mercoledì 30 marzo 2022

Dialoghi sul costruire: Carlo Mollino a Cuneo - Episodio 1

 


Nel  1933 il giovane Carlo Mollino, poi  divenuto  internazionalmente celebre come architetto del Teatro Regio e della  Camera di commercio a Torino, vince un concorso di architettura e progetta nella  città di Cuneo la sua opera prima.

Quella sull’altipiano fra il Gesso e lo Stura è una costruzione curiosa perché specchio del passaggio dalla formazione alla professione ; Mollino infatti , laureatosi nel 1931, al tempo del cantiere ha  solo ventott’anni. L’edificio, solo in parte compromesso da rimaneggiamenti successivi, si trova in corso IV novembre: si tratta di  un ’elegante costruzione Razionalista  dal  cromatismo  vivace, caratterizzato  da  eleganti  soluzioni  di dettaglio che anticipano la sagacia nella scelta dei materiali ed il virtuosismo tecnico dell’autore.

Con l’obiettivo di scoprire qualcosa di più su quest’opera  ed  il  suo  autore , sabato  9 aprile l’associazione “ Orizzonti di  Architettura - APS” , in  collaborazione  con  il Comune  di Cuneo , ha  organizza to una  giornata dedicata alla figura di Carlo Mollino , iscrivendo la sua opera cuneese nella cornice del razionalismo locale.

Alle  14  al  Cinema  Monviso, la Storica dell’architettura  Laura  Milan,  autrice  di  numerose  pubblicazioni sull’autore ,  terrà  la  Lectio: “Mollino  prima  di  Mollino”.

 L’intervento, focalizzato  sull’opera  giovanile dell’architetto Torinese, sarà introdotto da una panoramica del contesto architettonico locale: “Cuneo, echi di modernità” tenuta dall’architetto Giovanni Fenoglio, ricercatore presso la facoltà di Ingegneria di Roma 2.

A  seguire,  Napoleone  Ferrari,  presidente  della  Casa  Museo  Carlo  Mollino  di  Torino,  presenterà il  proprio volume intitolato: “Carlo Mollino Architect and Storyteller ” .

Alle 17 partirà  dal Cinema Monviso la visita guidata alle opere razionaliste cuneesi che oltre  la Ex sede degli agricoltori fascisti di Carlo Mollino, toccherà la ex Gil , oggi  sede dell’ Istituto  “ S. Grandis ” , l a  Casa della  madre e del fanciullo , oggi asilo nido  “I girasoli ” e la  Casa del mutilato.

La  giornata  si conclude rà  nel  chiostro  del Complesso monumentale di  San  Francesco alle  ore 19:00, con  il Vernissage della mostra “Razionalismo a Cuneo” che sarà visitabile  per tutto il mese di aprile dal martedì  alla domenica dalle 15:30 alle 18:30. L’ associazione offrirà un rinfresco accompagnato dalla musica del gruppo Metronimia. 

“Orizzonti d’Architettura” è una associazione culturale fondata nel  2021  dai  giovani  architetti Lorenzo Fantino,  Giovanni Fenoglio  e  Anna  Giulia  Reineke  con  l'obiettivo  di  diffondere  la  cultura  del  costruire  e promuovere il patrimonio architet tonico in Piemonte. L'evento è parte di un più ampio ciclo di conferenze " Dialoghi  sul  costruire"  che  si  terrà  nella  provincia Granda per  tutto  l'arco  del  2022.  Alla  curatela  e allestimento della mostra hanno collaborato l’architetto Cuneese Marta Baudena e l’architetto specializzato in restauro Florina Pop, ricercatrice presso l’università di Innsbruck.

L’event o , realizzato  grazie  alla  collaborazione  del  Comune  di  Cuneo  ed  al  sostegno  della  Fondazione  Bcc Pianfei e Rocca de ’ Baldi e Atl del cuneese è patrocinato dall’ O rdine d egli architetti di Cuneo

In ossequio alla vigente normativa per la prevenzione del co ntagio da Covid 19, l ’ ingresso al Cinema Monviso,dovrà   essere   prenotato   telefonando   al numero   telefonic o 3662134298 o inviando   una mail  ainfo@ orizzontidiarchitettura.it

L ’ accesso  sarà consentito previa verifica di Green pass rafforzato e indossando una mascherina di tipo FFP2.

