giovedì 31 maggio 2018

Dal nulla al sogno. Dada e Surrealismo dalla Collezione del Museo Boijmans Van Beuningen

Salvador Dalí: Landscape with a Girl Skipping Rope, 1936 Museum Boijmans Van Beuningen, Rotterdam,photo Studio Tromp © Salvador Dalí, Fundacio Gala Salvador Dalí, by SIAE 2018
Anche quest'anno la Fondazione Ferrero di Alba organizzerà una grande mostra, il tema sarà il complesso mondo dei sogni, visto con le opere della collezione proveniente dal Museo di Boijmans Van Beuningen. 
Comunicato Stampa
La mostra “Dal nulla al sogno. Dada e Surrealismo dalla Collezione del Museo Boijmans Van Beuningen”, immaginata da Marco Vallora secondo una logica espositiva che riflette le suggestioni surrealiste, nel modo di presentare le opere e di concepire un’arte non più soltanto museale e assopita, si svolgerà alla Fondazione Ferrero di Alba, dal 27 ottobre 2018 al 25 febbraio 2019.

In una decina di sezioni, dai titoli avvincenti, come Il grado zero dell’arte Dada; Il Sogno; Eros, amour fou, trasgressione erotica; L’inconscio, il doppio, il perturbante; Arte e natura, la reinvenzione dell’uomo; Sade, Freud, Marx, muse inquietanti del vivere surreale; Esiste un’architettura surrealista? e così via… s’inseguono, in una sorta di corridoio-fantasma dell’immaginario fantastico d’avanguardia, opere di grandissimo livello ed impatto. Alcune anche ben riconoscibili, perché son diventate copertine di volumi, che abbiamo tutti cari, nelle nostre librerie (di Man Ray, Magritte, Dalí, Max Ernst, ecc.).

I lavori dialogano tra loro, in sintonia o contrappunto, e seguono una progressione prevalentemente tematica con attenzione alla diacronia degli eventi. Rispecchiando alcune problematiche e alcuni temi che concorrono a distinguere la poetica nichilista del Dadaismo da quella più propositiva del Surrealismo: il caso, il brutto estetico, il sogno, l’inconscio, il rapporto con l’antico, il legame tra arte e ideologia.

Per chi ama l’arte e predilige le sorprese raffinate, il museo Boijmans Van Beuningen di Rotterdam è una perla di museo collezionistico che affianca disegni di Dürer, stampe di Goya, raccolte di vetri preziosi e oggetti di design a rare opere italiane, gotiche, rinascimentali, settecentesche: da Beato Angelico a Jacopo del Sellaio, da Butinone a Francia, da Veronese e Tiziano, a Guardi e Piranesi. Ma anche maestri fiamminghi del valore di Van Eyck o Rembrandt, Bosch e Brueghel, Rubens e Van Dyck, la scuola dell’Aja, con Van Gogh e Toorop, e poi francesi, da Fragonard e Boucher a Monet, Degas, Cézanne, e ancora Picasso, Mondrian e Rothko, senza contare i contemporanei, da Nauman a Cattelan.

Assai importante la collezione di artisti dell’area delle avanguardie storiche, non soltanto cubisti e costruttivisti olandesi, ma soprattutto dadaisti e surrealisti, molti provenienti dalla selettiva collezione di Edward James (1907-1984), stravagante mecenate-collezionista, poeta e viaggiatore, che si divise tra la passione di Magritte e Dalí, diventando di quest’ultimo eccentrico mercante. Ad Alba vedremo La reproduction interdite (1937), suo celebre ritratto sdoppiato allo specchio, firmato da René Magritte, che si augurava potesse diventare suo mercante cosmopolita.

Sono molti, dunque, i capolavori che, avendo avuto finora una circolazione limitatissima, varcano oggi le frontiere e si danno appuntamento alla Fondazione Ferrero. Come spiega il curatore Marco Vallora: «In un meditato e articolato percorso, la Fondazione propone, per il suo biennale appuntamento con la grande arte, ad ottobre, una nuova mostra di ambito internazionale, originale e diversa dalle precedenti. Perché coinvolgerà libri, poesie, riviste, pamphlets di furente polemica reciproca, spezzoni di film, frammenti di musica, legati tutti ai due movimenti, lettere e manifesti, affiancati a tele e sculture innovative e spesso di rottura, di grande suggestione e rilevanza storica».

