giovedì 29 dicembre 2022

22^ stagione degli "Inviti di Ulisse" alla Fondazione Casa Delfino

venerdì 13 Gennaio 2023

salone della Fondazione Casa Delfino
C.so Nizza n. 2 

[dal comunicato stampa]

Venerdì 13 Gennaio 2023, nel salone della Fondazione Casa Delfino in C.so Nizza n. 2, si aprirà la 22^ stagione degli INVITI DI ULISSE con un concerto sinfonico diretto da Claudio Abbado al Festival di Lucerna. Come è noto gli “inviti di Ulisse” sono una rassegna settimanale, (sempre di  Venerdì e alle ore 16,30 in video hi-fi) di eventi culturali quali concerti, opere liriche, conferenze, documentari, etc. Con questa attività, unita ad altre soprattutto dedicate ai giovani (Cineforum, Concorso di Video-interviste, e  concerti dal vivo (“musica a Casa Delfino” e  Premio G.F. Ghedini) la Fondazione Casa Delfino si propone di diffondere cultura di alto profilo nella nostra amata città. Gli inviti di Ulisse sono realizzati con mezzi tecnologici che consentono di frequentare luoghi e istituzioni di tutto il mondo: le grandi orchestre sinfoniche, i grandi direttori d’orchestra, i grandi solisti, le grandi opere liriche e teatrali, le conferenze ed i dibattiti dei più illustri e sapienti intellettuali del mondo. Quest’anno nella stagione primaverile degli INVITI DI ULISSE saranno realizzati ventitre eventi (fino al 30  Giugno) fra cui l’esperimento del confronto tra due esecuzioni diverse della stessa opera, operazione pedagogica unica a Cuneo.

 



 


martedì 27 dicembre 2022

domenica 18 dicembre 2022

Premio Architetto Renato Maurino

 

Da sabato 24 dicembre saranno esposti a Borgo San Dalmazzo, nel corridoio d’ingresso della Biblioteca Civica “Anna Frank” (Palazzo Bertello, Via Boves 4) i pannelli della mostra relativa ai progetti della prima edizione del “Premio Architetto Renato Maurino”. L’esposizione, accessibile in orario di apertura della biblioteca (dal martedì al venerdì ore 9.30-12.30 e 15-19; sabato ore 9.30-12.30), è organizzata con la collaborazione del Comune di Borgo San Dalmazzo e sarà allestita fino a sabato 14 gennaio 2023. Per ulteriori informazioni è possibile consultare il sito internet www.associazionemaurino.it

I 28 pannelli documentano tutti i progetti partecipanti al premio, riservato a tesi di laurea magistrale o master discusse presso Politecnici e Università italiane e francesi tra il 1° gennaio 2015 e il 15 luglio 2022 e dedicate ai temi dell’architettura e del paesaggio, con particolare riferimento al recupero, alla rifunzionalizzazione e alla valorizzazione di edifici e spazi posti in zona montana del territorio di lingua occitana, in Italia e in Francia. 
 
Il premio, patrocinato da molti enti e istituzioni (Politecnico di Torino, ENSAG École Nationale Supérieure d’architecture de Grenoble, Comune di Crissolo, Comune di Ostana, Chambra d’Oc, Espaci Occitan, Fondazione Amleto Bertoni – Saluzzo, Parco del Monviso, Pro Natura Cuneo, Riserva della Biosfera transfrontaliera MaB Unesco, Terres Monviso, UNCEM – Delegazione Piemontese, Unione Montana Comuni del Monviso, Unione Montana Valle Grana, Unione Montana Valle Stura, Unione Montana Valle Varaita), è stato istituito dall’Associazione Architetto Renato Maurino, con sede a Ostana, con l’intento di ricordare l’opera dell’architetto, vissuto tra Crissolo e Ostana in alta valle Po. A lui si deve in parte la rinascita della consapevolezza identitaria dei parlanti in lingua occitana (fu tra i fondatori dell’Escolo dou Po nel 1961) e soprattutto l’avvio di una stagione di interventi architettonici in ambiti montani più rispettosi dell’ambiente e meglio inseriti nel contesto tradizionale dell’edilizia alpina.
 