L’accesso al chiostro del Complesso monumentale di San Francesco sarà libero indossando una mascherina chirurgica.

Per informazioni rivolgersi a :  telefono 3662134298  e - mail :   info@ orizzontidiarchitettura.it


domenica 27 marzo 2022

Mainolfi al Complesso Monumentale di San Francesco a Cuneo

 


Sabato 2 Aprile alle ore 17,30 si apre la grande mostra antologica su Mainolfi nel Complesso Monumentale di San Francesco a Cuneo.


“Per Mainolfi l’essenza profonda, primaria, animistica della natura nella prospettiva dell’esperienza umana è ancora oggi legata ai territori che affondano le loro radici in una dimensione spazio-temporale di straniante fantastico incanto: dimensione elaborata dall’uomo per esorcizzare le sue paure dell’ignoto e per dare figure e senso alle meraviglie inquietanti del mondo in cui è inesorabilmente immerso.

È proprio attingendo a questo straordinario serbatoio di suggestioni che Mainolfi (a partire dalla fine degli anni ’70) ha fondato i presupposti fondamentali del suo linguaggio espressivo caricandolo di nuove energie e tensioni plastiche, riscoprendo un’attitudine figurativa che sembrava ormai senza futuro, e rimettendo in gioco con una incredibile freschezza formale materiali classici, come la terracotta, la pietra e il bronzo considerati come esauriti dal punto di vista delle potenzialità espressive. E ci è riuscito mettendo in atto un originale cortocircuito estetico e culturale (postmoderno ma niente affatto citazionistico) fra echi mitici e ancestrali e continua sperimentazione di stretta sensibilità contemporanea.

I suoi lavori fin dall’inizio hanno abbandonato i tradizionali piedestalli per abitare liberi nell’ambiente: si installano e proliferano sui pavimenti e sulle pareti; si sviluppano come fantastici organismi biomorfici e crescono come stalagmiti, colonne o pilastri, anche fino al soffitto; si concretizzano in oggetti (anche sonori) su tavoli; si gonfiano come sfere e si distendono come paesaggi sulle superfici di pannelli a muro.

La sua scultura si configura come una narrazione di un mondo favoloso animato da bestie e personaggi gioiosamente mostruosi (orchi, orchesse, apesse, elefantesse, fauni, pseudo-gazzelle e altri); da paesaggi onirici, da alberi e vulcani e montagne; da soli giganteschi e pianeti; da proliferanti città, da strani oggetti, campanacci e battacchi e cozze…

Per molti versi si può considerare l’insieme dell’opera dell’artista come una grande variegata espressione organica unitaria che cresce senza interruzione; articolandosi e diversificandosi attraverso un continuo processo metamorfico che prende corpo nei materiali più diversi, dalla terracotta al bronzo, dalla pietra al legno, dal rame al ferro. Le forme (che sono impregnate di valenze fantastiche, di riferimenti a leggende e favole popolari che affondano nella notte dei tempi) sembrano nascere e concretizzarsi in modo quasi spontaneo, autogenerativo, lontane dalla fissità di ogni modello esistente. Per Mainolfi, ‘la scultura nasce, si espande, si gonfia, si agita: vuole diventare un’onda, un vento, un vulcano, qualcosa di animato’. 

In questa ampia mostra antologica, allestita nel complesso monumentale dell’ex-chiesa di San Francesco a Cuneo, le opere che documentano esemplarmente i principali aspetti della ricerca plastica di Mainolfi, dagli anni Ottanta a oggi, sono state installate con studiata attenzione, dando vita a una narrazione visiva che si sviluppa con grande respiro unitario all’interno degli articolati spazi dell’architettura gotica. I lavori sono messi in scena, senza criteri cronologici, in ordine sparso nella navata centrale, e si insediano con equilibrio e giusta tensione estetica nell’abside e nelle sette cappelle laterali” (Francesco Poli).