A differenza delle precedenti rassegne della Fondazione Ferrero, con capolavori di grande fascino spettacolare ma d’impianto monografico (di Casorati, Carrà, Morandi e Balla), questa mostra non si avvale soltanto di opere scenografiche come il trittico di grandi dimensioni (Paesaggio con fanciulla che salta la corda, 1936), o la bocca-divano di Mae West (conosciuta anche in repliche di design, ma qui presente in un singolare originale vintage d’epoca) di Salvador Dalí, o ancora le inquietanti ma suggestive tele misteriose di Magritte, ma anche di documenti rarissimi, provenienti dai caveaux insondati della biblioteca del Museo. Per accompagnare il percorso della mostra, con discrezione, eppure con una forza dirompente, utile a spiegare alcuni esiti estetici dei vari movimenti e dei sotto-gruppi, sottilmente in conflitto tra loro. Breton, come è noto, è stato l’inflessibile Pontefice autoritario del movimento surrealista, che a varie epoche, ha scomunicato i suoi pupilli e colleghi, da De Chirico a Cocteau, da Bataille ad Aragon, da Dalí a Queneau. Molti dei documenti provengono dalla sua stessa biblioteca, andata clamorosamente all’asta qualche anno fa. Talvolta ancora con le buste di invio, dediche o sottolineature d’autore. Fotografie, dunque, calendari, cartoline, volumi illustrati, riviste storiche con copertine di grande impatto grafico, firmate da artisti come Duchamp, Masson, Picasso, Ernst, ad esempio per l’originalissima rivista «Minotaure». A cui collaborano anche, con testi anticipatori e profetici, pensatori come Bataille, Lacan, l’etnologo e critico d’arte Michel Leiris, lo studioso dell’immaginario e del sogno Roger Caillois, politici come Naville, storici del cinema come Sadoul. In questo contesto, uno degli elementi più spettacolari in mostra sarà infatti la presenza di spezzoni o fotogrammi di film sperimentali ed anticipatori, di firme come Desnos, Dulac, Buñuel, René Clair, Eggeling, Richter. Senza dimenticare il fatto che Dalí realizzò delle sequenze esplicitamente richiestegli da Alfred Hitchcock e da Walt Disney.

Il titolo, che mette in gioco la parola-shock del “Nulla”, in realtà deve non solo stupire e intrigare, ma anche rispettare una delle convinzioni più radicali del Dadaismo. Che non soltanto punta tutto sul Caso e sul rifiuto dell’artista onnipotente e padrone della propria opera, ma si assoggetta alle leggi dell’azzardo e del gioco, e vuole in particolare perorare la causa della negazione dell’arte, il rifiuto del Bello museale, con i ready-made, il diniego dell’arte decorativa e rassicurante. L’opera d’arte, che quasi non è più opera e non è più nemmeno artistica, deve proporre inquietudini, malesseri e soprattutto interrogativi.

Dopo un tunnel introduttivo che accoglie e protegge i visitatori all’entrata (e che deve simulare una sorta di viaggio dentro il corpo umano e i meandri dell’inconscio, ma essere anche, non soltanto per i bambini, un treno-fantasma, in uno di quei luna park così cari agli artisti d’avanguardia, con luci, pubblicità, affiches, graffiti e fotografie di ricercati dalla giustizia, opera di Duchamp), ecco le opere dadaiste, che aprono la mostra. Sono quelle di Man Ray, fotografo alla moda e di moda, che spesso collabora a due mani con Duchamp. Collages astratti di Schwitters e sculture di Arp, oppure teleri bislacchi e provocatori del dandy spagnolo pariginizzato Picabia. Tele dai titoli spiazzanti come Vieni con me laggiù, Egoismo o Radio concerts. Che non sono belle in sé o ruffiane, come altre opere classiche e persino delle avanguardie, ma son giochi sfrontati con l’immaginario, esercizi di non-pittura e di anti-arte, e quindi in questo senso non vanno spiegate, ma vanno inquadrate in un contesto di rifiuto, sovversione e anarchia. Perché non si può dimenticare che Dadaismo e Surrealismo, pur diversi nei loro assunti, hanno matrici e influenze comuni, che vanno dalle idee politiche di Sade e Marx, a poeti come Rimbaud, Mallarmé, Poe, e il folle antagonista di Proust, Raymond Roussel, dandy, omosessuale, drogato anche di medicine, che muore, forse suicida, a Palermo, come evocato da un bel racconto-indagine di Leonardo Sciascia. Convinto di poter diventare famoso almeno quanto Verne, scrivendo folli pièces teatrali in rime arzigogolatissime, e romanzi-rebus, dalle chiavi cifrate, amatissimo da Perec e dal Nouveau Roman, da Duchamp e Giulio Paolini.

In mostra disegni preparatori e una tela spettacolare di Dalí, ispirata al libro di Roussel Nuove impressioni d’Africa. Altra opera assai significativa è invece il ritratto immaginario di Lautréamont di Man Ray. Immaginario, perché l’autore ottocentesco degli Chants de Maldoror, illustrati sia da Dalí che da Magritte, è un personaggio misterioso, che non si sa se sia nato a Montevideo, con il nome nobiliare di Isidore Ducasse, se sia realmente esistito, se non si tratti di un autore più celebre, sotto mentite spoglie. Infatti, sotto un mollettone da stiro (impacchettato come se fosse già un’opera di Christo), telone da inaugurazione di monumento, che non permette di capire quale personaggio sia omaggiato al di sotto, Man Ray ha occultato in realtà una macchina da cucire Singer (forse in onore a Winnaretta Singer, grande mecenate del movimento e dei film in mostra). Certo in ossequio a una ormai celebre affermazione di Lautréamont: «Bello come l’incontro fortuito di una macchina da cucire e un ombrello, su un tavolo da dissezione».