Tra le tesi premiate c’è anche “Progettare per le aree interne montane. Recupero e trasformazione della Caserma Monte Fiore a Sambuco in Valle Stura”, discussa al Politecnico di Torino dallo studente Fossanese Francesco Bagnasco con il professor Antonio De Rossi e nella quale si prova ad immaginare il futuro di quel grande complesso edilizio militare sito in valle Stura, a cavallo tra la ricettività turistica e l’utilizzo produttivo. Gli altri studenti premiati sono Marta Baudena di Cuneo, per la tesi “La rinascita di Brione: strategie per il recupero di una borgata di Elva, in Valle Maira”, discussa al Politecnico di Torino con i docenti Daniele Regis e Roberto Olivero; Giacomo Coalova di Dronero e Daniel Corso di Torino per la tesi “La viticoltura eroica nei processi di valorizzazione dei borghi alpini”, discussa al Politecnico di Torino con i docenti Massimo Crotti e Roberto Dini; Deborah Biffanti di Torino e Giulia Dello Vicario di Vercelli per la tesi “Un manuale di recupero per la borgata Campi in Val Pellice” discussa al Politecnico di Torino con i docenti Daniele Regis e Roberto Olivero.

sabato 17 dicembre 2022

Scoprire la Cuneo medievale

Dal prossimo Venerdì 23 dicembre, alle 18, presso lo Spazio Incontri della Fondazione CRC (via Roma 15, Cuneo), CRC Innova e FT Studio inaugurano la mostra “Cuneo Medievale – Scoprire la città invisibile”, che sarà aperta presso lo Spazio Innov@zione (Via Roma 17, Cuneo) fino al 25 giugno prossimo con un inedito percorso multimediale dedicato alla storia della Città di Cuneo nel periodo compreso tra la sua fondazione alla fine del XII secolo e la fine del XV secolo. Storia, archeologia e tecnologia si uniscono per condurre il visitatore in un suggestivo percorso virtuale nella Cuneo Medievale. 

Il viaggio prende avvio dai luoghi e dalle vicende narrate nella “Chronica” quattrocentesca del Rebaccini e sarà suddiviso in tre episodi a cadenza bimestrale. La prima puntata sarà dedicata alle Chiese ritrovate, la seconda, da febbraio 2023, alla scoperta dei quartieri invisibili e la terza, da aprile 2023, avrà come soggetto le vicende e la vita quotidiana di chi abitava la città. 

Nelle stanze dello Spazio Innov@azione, con un percorso di 20 minuti, il visitatore si immergerà nella Cuneo Medievale grazie a proiezioni di immagini e video e alle vetrine olografiche con i personaggi dell’epoca. L’esposizione è promossa con il contributo di Fondazione CRC, il sostegno di Generali, ACDA, Giuggia, AGC e TESI e il patrocinio di Regione Piemonte, Provincia di Cuneo e Città di Cuneo e sarà aperta dal martedì al venerdì dalle 15.30 alle 20 e il sabato e la domenica dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 20, con ingresso gratuito. 

Il percorso virtuale si propone di far conoscere scorci e momenti della vita della città di Cuneo nel Medioevo offrendo un crescendo emozionale, ritmato da suoni, voci e giochi di luce e guidato dal volo di un corvo che andrà a comporre, insieme al personaggio Rebaccini, il fil rouge iconico e narrativo dei contenuti multimediali. La mostra sarà divisa in tre episodi che si susseguiranno ogni due mesi: il primo episodio, proposto fino a febbraio, racconterà di una Cuneo medievale ricca di chiese delle quali oggi restano solo la memoria scritta e, in alcuni casi, tracce materiali conservate nel sottosuolo ed emerse nel corso di recenti scavi. Da fine febbraio sarà allestito il secondo episodio della mostra che racconterà dei quartieri oggi invisibili. La Cuneo odierna conserva parti delle forme di età tardo-medievale, ma molto è andato distrutto o si è trasformato: i recenti ritrovamenti offrono l’opportunità di riscoprire e ricostruire virtualmente alcune porzioni dell’antico borgo. Il terzo episodio, proposto da fine aprile, verrà dedicato a personaggi e vicende che rimanderanno alla vita quotidiana tra le vie della città nel Quattrocento.

“Grazie anche ai risultati delle attività archeologiche coordinate dalla Soprintendenza e condotte dalla società F.T. Studio srl, partner del progetto, questo percorso espositivo racconta al pubblico la Cuneo Medievale, grazie non solo a immagini e video, ma anche all’affascinante tecnica olografica” dichiara Michelangelo Pellegrino, presidente di CRC Innova. “La scelta di dividere la tematica in tre puntate, della durata di due mesi l’una, permetterà ai visitatori di approfondire i diversi aspetti della vita del tempo, scoprendo i segreti della nostra città”.

“Questa iniziativa conferma l’attenzione della Fondazione verso la cultura locale e la valorizzazione della storia del nostro territorio” spiega Ezio Raviola, presidente di Fondazione CRC. “Un’esposizione inedita e di grande interesse che proporrà nel tempo tre diverse puntate e, in parallelo alla grande mostra visitabile in San Francesco, contribuisce ad arricchire l’offerta culturale della città di Cuneo e dell’intera provincia”.