***

Luigi Mainolfi è nato a Rotondi (Avellino) nel 1948. Vive e lavora a Torino. Noto a livello internazionale, Mainolfi è uno dei principali rappresentanti della cosiddetta scultura post-concettuale, impostasi al principio degli anni Ottanta. Sin dagli esordi, ha elaborato sculture utilizzando materiali poveri e naturali come terracotta, gesso, legno, pietra lavica e fusioni in bronzo. Dopo gli studi di pittura all’Accademia di Belle Arti di Napoli è attratto dal panorama artistico e culturale torinese e nel 1973 vi si trasferisce. I primi lavori, compiuti fra il 1972-76, indagano il corpo e il gesto: nelle prime esposizioni e performance, ha presentato calchi del proprio corpo in gesso che lascia consumare nell’acqua facendo sì che la scultura si trasformi e si degradi o li fa precipitare dall’alto al suolo. Tra il 1979 e 1980, ha realizzato la Campana alla galleria Tucci Russo di Torino e La sovrana inattualità al Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano nel 1982. Nel decennio che segue, ha proposto grandi terrecotte, con paesaggi e soggetti di ispirazione fiabesca. Ha partecipato alla Biennale di Sao Paulo nel 1981 e ha esposto Alle forche caudine a “Documenta 7 di Kassel” nel 1982. Sempre nel 1982, è presente alla Biennale de Paris con Le basi del cielo (1981-82) e alla Biennale di Venezia nel 1986 con il bronzo Trionfo. È il disegno ad accompagnare tutta la produzione di Mainolfi. Nel 1987, ha vinto il “Superior prixe” al 5th Henry Moore G.P. in Giappone, con il grande bronzo Città gigante nel 1986 e ha ottenuto il premio Michelangelo per la scultura nel 2007, conferitogli dalla città di Carrara. Nel 1990, gli è stata assegnata una sala personale alla Biennale di Venezia, dove ha installato Sole nero (acqua, cera, legno, 1988-89). Negli anni successivi, fra le sue principali personali e retrospettive si ricordano: 1992, Galleria d’Arte Contemporanea, Rimini; 1994, Villa delle Rose, Galleria Civica d’Arte Moderna, Bologna, e Galerie Hlavniho mèsta Prahy, Praga; 1995, Hotel de Galliffet, Paris; 1995, Promotrice di Belle Arti, Galleria Civica d’Arte Moderna, Torino; 1996-97, Museo Civico di Castelnuovo, Maschio Angioino e Museo Diego Aragona Pignatelli Cortes, Napoli. Nel 2001, l’artista è stato scelto come rappresentante dell’Italia per uno scambio tra il nostro paese e il Giappone. È approdato al Museo d’Arte Contemporanea di Sapporo, dove ha realizza per il parco Mainolfi Swims in the water of Hokkaido e Colonne di Sapporo. A conferma dell’interesse della critica nei confronti del suo percorso artistico, ha ricevuto diversi riconoscimenti ufficiali, come la nomina a membro dell’Accademia Nazionale di San Luca nel 2007. In occasione dei festeggiamenti per i 150 anni dell’Unità d’Italia, il Palazzo Madama di Torino ha ospitato da aprile a novembre 2011, nell’Atrio Juvarriano, una grande installazione dell’artista dal titolo Torino che guarda il mare.

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“Percepisco il respiro delle montagne dove l'uomo ha trovato sempre, nella sua pelle, una caverna in cui pensare e sognare... e mi avvolgo nella scultura dell'aria e mi lascio andare. Mi lascio andare nei venti, nel mare e nel fuoco dell'arte…” (Luigi Mainolfi, 1987).
 
La mostra sarà visitabile dal 2 aprile al 29 maggio 2 022, dal martedì alla Domenica dalle ore 15.30 ore 18.30  con ingresso libero, nel rispetto della normativa anti Covid.

La rassegna si avvale del patrocinio del Ministero dei Beni Culturali, della Regione Piemonte, della Provincia di Cuneo e della Città di Cuneo; del contributo di Comune di Cuneo, Fondazione CRC, Fondazione CRT; del sostegno di ATL, La Guida, Lannutti, ACDA, Armando Group, Limone Riserva Bianca, Wedge Power, Confartigianato Cuneo, Marcopolo Environmental Group, Paneco Ambiente Srl  















sabato 26 marzo 2022

Andrés Avré al Fondaco di Bra


 In mostra sono esposti una cinquantina di opere che compongono i tre momenti del lavoro creativo di Andrés: “Elementi rarefatti” del 2020, “Sedimenta” del 2021 e “In Hoc Signo” del 2022.