Mentre di Marcel Duchamp, grazie ai prestiti del Boijmans, c’è la possibilità assai rara di poter esporre insieme tre diverse Boîtes (La boîte verte, La boîte-en-valise, À l’infinitif) in cui a partire dagli anni Trenta Duchamp, che ha smesso di fare l’artista, ed è apparentemente diventato soltanto scacchista, rinchiude scandalosamente tutta la propria opera omnia, con l’intenzione polemica e sarcastica di distruggere l’idea dell’artista genio, sostituendo alla sede pomposa del Museo una semplice valigetta, pronta a seguire il suo nomadismo costituzionale e la sua caustica ironia corrosiva.

Nella sezione della mostra che si riferisce al Sogno c’è una sorta di ripartenza, dopo l’azzeramento e il rifiuto radicale dell’arte da parte dei dadaisti. Per questo la parola Sogno (che soprattutto con Dalí diventa anche incubo, privato e storico, dal momento che l’artista spagnolo, a differenza di Picasso e degli altri personaggi legati al partito e all’ideologia comunista, è assai compromesso con la dittatura franchista) significa libertà, levità aerea, ma anche introspezione e penetrazione nell’inconscio. Tutto questo si riflette nei quadri subacquei di Tanguy, nelle invenzioni visionarie di Brauner, nelle bambole sadomasochiste di Bellmer, nelle fotografie di Claude Cahun, nelle scatole delle ombre d’un poeta-artigiano liricissimo, come Joseph Cornell.


Info www.fondazioneferrero.it




mercoledì 30 maggio 2018

Mostra | Antologiche. Opere di Massimo e Maurizio Ovidi


Venerdì 8 giugno alle 18 inaugura a Palazzo Samone (via Amedeo Rossi 4) la mostra “Antologiche – opere di Massimo e Maurizio Ovidi”. 

 La mostra mette in luce affinità e differenze di due artisti fratelli che hanno operato separatamente, dai primi anni Settanta, nella costruzione di immagini e segni, in un costante, a volte problematico, dialogo con il mondo. 

Hanno sperimentato differenti tecniche e si sono confrontati individualmente con la varietà di stili dell’arte moderna e contemporanea (figurativo, astrattismo, poesia visiva, arte concettuale…) spinti dalla necessità di esprimere in forma sincera le personali inquietudini.
In esposizione lavori dagli anni Settanta a oggi. 



Entrambi con un discreto curriculum espositivo, Massimo nasce nel 1955 a Milano e a Cuneo frequenta il Liceo Artistico. Maurizio nasce nel 1957, sempre a Cuneo, ed è autodidatta; dagli anni Settanta agli anni Novanta frequenta l’ambiente artistico torinese.



Mostra | “Antologiche – opere di Massimo e Maurizio Ovidi”
Palazzo Samone -  8 giugno/30 giugno 2018

Inaugurazione venerdì 8 giugno ore 18 
Aperture: venerdì sabato e domenica – 16/19.30 


































Reportage di D.Olivero

Mostra temporanea al Castello di Rocca de' Baldi



È un omaggio alle origini la personale di Giovanni Liboà che inaugurerà sabato 2 giugno al Castello di Rocca de' Baldi e sarà visitabile fino a domenica 1 luglio.

Un omaggio al borgo dove è nato e dove ancora ha legami familiari, e alle montagne della provincia cuneese, con i suoi borghi antichi e le sue tradizioni rurali.

Giovanni Liboà si è infatti trasferito a Torino da bambino, mostrando fin da subito una spiccata predilezione per il disegno, tanto da cominciare a frequentare nei primi anni settanta il pittore Aldo Vanotto, che lo inizia alla lettura diretta delle opere dei grandi autori piemontesi e alla frequentazione delle gallerie.

La pittura di Giovanni Liboà è infatti fortemente legata alla tradizione figurativa piemontese della seconda metà dell’Ottocento, alla quale si è avvicinato - come da lui stesso dichiarato - «con doveroso rispetto e senza la presunzione di poter raggiungere la loro perfezione e maestria, ma solamente per cercare di imparare».

Un segno di onestà e schiettezza presente in tutte le sue opere, che ne svela l’umanità più profonda, fatta di amore per le tradizioni e per il mondo naturale, e di disagio per la modernità e le sue interferenze con le origini più vere dell’uomo.

