto, con la simpatia, con il lavoro in comune. Io tocco un oggetto, vedo l'altro, ma non sono l'altro. Tra esseri ci si può scambiare tutto tranne l'esistere».
Il fondamento dell’esistere, della consapevolezza della propria condizione umana, non può non rapportarsi all’altro anche solo come conseguenza dello sguardo.
Nella centralità dell’opera di Ovidi c’è l’umano raffigurato, l’uomo ritratto con attorno a se gli oggetti della quotidianità. Nei suoi lavori possiamo vedere attorno alla (quasi sempre sola) figura umana numerose situazioni come in “Alba”, opera del 1995 in cui il rapporto è tra natura e segno fino a “Arrampicatore” del 2014 che ci racconta, con il richiamo materico del legno e della corda, un momento del vissuto passionale di Mimmo, oppure “Fuga” del 2015, per finire con un’opera ultima del 2016 dal titolo “Uscita”, quasi a presagire una volontà di uscire dalla scena.
Quindi oggetti rappresentativi?
Non importa con quale tecnica, sia pittorica, fotografica o scultorea è rappresentata la figura umana nei lavori di Mimmo, ciò che importa è la valenza immanente dell’ immagine stessa.
Se il ragionamento si sofferma, quindi, alla semplice comprensione dell’immagine, non rendiamo giustizia all’impegno dell’artista che verrebbe valutato con termini minimamente semplici.
Nei lavori di Mimmo, mi pare che ci sia un dialogo tra apparente immanenza delle cose e l’intuizione della trascendenza. Concetto assai più complesso!
Ma se si tratta di un gioco, Il “gioco” di Mimmo è quello di costringerci a pensare all’alterità, ad approfondire il concetto sulla rappresentatività dell’immagine che assume una valenza soggettiva che trascende la totalità.












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