Inaugurazione domenica 3 aprile ore 11:00.
Il Fondaco - Via Cuneo, 18 - 12042 - Bra (CN)
Per informazioni:
il.fondaco.bra@gmail.com / www.ilfondaco.org / +39 339 7889565


giovedì 24 marzo 2022

Personale di Claudio Signanini al Collegio dei geometri di Cuneo


Claudio Signanini

La donna, il fenicottero e la pantera


2-30 aprile 2022
inaugurazione sabato 2 aprile ore 18

Collegio dei geometri

via San Giovanni Bosco 7/H - Cuneo
















 LA DONNA, IL FENICOTTERO E LA PANTERA 

Non so bene perché ma, davanti alle immagini di donne -e sono tante- di Claudio Signanini, mi passano in mente nomi femminili che hanno segnato il tempo e la storia. Eva, Cleopatra, Elena di Troia, Messalina, Teodora, Beatrice, Matilde di Canossa, Caterina da Siena, Lucrezia Borgia, Costanza Bonarelli. E poi Madame de Montespan, la Pompadour, Anita Garibaldi, Eleonora Duse, Isadora Duncan, Maria Callas, Grace Kelly, Ines de la Fressange; e ancora altri nomi si potrebbero aggiungere. Un universo femminino vario e accattivante, segnato dal sangue e dall’estasi, intrecciato di amore e morte, di cadute e resurrezioni in cui leggenda, realtà e umano esistere appaiono come bagliori sulla scena del tempo. Icone e riferimenti che attraversano il contemporaneo immaginario e si profilano in luoghi e contesti differenti, drammatici, poliformi dove comunque sono colti e fissati segni di bellezza, di inquietudine, di smarrimento, o di forza. Forse in queste indicazioni vedo profilarsi un punto di sintesi, una sorta di nodo essenziale, di ricerca perseguita dall’artista in cui bellezza, fascino, presenza emergono e si fanno alone, pienamente luminoso o, al contrario, ritagliato nell’ombra. Quelle di Signanini sono figure femminili prese a prestito dalle riviste di moda, dalla pubblicità della comunicazione visiva; ma in qualche modo vengono decontestualizzate, o meglio inserite in altri contesti, in un altrove che diventa pretesto per suggerire differenti, singolari, nuove o antiche storie. E proprio in questo altrove, spesso straniante, si colgono suggestioni che si traducono in presenza; mentre una sorta di silenzio sembra circondare, avvolgere, nutrire l’eterno femminino che aleggia e appare. Mentre suggestioni nipponiche suggerite da calligrafici segni o evocazioni che portano a sfiorare onirici riferimenti simbolisti aleggiano nelle impaginazioni, nella disposizione del racconto fermato. Le sovrapposizioni di materiali, fogli di plastica come sipari leggeri, colori, pennellate libere spesso convulse, accostamenti stracciati di carta stampata vanno a comporre contesti in cui l’occhio cerca, scopre, indaga. Quei segni, quei materiali, giocati con attento equilibrio in cui l’ombra, il nero quasi diventano una costante, forse possono apparire come gabbie, inferriate, anche sfregi; e lo sono, proposti quasi come accusa, denuncia da cui liberarsi, da cui emergere. Segnali di libertà da raggiungere, da conquistare, per andare oltre. 

E poi ci sono il fenicottero e la pantera, animali che vestono una singolare eleganza nell’apparire, nel porsi, nel presentarsi. Il volo e l’incedere lento sull’acqua dell’uno e lo scatto così come il passo ferino dell’altro si fanno gesto aristocratico, comunque segno intriso di libertà. Libere interpretazioni immaginative dell’artista non scollegate, anzi da accostare alla sfilata delle sue donne, quasi un continuum sempre ispirato dalla ricerca di bellezza, dal cogliere gesti, pose, pause che vanno a comporre -e scomporre- equilibri esteticamente accattivanti, intriganti. Solo accennati i probabili contesti in cui donne, fenicotteri e pantere sono inseriti, forse luoghi urbani ma anche spiagge e boschi, cieli e acque ferme, la giungla e la caverna. Ma è la sopravvivenza in quei contesti, sempre sottolineati dal silenzio, ad emergere, a divenire emblematica, possibile chiave di lettura. 