L’inaugurazione, alla presenza dell’autore, si terrà alle ore 17,00 - Ingresso libero.

martedì 29 maggio 2018

Carte da decifrare al Castello del Roccolo di Busca


carte da decifrare

letteratura e musica si incontrano



2-23 giugno 2018


Castello e Parco del Roccolo - Busca (Cuneo)


[per l'ingrandimento cliccare sull'immagine]








Presentazione del libro "La pierre" di Luc-François Granier


presentazione del libro

LA PIERRE

di

Luc-François Granier

Edizioni La Camera Verde
(Collana Talìa)







Giovedì 31 maggio 2018 ore 19.00


Centro Culturale
LA CAMERA VERDE

via Giovanni Miani n.20, 20a, 20b - Roma





[dal comunicato stampa]

"Peintre, écrivain, auteur de théâtre, metteur en scène, traducteur. Luc-François Granier est un artiste multifacettes qui aime jouer avec différents univers et se présenter là où on ne l’attend pas. La rencontre et la nécessité du voyage sont au cœur de ses obsessions. Il a fait du nomadisme intellectuel et géographique à la fois sa philosophie et la condition de son inspiration. Formé à Paris et à Rome, il partage sa vie depuis de nombreuses années entre l’Italie et la France.






Musica e arte a Rittana


Sabato 2 giugno 2018 a Rittana

una giornata dedicata a musica e arte 







[dal comunicato stampa]

La festività di sabato 2 giugno sarà per Rittana una giornata dedicata a 
musica ed arte. 
Alle ore 17 nel Santuario di San Mauro concerto del gruppo corale “La 
Baita” diretto dal maestro Giuseppe Maltagliati. 
Alle ore 18,15 circa inaugurazione di quattro mostre d’arte nei locali 
della ex Canonica. 

Alla inaugurazione seguirà rinfresco. 

Il concerto 
Il gruppo corale “La Baita” di Cuneo, diretto dal maestro Giuseppe Maltagliati, eseguirà un concerto preparato appositamente per l’appuntamento rittanese, attingendo dal proprio repertorio di canti tradizionali del territorio. 
Il  programma  prevede  i  seguenti  brani:  Ave  Maria  (B.  De  Marzi),  Adelina  (M. Cometto), La Luigina (M. Cometto), Belle rose (T. Usuelli), Il mio ben (M. Cometto), L’ultima notte (B. De Marzi), Alpini, Sul Pesio va (G. Cappotto), Magalì (M. Cometto), Aquelos mountanhos (M. Cometto), Benia Calastoria (B. De Marzi), Maria lassù (B. De Marzi). 

Le mostre d’arte 
Le mostre che seguono sono allestite nei locali della ex Canonica di Rittana e resteranno aperte dal 2 giugno al 2 settembre 2018. 

Potranno essere visitate nei giorni di venerdì, sabato e domenica dalle ore 15,30 alle ore 19,00 oppure su appuntamento rivolgendosi ad “Andata e ritorno” telefono 331 1524815. 

 “Natura! Un piccolo repertorio”: 
mostra di arte contemporanea curata dal prof. Roberto Baravalle. 
Gli artisti presenti sono: Rodolfo Allasia, Corrado Ambrogio, Vesna Bursich, Alessia Clema, Coco Cano, Valter  Falco, Piero Gilardi, Pier Giuseppe Imberti, Corrado Odifreddi, Marco Porta, Silvio Rosso, Santo Tomaino, Guido Vigna, Guido Villa. La mostra si ricollega al filo conduttore della “memoria” che caratterizza tutti gli eventi del programma dell’estate 2018 di Rittana. In questo caso si tratta della memoria dei cicli vitali della natura dei quali il mondo contemporaneo pensa di fare a meno e che ritiene trascurabili in ragione di una troppo rassicurante fiducia nel progresso scientifico. La mostra vuole rivolgere la propria attenzione al difficile rapporto tra uomo e ambiente naturale, ponendosi nel campo del dibattito sui destini ecologici della nostra civiltà ma non con una visione da day after - come scrive il curatore Roberto Baravalle nella sua presentazione – quanto piuttosto con un atteggiamento più composto e riflessivo che è forse più utile a cogliere giusti segnali e ritrovare nuovi percorsi.  

    
“Ego Bianchi e il disegno, una ragione di vita”: 
la mostra, curata dal prof. Enrico Perotto, presenta, per la prima volta, una selezione di 37  disegni  di  Ego  Bianchi,  ritrovati  di  recente  nella  casa  di  Genova  di  Ermanno Rolandone,  fratello  di  Maddalena  Rolandone  (Dada),  moglie  di  Ego.  Si  tratta  di  un evento   di   assoluto   rilievo,  dedicato   a   un   artista   la   cui   vita   e   attività   sono  profondamente legate alla provincia di Cuneo. 
Dopo la grande mostra che gli era stata dedicata nell’autunno del 2016 a palazzo Samone di Cuneo, questa di Rittana consente al vasto pubblico e agli studiosi di approfondire ulteriormente la ricerca stilistica di Ego Bianchi e tributargli ancora una volta la giusta considerazione e il giusto merito. 



domenica 27 maggio 2018

Take a question - Gabriella Ciancimino




​Leda Windmill, the Numerologist of Alacati è un progetto nomade nato nel 2017 che ritengo come una combinazione del mio vocabolario visuale, grafico, scultoreo, relazionale. Fin da quando ne ho cominciato lo studio, ho immaginato la creazione di veri e propri set inseriti in cui  si svolgono gli happening di Leda Windmill  che offre delle sessioni di Numerologia sul personale concetto di Potere.

