SPECTACULUM PROSEQUITUR - Mostra antologica di Claudio Berlia, con Stefano Allisiardi, Mirko Andreoli, Michele Bruna, Serena Gamba, Oscar Giachino, Claudio Signanini, Marco Tallone
[dal comunicato stampa]
Il
21 settembre 2013 Claudio Berlia inaugurava qui in San Francesco “Le
rêve d’un
curieux”, la sua ultima mostra. Il 30 marzo successivo si spegneva
nell’Hospice di Busca. A cinque anni dalla sua scomparsa vogliamo
ricordarlo ripercorrendo gran parte della sua attività artistica,
dalle opere giovanili in stile pop, realizzate dapprima intorno al
1969 e quindi tra il 1988 e il 1990, alle nuove soluzioni formali
introdotte negli anni ’90, fino ai collages dell’ultimo periodo.
Una produzione caratterizzata oltre che da una straordinaria perizia
tecnica, da grande ricercatezza ed eleganza compositiva, elementi,
questi, che sono stati anche i tratti distintivi della sua vita di
bon vivant, ironico, a volte dissacrante e provocatorio ma allo
stesso tempo severo e rigoroso nei confronti della sua passione
esclusiva per l’arte.
Abbiamo
costruito questa mostra con Carla. Lei e la sua famiglia hanno
accompagnato Claudio per tanti anni e in essa Claudio ha trovato non
solo il proprio riferimento affettivo ma anche importante ispirazione
per il suo lavoro. Attraverso quelle mura domestiche, nel suo studio,
ma soprattutto tra le vie di Cuneo, che in fondo è stata la sua
città più amata, si è sviluppato il teatro della sua
rappresentazione di uomo e di artista, dove volavano angeli e
aeroplani.
Lo
spettacolo continua con questa mostra, che vuole riprendere fino in
fondo la sua “maniera” e dunque “Spectaculum prosequitur”:
nei cieli di Cuneo Claudio torna a volare con i suoi i
suoi Sopwith Camel.
Questa
volta però non è solo. In mostra è presente una selezione di
alcuni suoi ex allievi, tutti ormai con alle spalle un consolidato
percorso artistico, che gli rendono omaggio. Grazie ai loro lavori si
ricorda e si rende omaggio anche alla sua lunga attività di
insegnante: un modo diverso per immaginarlo ancora tra di noi
attraverso la passione per l’arte che certamente ha saputo
trasmettere e che vive in questi giovani artisti.
Breve
profilo artistico di Claudio Berlia.
Claudio
Berlia è stato un moderno cultore della realtà, considerata nella
sua qualità architettonica, e nello stesso tempo ha amato
l’esistenza umana come simulacro di bellezza, accanto a ripetuti
omaggi alle memorie della prediletta storia dell’arte. Intorno al
1970, dopo aver eseguito, in un variopinto stile pop, alcune opere
ispirate all’allunaggio degli astronauti Armstrong e Aldin a bordo
del modulo lunare Eagle, le scelte estetiche di Berlia
appaiono orientate in due direzioni diverse: da un lato, accolgono la
riduzione minimalista in pittura, con accostamenti di strutture
geometriche piane, vitalizzate da colori caldi e vibranti di luce;
dall’altro, dimostrano attenzione nei confronti delle potenzialità
espressive e comunicative del corpo dell’artista, documentate da
dodici fotografie inedite, realizzate da Luigi Botta e presentate per
la prima volta nel catalogo dell’attuale mostra di Claudio
allestita nel Complesso Monumentale di San Francesco. Negli anni
Ottanta, dopo la serie delle Bambole che si presentano come
vere e proprie icone pop spiritose del corpo femminile ridotto a
schema grafico stilizzato e bidimensionale, tanto da essere pronto a
trasferirsi sulle etichette di una nota marca di liquori di
Monterosso Grana, sono seguite altre esperienze incentrate sulla
selezione di determinati generi di immagini della storia dell’arte
o di provenienza dal sistema dei mezzi di comunicazione di massa.
Ecco, in particolare, i dipinti raffiguranti i Nativi nord-americani,
tipici personaggi dell’epopea western statunitense, inseriti in
ambienti decontestualizzati e affiancati a una sorta di esposizione
di calzature di varia fattura appese dall’alto, quasi a richiamare
uno stand commerciale, tra cui talvolta si insinuano volatili
stralunati. E dal 1990, nel lavoro pittorico di Berlia sono comparse
dapprima alcune configurazioni geometriche modulari, accostate ai
profili misteriosi di alcune divinità precolombiane, come la dea
Maya della luna; quindi, si è fatta più evidente l’attrazione per
le architetture amate dei territori di origine e di altre località
italiane e d’Europa. I suoi spazi ideali di vita urbana, memorie
della bellezza architettonica, sono allusioni a partenze per dei
“begli orizzonti”, metafore di realtà trascendenti, in cui
l’arte sa ricreare il bello, il senso di felicità perduto. Il
punto di vista assunto dall’artista si cela dietro alle apparizioni
simboliche di sagome sia di angeli della tradizione natalizia, sia di
giocosi quanto spiazzanti profili di aerei britannici della prima
guerra mondiale (i Sopwith Camel). Tutto in Berlia assume un aspetto
esteriore nuovo. Sia il già menzionato repertorio variegato di forme
architettoniche, sia le più recenti opere dedicate alle più diverse
apparizioni fascinose della femminilità, intesa, alla Baudelaire,
come “armonia generale” di corpo e vestimenti, appaiono come
affermazioni creative di una soggettività entusiasta, sempre alla
ricerca di immagini differenti e impreviste, improntata soprattutto a
un’intima esigenza di distinzione, che è stato poi il segno
caratteristico della sua personalità.