Alessandro Abrate 











venerdì 18 marzo 2022

Antologica Claudio Berlia dalla Galleria Senesi di Cuneo

Nel 1969 si è diplomato al Liceo Artistico "Ego Bianchi" di Cuneo, dove, tra gli altri, hanno insegnato artisti torinesi quali Antonio Carena, Beppe Devalle, Marco Gastini e Piero Ruggeri. Successivamente ha frequentato i corsi di pittura e incisione presso l'Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, sotto la guida di Sergio Saroni, diplomandosi nel 1974. È stato allievo, inoltre, della Scuola a fini speciali di Scienze e Arti Grafiche nel campo della Stampa presso la Facoltà di Architettura del Politecnico di Torino.

È stato docente di Discipline Pittoriche al Liceo Artistico "Ego Bianchi" di Cuneo e titolare della cattedra di Tecniche Pittoriche all'Accademia di Belle Arti di Cuneo dal l'anno accademico 1991/92 al 1998/99. Ha esordito in una collettiva allestita dal Comune di Savigliano nel 1967 e ha tenuto la sua prima personale alla Galleria "Il Prisma" di Cuneo nel 1976.




L'artista ha sviluppato un'intensa attività creativa, con riconoscimenti in Italia e all'estero, estesa, specialmente negli anni Ottanta, anche alla scenografia. I fondamenti della sua ricerca artistica risiedono nell'analisi dell'ambiente urbano e sociale, nell'attenzione ai risvolti concettuali della tecnica pittorica e all'intima predisposizione a un fare compositivo accurato ed elegante.

Le prime forme espressive sperimentate da Berlia si sono concentrate

sullo studio del colore e della materia pittorica, elaborando tavole monocrome incentrate sui toni del rosso, in cui la cornice entra a far parte dell'opera.

Mostra alla Galleria Senesi di Cuneo




mercoledì 16 marzo 2022

Enzo Bersezio Il tempo, l’opera

 


Venerdì 18 marzo 2022 alle ore 17.30 nell’Antico Palazzo di Città, via Giolitti 1, Mondovì, inaugurazione della mostra personale di Enzo Bersezio Il tempo, l’opera

La mostra sarà visitabile dal 18 marzo al 25 aprile 2022, venerdì, sabato e domenica dalle ore 16.00 alle ore 19.00, con ingresso libero, nel rispetto della normativa anti Covid. I suoi legni, le sue strutture svettanti, i suoi strati di carte e numeri, i suoi tenui colori, il suo bianco  non bianco, le sue corde nautiche, i suoi grigi metalli sono lì, davanti a noi e, da semplici e poveri materiali divengono elementi della nostra storia atavica, ci riportano a tempi immemorabili, a  storie di viaggi in terre sconosciute ma al contempo note, assurgono a strutture sciamaniche, a protezione del nostro più intimo essere, in una continua contrapposizione tra antico e contemporaneo, tra moderno ed arcaico. (Marcello Corazzini)



Formatosi all’Accademia Albertina, Bersezio comincia ad esporre a fine anni Sessanta nella Torino dell’Arte Povera, iniziale ambito di riferimento per l’artista insieme alle correnti minimaliste e concettuali rilette in chiave antropologica e alla nuova facies della scultura internazionale che predilige l’installazione correlata all’ambiente, si serve di materiali poveri e forme essenziali (in Bersezio archetipiche, mitiche o arcaiche). Pazienza, sperimentazione creativa e una lenta lavorazione artigianale sono il suo modus operandi: carte e legni sono scrutati nelle trame, increspature e rughe della loro epidermide; l’amore per la materia lo trattiene da qualsiasi intervento violento: le carte accolgono numeri, lettere, frasi, simboli, i fogli si stratificano uno sull’altro sfruttandone trasparenza e sottigliezza; il chiarore diafano dei legni conferisce loro una lievità inaspettata come se le azioni dell’artista (levigare, intagliare, sbiancare) trasformasse la consistenza iletica in rarefatta sostanza, incanutita da un viaggio tra terra, mare, epoche; singoli o assemblati nello spazio, a volte appoggiati a parete, ospitano spaghi naturali o colorati, cordicelle nautiche, cilindri scrittorî, intrecci di lana, “ricami”, oltre a contrappesi strutturanti che risolvono la contesa tra forma e forza; essi diventano supporto per tracce di senso rivelatrici del confine tra preistoria ritrovata e attualità del vissuto, quel confine che Antoni Tàpies aveva inverato nei “muri” che -scriveva nel 1969- conservano la loro realtà senza nulla perdere della loro carica archetipa e simbolica. Anche la scelta della verticale è aspirazione a cogliere l’infinito irrappresentabile come dimostra l’onnipresenza dei numeri primi. (Fulvia Giacosa)




Enzo Bersezio vive e lavora a Torino ed è stato docente di Discipline Plastiche al Liceo Artistico Statale. Ha iniziato la sua attività espositiva a metà degli anni ‘60. Sue opere sono esposte in numerosissime collezioni pubbliche e private.