Goal del progetto è il coinvolgimento della comunità in un dialogo sul concetto di libertà e invitando il pubblico a dare il via al proprio viaggio eroico interiore che avviene con l’ausilio di alcune carte da me disegnate in tecnica mista la cui l'iconografia è il risultato di un mix di numeri e illustrazioni botaniche di specie sinantropiche. La prima tappa di Leda è stata Mumbai, poi la volta di Alacati, un piccolo paesino nel sud della Turchia dove è nato il progetto. E adesso, anche se solo tramite immagine, è la volta di “Take a question”, che è esattamente la frase con cui do inizio alle performance.

GABRIELLA CIANCIMINO / PALERMO 1978, dove vive e lavora

Gabriella Ciancimino (Palermo,1978) dopo aver conseguito la maturità classica, ha approfondito il suo interesse per la storia e la filosofia applicata all’arte frequentando l’Accademia d Belle arti di Palermo (indirizzo Pittura) presso cui consegue il Diploma nel 2004. Negli stessi anni svolge attività giornalistica accompagnata da militanza politica, avviando l’indagine sulle dinamiche relazionali e sulla comunicazione ancora presenti nella sua ricerca. E ad essa da 10 anni è legata la scelta del nomadismo come stile di vita, migrando costantemente e partecipando a numerosi programmi di residenza internazionali che l’artista considera fondamentali per la sua continua formazione  e lo sviluppo del proprio linguaggio. Ha esposto al MMOMA (Mosca, 2016), MACBA (2014 Barcellona,),  Kunsthalle Mulhouse (2013, FR), Museo Villa Croce (Genova, 2013), PAV (Torino 2013), Triennale di Milano (2013), alla Biennale Benin (2012), L’appartement 22  (Rabat, MO, 2010/2012), at RISO - Museo d’Arte Contemporanea della Sicilia (Palermo, 2010), American Academy, Rome (2009/2012). Ha preso parte a progetti per Manifesta 12 (2017), Volume 1 project of "Sentences on the banks and other activities" exhibition project at Darat al Funun (Amman, Giordania 2010) e Working For Change. Project for A Moroccan Pavilion at the 54th Venice Biennale (Venezia, IT, 2011). 
Le sue opere sono state acquisite in alcune collezioni pubbliche tra cui, Palazzo Riso, Museo d’Arte Contemporanea della Sicilia, (Palermo), Museo del Novecento (Milano), Museo Villa Croce (Genova) e Frac Provence-Alpes-Côte d’Azur (Marsiglia, FR).

sabato 26 maggio 2018

Open Dimore Storiche




Domenica 27 maggio si potranno visitare gratuitamente 30 residenze storiche del Piemonte in occasione dell’ottava edizione della Giornata Nazionale ADSI tra cui cinque nel Cuneese: la Badia di Santa Maria Castello a Rocca de’ Baldi, la Casaforte Gondolo del Villasco a Peveragno, il Castello di Sanfrè, la Tenuta Berroni a Racconigi e Villa Oldofredi Tadini a Cuneo.

La Giornata Nazionale ADSI di domenica 27 maggio 2018 permette ai visitatori di accedere gratuitamente alle dimore storiche aderenti in due fasce orarie, al mattino dalle ore 10 alle ore 13 e al pomeriggio dalle ore 14:30 alle ore 17:30. Per conoscere nel dettaglio le attività organizzate dalle singole dimore (eventi, degustazioni enogastronomiche, concerti, mostre, ecc.), gli orari delle visite guidate e i contatti per le prenotazioni è possibile consultare questo link: http://www.adsi.it/piemonte-2018

Di seguito le indicazioni di apertura e i dettagli per prenotare la visita alle cinque dimore storiche in provincia di Cuneo:

§ Badia di Santa Maria Castello (piazza Morozzo della Rocca, 2 – 12047 Rocca de’ Baldi CN)            Saranno visitabili gratuitamente la chiesa abbaziale e il giardino. Prenotazione non necessaria. Il pomeriggio sarà aperta la Chiesa Parrocchiale e alle ore 17 il Centro Studi Storico-Etnografici "Augusto Doro" organizza una visita tematica sulla famiglia Morozzo presso il Castello di Rocca de’ Baldi tenuta dall’Arch. Nadia Lovera (ingresso con biglietto).