La
mostra dedicata a Claudio Berlia comprende anche un omaggio di alcuni
suoi ex allievi entrati brillantemente in rapporto con il mondo
dell’arte dei nostri giorni. Sono state individuate, quindi, sette
personalità (e cioè Stefano Allisiardi, Mirko Andreoli, Michele
Bruna, Serena Gamba, Oscar Giachino, Claudio Signanini e Marco
Tallone), che all’interno delle cappelle laterali del Complesso
Monumentale di San Francesco proporranno i frutti più recenti della
loro produzione, caratterizzata da un panorama variegato di tecniche
artistiche e linguaggi formali, perfettamente sintonizzati con i
concetti e i progetti grafici e pittorici contemporanei. (e.p.)
Note
biografiche di Claudio Berlia
Claudio
Berlia (Savigliano, Cn 1948 – Busca, Cn 2014) ha frequentato il
Liceo Artistico di Cuneo, diplomandosi nel 1969. È approdato poi
all’Accademia Albertina, dove ha seguito i corsi di pittura e
incisione di Sergio Saroni e si è diplomato nel 1974. Si è
iscritto, quindi, alla Scuola a fini speciali di Scienze e Arti
Grafiche nel campo della Stampa della Facoltà di Architettura del
Politecnico torinese. Dal 1985 al 2014 è stato titolare della
cattedra di Discipline Pittoriche al Liceo Artistico Ego Bianchi di
Cuneo e dall’anno accademico 1991-92 al 1998-99 è stato docente di
Tecniche Pittoriche all’Accademia di Belle Arti di Cuneo. A partire
dal 1970 sono comparsi dipinti nei quali si dispiegano combinazioni
astratte di piani geometrici colorati e pulsanti di vibrazioni
luminose. Con un’ottica figurativa di asciutta e impersonale
ascendenza pop, Berlia ha rivisitato la femminilità standardizzata
con la serie delle bambole, significativa interpretazione in
chiave simbolica e allusiva della bellezza dettata da precetti
massificati. Altre immagini stereotipate, a cui si è ispirato più
volte e in modi diversi negli anni successivi, sono le scene di
battaglia realizzate da Paolo Uccello e Piero della Francesca. Dopo
le personali di Cuneo alla Galleria Il Prisma del 1976, di Parma alla
Galleria Santa Chiara del 1977 e di Roma alla Galleria Remo Croce del
1979, nei dipinti di Berlia inizia a comparire la sagoma di un
Sopwith Camel, il mitico caccia britannico della prima guerra
mondiale, che svolge il ruolo di un’ironica ed eccentrica citazione
oggettuale, destinata ad accompagnare a lungo il lavoro dell’artista,
affiancandosi al tema degli Angeli, per indurre nell’osservatore
una riflessione sulla dualità terra-cielo. Negli anni Ottanta Berlia
è impegnato in particolare come scenografo e grafico
nell’allestimento sia di spettacoli teatrali che di strutture
espositive e ambientali a Cuneo, Verona e Venezia. Con le personali
organizzate nel 1989 al FORUM Internationale Kunstmesse di Amburgo e
nel 1990 alla Galleria Bluart di Padova, l’artista ha ripercorso le
immagini dei viaggi compiuti in Messico e in Egitto. Le personali
tenutesi a Cuneo nel 1997 e nel 2001, insieme a quelle allestite a
Mondovì nel 2002 e nel 2004, hanno avvicinato il pubblico alla
figura dell’artista, attraverso la visione di una sequenza di
tavole dalla preziosa tecnica di esecuzione pittorica e in cui
dominano le architetture a lui care dei luoghi di origine e di altre
città europee, sospese tra verità descrittiva e acuta ridefinizione
astraente. Nel 2009 è seguita la personale intitolata Femina,
dedicata alla celebrazione della bellezza e del fascino muliebre,
nelle più varie e attraenti configurazioni. Nel 2012 Berlia ha
portato a termine una nuova serie di opere presentate nella personale
intitolata Le rêve d’un italien curieux, organizzata presso
la Sala Sant’Agostino a Fossano dal Gruppo Giovani Imprenditori di
Confindustria Cuneo. Il 21 aprile 2013, in occasione del Concorso di
Pittura dedicato a Romano Reviglio, l’artista ha ottenuto il Premio
alla carriera per l’opera Le rève d’un curieux. Tutto il mio
corpo è fatto solo di occhi, nella quale si è evidenziato una
nuova visione della realtà, sospesa tra surrealismo e simbolismo,
offrendoci un repertorio di rivisitazioni figurative che compongono
un puzzle irrisorio e divertente. Tra settembre e ottobre 2013, ha
presentato una raccolta di dipinti realizzati dal 2008 a oggi in una
personale con il titolo Le rêve d’un curieux,
ospitata presso il Complesso monumentale di San Francesco a Cuneo.
16 febbraio - 31 marzo 2019
Inaugurazione sabato 16 febbraio alle ore 18.00
La mostra resterà aperta dal 16 febbraio al 31 marzo 2019, con il seguente orario: tutti i giorni, compresi i festivi, eccetto il lunedì, dalle ore 15.30 alle ore 18.30
Complesso monumentale di San Francesco
via Santa Maria 10, Cuneo
foto