La sua indagine artistica si è mossa in autonomia di intenti privilegiando un’idea di scultura minimalista, da considerare come sintassi espressiva strutturale, incentrata sul linguaggio delle forme archetipiche, come la scrittura o gli oggetti delle culture primitive.

Attento e fantasioso manipolatore di materiali naturali, è giunto a concentrare le proprie indagini sul legno, che affiorano come memorie in superficie dalle profondità della materia.

Innumerevoli sono le esposizioni personali e collettive che lo hanno visto protagonista durante tutti gli anni della sua intensa attività iniziata negli anni ‘60. 


giovedì 10 marzo 2022

Cuneo Bricks Exhibition


Cuneo Bricks Exhibition


19-20 marzo 2022

Collegio dei Geometri della Provincia di Cuneo

via Luigi Einaudi, 20 - Cuneo













[dal comunicato stampa]

Cuneo – Sabato 19 e domenica 20 marzo, presso le sale espositive del Collegio dei Geometri in via Luigi Einaudi n°20, si terrà un’esclusiva esposizione di composizioni realizzate con i mattoncini “LEGO”. Una mostra particolare e curiosa che coinvolge espositori e visitatori di qualunque età e che mette in evidenza la grande passione, che molti hanno nei confronti di questi mattoncini famosi in tutto il mondo e che permettono di realizzare creazioni uniche e spesso anche di grandi dimensioni, in cui maestria, creatività e artisticità si fondono per dar origine a vere e proprie opere d’arte, spaziando fra varie tematiche e permettendo di far sognare grandi e piccini. Con l’occasione, all’interno della rassegna espositiva, l’artista Fabrizio Oberti presenterà un ciclo di opere assolutamente inedito in cui proprio i mattoncini e gli elementi “LEGO” la fanno da padrone e danno origine a micro mondi realizzati in modo istintivo e accostati a parti del quadro dipinte in modo informale; un modo per fondere pittura e scultura racchiuse in teche di plexiglass, che aggiungono un tocco di design ai lavori stessi. Inoltre durante l’evento sarà attiva una raccolta fondi per la Croce Rossa Italiana, fondi che verranno destinati a sostegno della popolazione ucraina. Un weekend all’insegna della forma, del colore, e della creatività. Orari di visita: mattina 10:00 – 12:30, pomeriggio 14:30 – 18:00. Ingresso libero.


mercoledì 9 marzo 2022

Arte contemporanea e fede al Duomo di Cuneo




 Per le giornate della Quaresima 2022 presso la cattedrale di Santa Maria del Bosco è esposto un trittico pittorico presso la cappella di Santa Lucia. 

 Per la prima volta l'arte contemporanea entra nella chiesa di Santa Maria Del Bosco, cattedrale della città di Cuneo, ad uso dei fedeli per un momento di riflessione quaresimale.

 

L'opera è stata posta nella cappella di Santa Lucia, protettrice dello sguardo, a destra dell’altare maggiore. 

Si tratta di un trittico pittorico posto su un semplice pannello di legno sistemato ai piedi di una croce ottocentesca. 


 


Questa iniziativa nasce dal voler seguire anche le linee di riflessione che il presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, cardinale Gianfranco Ravasi ha recentemente condiviso durante una lectio magistralis a Torino presso l’Accademia Albertina di Belle Arti sul tema «Fede, bellezza, arte» le parole di Marie-Dominique Chenu, dal volume su La teologia nel XII secolo (1957), : «Se dovessi rifare quest’opera darei un’attenzione molto maggiore alla storia delle arti, sia letterarie sia plastiche, perché esse non sono soltanto delle illustrazioni estetiche ma dei veri luoghi teologici». 

 Si tratta di un'opera che parla delle tre Virtù Teologali, che sono alcuni dei riferimenti spirituali del periodo quaresimale.

 L’opera si presenta come una stratificazione di piani su cui si sovrappongono ambiti della sfera umana.  Tutti e tre i quadri hanno una base policroma dove il rosso, rappresentazione delle passioni umane, amalgama tutti gli altri colori, i tanti stati emotivi che animano il vivere quotidiano. Un candido piano bianco si interpone poi alle singole scritte, lo spazio puro della fede, che così può accogliere le parole evangeliche.