§ Casaforte Gondolo del Villasco (via Tetto Grosso, 35 – 12016 Peveragno CN)     Saranno visitabili gratuitamente la cappella, la sacrestia, il sistema difensivo, la casaforte e architettura, la scuderia e il parco. Prenotazioni al numero 348 8098735. Ogni ora partiranno due gruppi di 12/15 persone prenotate, agli assenti si potrà subentrare last minute. Durata visita: un’ora, fotografie non ammesse all’interno dell’abitazione, videosorveglianza.

§ Castello di Sanfré (via delle Chiese, 15 – 12040 Sanfrè CN)       Saranno visitabili gratuitamente la scuderia e il parco con ampio panorama sulla città. Prenotazione non necessaria. Sarà inoltre possibile accedere, a pagamento (8 euro), ad alcune sale interne.

§ Tenuta Berroni (via Tenuta Berroni, 12 – 12035 Racconigi CN)        Saranno visitabili gratuitamente il parco e il Salone d’Onore. Degustazioni enogastronomiche. Prenotazione gradita a visite@tenutaberroni.it o 338 4534162. Saranno presenti gli allievi architetti del Politecnico di Torino con i pannelli illustrativi frutto del Workshop “Il progetto per la valorizzazione delle dimore storiche del Piemonte”.

§ Villa Oldofredi Tadini (via Ercole Oldofredi Tadini, 19/21 – 12100 Cuneo CN)        Saranno visitabili gratuitamente la cappella settecentesca e il parco, che conserva ancora l’originale impianto seicentesco. Prenotazione non necessaria.


mercoledì 23 maggio 2018

Demo al Museo della Ceramica di Mondovì


È la   vena   ironica,   nei   confronti di   una modernità che   va   spesso   fuori   misura, l’elemento caratterizzante della  mostra  di Francesco De Molfetta, in arte “Demo” allestita al Museo della Ceramica di Mondovì (Cuneo), che si trova nel centro storico del rione Piazza. L’esposizione, inaugurata venerdì 4 maggio, sarà visitabile fino al 29 luglio ed è curata dall’artista milanese e da Christiana Fissore.
“La mostra – dichiara l’assessore alla Cultura, Luca Olivieri – si inserisce appieno nel vissuto artigianale della nostra città che vanta, nella produzione ceramica, una lunga tradizione. La decisione di ospitare le opere di Francesco De Molfetta nelle sale del museo cittadino costituisce scelta particolarmente fortunata, mirata ad abbinare tecniche tradizionali e innovazione nel settore ceramico. Alle linee e ai soggetti classici, l’artista affianca, infatti, forme espressive originali e accostamenti arditi.  L’allestimento curato da Christiana Fissore costituisce particolare aggiunto, capace di aumentare il potere di attrazione dell’evento. Grazie alla sapiente commistione delle opere con i reperti museali, la mostra coinvolge, infatti, il visitatore in una specialissima ricerca, lungo un percorso animato dalla sottile ironia e dai giochi semantici che sono caratteristica distintiva del lavoro di Demo”.
Un testo critico a cura di Rebecca Delmenico accompagna il visitatore nel percorso di mostra che consiste in una  trentina  di  opere,  in  gran  parte  in porcellana del  tipo neo  Capodimonte, ma  con  soggetti contemporanei. Altre sono in terraglia dolce, materiale ceramico tipico del plurisecolare distretto ceramico  monregalese, realizzate nell’unità  produttiva  interna al  Museo:  lavori  "site  specific"  per l'occasione,  frutto  della  collaborazione  tra  l’artista  e  la  ditta  artigiana  Besio  1842,  l'ultima manifattura che tramanda la tradizione della produzione ceramica monregalese.
Da qui il titolo “Old but Gold” della mostra e la scelta di inserirne le opere all’interno del percorso permanente del primo piano, in dialogo con le stesse ceramiche della collezione museale. I lavori di Demo intendono gettare idealmente un ponte tra l'arte classica e la cultura iconografica dei  giorni  nostri.
L’artista lega il fatto  storico  di  rilievo  con  i  personaggi  dell'attualità,  gli  eroi  dei cartoni animati (Topolino) e le icone del cinema (James Bond) con i grandi miti della storia dell'arte (Rodin). Sono  opere  seducenti,  spettacolari,  con  una  giocosità  di  taglio  neopop,  caratterizzate  da colori  vivaci,  che  tuttavia  inducono  alla  riflessione,  come  quando  Demo  declina  i  più  importanti brand dell’economia globalizzata in sculture di matrice concettuale e ironica.
Il continuo rapporto di scambi, allusioni, interazioni reciproche tra titolo e corpo dell’opera è uno dei  temi  principali  della  sua  cifra  stilistica,  supportata  da  un  ricercato  perfezionismo  linguistico, espresso  da  un  virtuosismo  tecnico-formale  e  dalla  riscoperta  di  raffinati  metodi  di  verniciatura policroma, lucidatura e rifinitura. L’artista omaggia Mondovì con l’opera dal titolo, “DEMOndovì”: lo si scorge con i suoi due cani e in lontananza  la  città  con  la  rocca.  Fra  i  temi  del  nostro  tempo  che  la  mostra  affronta  in  modo sarcastico, c’ è quello del cibo spazzatura, cui sono dedicate le opere "Hot dog" (site specific), "Tra Mc e te", "Tre grazie". Al cibo spazzatura è dedicato anche un workshop con l’artista e le classi terze dell’IIS "Giolitti Bellisario" di Mondovì, sezione Enogastronomia e Ospitalità alberghiera.
La  pungente  ironia  di Demo  è  rivolta  anche  all'  impoverimento  della  comunicazione  orale soppiantata  dagli  strumenti  elettronici:  in  "Ricercarsi"  e  "Porcelain-phone",  accanto  a  ingenui pastorelli e leziose damine ottocentesche, fanno bella mostra di sé gli ormai onnipresenti computer e smartphone. In "Viagra” non sfugge alla derisione l'amore chimico, infuso dalle famose pastigliette blu. La mostra di Mondovì comprende anche un laboratorio didattico sperimentale in collaborazione con l'"Unione  Italiana Ciechi  e  Ipovedenti", in  cui  l'artista  conduce  un'esperienza  di  accessibilità sensoriale.
Francesco De Molfetta in arte il "DEMO", classe1979, vive e lavora a Milano, in Italia. Il suo lavoro, scoperto dal famoso gallerista dell'Arte Povera Franco Toselli, è stato esposto in Italia e all'estero in tutte le principali fiere d'arte a partire dal 2000. Ha esposto in Europa e nel mondo in musei e gallerie private. Nel dicembre 2013 è stato invitato al Museo L.A. MOCA in una mostra sulla scena artistica New Pop e Surrealista. Nel 2010 l'esplosione è con la sua enorme provocazione alla Biennale d'Arte Sacra  con  la  scultura  di  "Lourdes  Vuitton"(La  Madonna  che  indossa  un  abito  Louis  Vuitton).  Ha collaborato  con  marchi  come  Nike,  Henry  Cotton's,  Fender  chitarre  e  Lamborghini.  Ha  scritto  e diretto quattro cortometraggi, uno dei quali ha vinto il primo premio Ambrogino d'Oro come opera migliore sulla città di Milano. Nel 2010 la prima sala museale a Vitoria nei paesi Baschi, nel 2012 alla Biennale di Tolentino, nel 2017 una sala personale presso il Museo della Triennale di Milano.


















martedì 22 maggio 2018

Artists-in-residence XI - bando

nctm e l'arte: Artists-in-residence XI edizione borsa di studio Artists-in-residence nctm e l’arte: Artists-in-residence è una borsa di studio, a cadenza semestrale, dedicata ad artisti visivi residenti in Italia che desiderino partecipare a programmi di residenza artistica, con sede fuori dall’Italia e riconosciuti a livello internazionale dal mondo dell’arte. 

La borsa è stata istituita nell’ambito di nctm e l’arte, il progetto di sostegno all’arte contemporanea avviato da Nctm Studio Legale. 

specificità del bando 

La borsa vuole incoraggiare la mobilità internazionale e la formazione di artisti residenti in Italia, che siano già stati ammessi a uno dei suddetti programmi. 

L’importo complessivo di 10.000 (diecimila) euro sarà diviso tra gli assegnatari delle due edizioni dell’anno, secondo criteri legati al profilo artistico, alla rilevanza dei progetti già realizzati, alle opportunità formative offerte dalla residenza scelta ed alla qualità del progetto eventualmente proposto. scadenze 

Presentazione della candidatura: entro il 23 giugno 2018. 

Comunicazione degli assegnatari: entro il 3 luglio 2018. come candidarsi Il candidato dovrà inviare all’indirizzo artistsinresidence@arte.nctm.it: 

• descrizione del programma all’estero a cui si intende partecipare; 
• documentazione da cui risulti l’accettazione da parte della residenza invitante; 
• indicazione del periodo di residenza, che non potrà avere inizio prima della comunicazione degli esiti del bando e dovrà essere avviata entro un anno da essa; costi totali previsti, con eventuale specifica delle voci che potrebbero essere coperte dalla borsa di studio; 
• curriculum artistico; 
• portfolio esaustivo; 
• copia di un documento di identità in corso di validità; 
• liberatoria per la privacy; 
• indicazione dell’eventuale documentazione aggiuntiva di cui al punto seguente. 

Documentazione aggiuntiva (video, cataloghi, altro): potrà eventualmente essere inviata, tramite raccomandata con ricevuta di ritorno o consegnata direttamente, in formato cartaceo o su supporti informatici, all'indirizzo: Nctm Studio Legale - via Agnello, 12 - 20121 Milano all’attenzione della dott.ssa Veronica Tamborini. 