 Le tre parole sono poi scritte in una forma aperta libera alla umana interpretazione, non perfettamente leggibili, in quanto non facilmente raggiungibili nel vivere quotidiano, ma che aspirano ad essere fruite dal credente. 

 Questo trittico è un’espressione di arte che evolve il percorso storico accrescendone le tante sfumature del contemporaneo, rimanendo fruibile alla diretta interpretazione dei fedeli che anima la chiesa.

 


Il trittico è stato realizzata e donato dall'artista Domenico Olivero.

 Sede Santa Maria del Bosco, Cattedrale, Via Roma 64 Cuneo 

martedì 8 marzo 2022

D-ARTE

Aldo Galliano
D-ARTE
a cura di Enrico Perotto

12 marzo - 10 aprile 2022

Inaugurazione sabato 12 marzo ore 17

Fondazione Peano

c.so Francia 47 - Cuneo




[dal comunicato stampa]

Fondazione Peano apre la stagione espositiva 2022 sabato 12 marzo alle ore 17 con D-ARTE, la seconda parte del progetto artistico del fotografo saluzzese Aldo Galliano, questa volta dedicato interamente alla creatività artistica femminile. La mostra, curata dallo stesso Galliano con Enrico Perotto, propone 48 ritratti fotografici di altrettante artiste che operano sul territorio cuneese e su cui sono intervenute pittoricamente o graficamente in un ricercato gioco di sovrapposizione di linguaggi e particolari.

A differenza di quanto era avvenuto nella prima parte del progetto RE-INCONTRI – proposto negli spazi espositivi di Fondazione Peano a settembre 2021 e dedicato agli amici artisti di Galliano – qui le artiste non sono state fotografate tutte nella stessa posa. Ciascuna ha scelto dove e come presentarsi e, soprattutto, se essere la protagonista indiscussa dello scatto oppure condividere la scena con altri elementi, quali la natura o l’arte stessa. Come anticipa il Vicepresidente della Fondazione Ach. Ezio Ingaramo, «il risultato è un panorama ampio di interpretazioni delle loro immagini, molto interessante e certamente con un fil rouge impalpabile, difficile da percepire, che misteriosamente le unisce pur nella varietà delle tendenze pittoriche di ciascuna artista: la femminilità, che non va intesa come un marchio di diversità dal maschile, ma come una marcia in più che consente originali accelerazioni della fantasia.»

Le artiste che hanno aderito al progetto sono: Lorella Alessandria, Valeria Arpino, Gemma Asteggiano, Roberta Astegiano, Cristina Bollano, Micaela Calliero, Tegi Canfari, Chiara Cinquemani, Lidia Cirillo, Alessia Clema, Serena de Gier, Irene Durbano, Germana Eucalipto, Marina Falco, Moira Franco, Astrid Fremin, Grazia Gallo, Lidia Gallo, Danila Ghigliano, Adriana Giorgis, Sara Giraudo, Daniela Madeleine Guggisberg, Angela Guiffrey, Paola Malato, Romina Mandrile, Licia Martini, Lorena Massa, Paola Meineri Gazzola, Fabiana Mosca, Cristina Pedratscher, Carole Peia, Rosanna Pellegrino “Rosarino”, Luna Potenziere, Chiara Quaglia, Serena Racca, Cristina Saimandi, Anna Salomone, Valentina Salvatico, Marina Sasso, Giusy Sculli, Monica Sepe, Cristina Tallone, Fulvia Testi, Evelina Tirrito, Valeria Vagliano, Anna Valla, Barbara Villosio, Viola Virdis

Aldo Galliano nasce a Cuneo nel 1965, vive e lavora a Costigliole Saluzzo. Da oltre vent’anni l’arte fa parte della sua vita. Si è avvicinato ad essa da autodidatta, inizialmente come pittore, ma poi dopo qualche anno il suo grande amore – la fotografia – è diventata la sua unica forma espressiva. In particolare la fotografia di strada ed il ritratto.

La mostra, allestita nelle due sale espositive di Corso Francia 47, sarà visitabile dal giovedì alla domenica dalle 15.30 alle 18.30 ad ingresso libero e gratuito.