I materiali non saranno restituiti al termine del processo di selezione. modalità di valutazione 

Per ogni edizione del bando, viene istituita una Commissione ad hoc (“Commissione”), che valuta i documenti e materiali ricevuti, ed eventualmente invita i candidati ritenuti idonei ad un colloquio di approfondimento. 

La Commissione dell’XI edizione di nctm e l’arte: Artists-in-residence è composta dalla responsabile del progetto nctm e l’arte Gabi Scardi, dai membri del Comitato Arte di Nctm Studio Legale, da uno o più artisti assegnatari di una precedente edizione della borsa di studio e dal curatore Simone Menegoi. conferimento della borsa di studio Le modalità del conferimento possono variare in relazione alle procedure della residenza scelta dal singolo candidato. La copertura della somma richiesta potrà essere totale o parziale. 

L’erogazione della borsa avverrà nell’anno corrispondente alla realizzazione della residenza. 

Al termine del periodo, i borsisti dovranno presentare alla Commissione un breve dossier riguardante il periodo di residenza e le attività svolte. 

Nel caso di gravi e giustificati motivi, l’erogazione della borsa potrà essere sospesa. 


Per informazioni rivolgersi a: nctm e l’arte Gabi Scardi - curatrice gabi.scardi@arte.nctm.it artistsinresidence@arte.nctm.it Veronica Tamborini - coordinamento veronica.tamborini@nctm.it artistsinresidence@arte.nctm.it

Nasagonando Art Project a Ormea




NASAGONANDO ART PROJECT, un progetto plug_in, a cura di Emanuele Piccardo, é realizzato nell’ambito del bando “Residenze d’artista” della Fondazione CRC e con il sostegno del Comune di Ormea.

NASAGONANDO ART PROJECT è un progetto culturale che ha l’obiettivo di attivare un processo di rigenerazione culturale e sociale della Alta Valle del Tanaro con epicentro la cittadina di Ormea (Cuneo), al confine tra Piemonte e Liguria.

Nasce con l’obiettivo di sedimentare una cultura contemporanea nella comunità di Ormea attraverso la residenza di artisti, fotografi e architetti che, partendo dalla memoria del luogo, e dai disastri ambientali come l’alluvione rigenerano un nuovo rapporto con l’ambiente. Da una parte lavorando sull’immaginario con opere visive come le fotografie che raccontano i luoghi attraverso lo sguardo di due fotografi noti per la loro capacità di interpretare il paesaggio, Marco Introini ed Emanuele Piccardo.

Dall’altra la sensibilità del collettivo di architetti parasite2.0, già vincitori del Premio YAP MAXXI, che lavorano sul residuo dell’alluvione per costruire strutture primarie temporanee in legno, omaggio all’architetto-artista Ettore Sottsass jr.

Il progetto si sviluppa secondo un programma pluriennale definito per tappe, la prima delle quali inaugurerà l’8 dicembre 2017, visitabile fino all’8 febbraio 2018 a Ormea con una giornata di appuntamenti. Fino a primavera 2018 sono previste una serie di residenze di artisti, fotografi e architetti, e di eventi collaterali tra cui workshop, laboratori di teatro, fumetti, fotografia, che si attiveranno con il coinvolgimento di differenti fasce di popolazione.
NASAGONANDO ART PROJECT inaugura con i risultati delle prime residenze: l’installazione site specific Tòn-no (Tanaro) degli architetti Alessandro Chiossone+Roberta Volpone e con l’installazione fotografica Lungo il fiume dello stesso Emanuele Piccardo, nell’edificio industriale che un tempo fu in uso alla stazione ferroviaria di Ormea. Oggi questo spazio viene ricondotto a una funzione pubblica e denominato “Il deposito”, omaggio alla famosa galleria genovese nata nel 1963 da un gruppo di artisti e intellettuali.
plug_in, dopo l’esperienza di Lezioni di paesaggio (2008-2009), ritorna ad agire con un ambizioso programma culturale, per formare e diffondere la cultura contemporanea.


NASAGONANDO ART PROJECT

curatela Emanuele Piccardo
coordinamento Selene Vacchelli
ufficio stampa Federica La Paglia 

8 dicembre 2017-30 giugno 2018
Ormea (Cuneo), varie sedi

Inaugurazione 8 dicembre 2017 dalle 12 presso Il deposito, Stazione FS Ormea:
“Lungo il fiume”, installazione fotografica di Emanuele Piccardo
“Tòn-no (Tanaro)”, istallazione site-specific di Alessandro Chiossone+Roberta Volpone

Ore 15: incontro con lo scrittore e ruralista Massimo Angelini che presenta L’ecologia della parola, Nuovo Cinema Ormea
ore 16.30:Proiezione film “A spasso nel bosco” (2016) con Robert Redford, Nick Nolte, Nuovo Cinema Ormea