“L’intento del nostro gruppo di lavoro è di creare, attraverso l’uso della tecnologia più avanzata, una narrazione efficace ed avvincente, partendo dal dato storico e dai risultati delle recenti indagini archeologiche in ambito cittadino” spiega Monica Girardi, presidente di F.T. Sudio s.r.l.

CRC Innova srl – società strumentale della Fondazione CRC – nasce nel 2018 acquisendo i principi e i valori che dal 1992 orientano l’agire della Fondazione CRC. CRC Innova intende promuovere progetti e realizzare attività artistiche, culturali, didattiche, sociali, d’innovazione e sviluppo del territorio della provincia di Cuneo.

La società archeologica F.T. Studio S.R.L., con sede a Peveragno, ha l’obiettivo di proporsi presso Soprintendenze, Enti pubblici e Imprese private per l’esecuzione di scavi archeologici programmati in contesti di emergenza. L’utilizzo e l’interazione, in ambito archeologico, di molteplici tecnologie e professionalità ne contraddistinguono da sempre l’attività.

giovedì 15 dicembre 2022

Galassie peculiari con Tristano di Robilant


Fino all 8 gennaio 2023 il Museo della Ceramica di Mondovì (Cuneo) accoglie la mostra  Galassie peculiari", una personale sull'artista Tristano di Robilant (Londra, 1964) curata da Jean Blanchaert, con il coordinamento di Irina Eschenazi, che espone una trentina di opere in vetro e in ceramica, di cui almeno la metà create espressamente per la mostra, a cui si aggiungono ben otto poesie scritte dall’artista e scelte per questo contesto.

Dopo aver lavorato con materiali diversi – dal bronzo all’alluminio alla ceramica – nel 2005 Tristano di Robilant inizia a concentrarsi sulla produzione di opere in vetro, collaborando in modo continuativo col maestro vetraio Andrea Zilio, alla fornace Anfora di Murano. Le sue sculture in vetro trasparente mettono in equilibrio forme geometriche, luce e colore. In tutte le sue creazioni si ritrovano forme primitive non antropomorfe che conferiscono linearità, semplicità e arcaicità alla materia lavorata: forme irregolari e apparentemente casuali, sorprendenti e affascinanti, sono spesso abbinate a titoli enigmatici che l’artista, poeta, prende in prestito da un vasto archivio di influenze letterarie, filosofiche e storiche.

Cresciuto tra l’Italia e l’Inghilterra, Tristano di Robilant vive e lavora a Ripabianca (Perugia), paese umbro con una ricca tradizione nella produzione e nella lavorazione della terracotta. Ma la sua relazione artistica con la maiolica ha origini lontane e più profonde, che lo vedono realizzare le prime opere ceramiche alla Bottega Gatti di Faenza ormai più di 25 anni fa ed esporre con maestri come Giacinto Cerone.



Nello spirito multidisciplinare del Museo della Ceramica di Mondovì, la mostra Galassie peculiari si completa con una selezione di poesie in lingua inglese scritte dallo stesso di Robilant e qui in dialogo tanto con le opere esposte quanto con la collezione permanente: da anni, infatti, il museo diretto da Christiana Fissore accoglie artisti intenti a sperimentare la materia ceramica contemporanea anche in relazione ad altre arti applicate.

Il Museo della Ceramica Vecchia Mondovì, voluto da Marco Levi che ne è stato ideatore e fondatore, è gestito dalla Fondazione Museo della Ceramica Vecchia Mondovì, presieduta da Andreina d’Agliano. Le due istituzioni procedono di concerto costruendo un ponte fra passato e futuro, come evidenziato anche da questa mostra che, idealmente, collega il Museo della Ceramica di Mondovì al Museo dei Vetri e Cristalli di Chiusa di Pesio (Cuneo), dove sono esposti importanti manufatti della Regia Fabbrica di Vetri e Cristalli, trasferitavi da Torino nel 1759 da Carlo Emanuele III di Savoia.

L’iniziativa è realizzata con il contributo di Fondazione CRC.










martedì 13 dicembre 2022

Descartes dyptichd: Ergo Sum

16 dicembre 2022 ore 21

Teatro Toselli

via Teatro Giovanni Toselli 9 - Cuneo





[dal comunicato stampa]

Nuovo spettacolo della Compagnia EgriBiancoDanza, un dittico dedicato alla figura di Cartesio, alle sue teorie matematiche e delle emozioni. Lo spettacolo *DESCARTES DYPTICHD: Ergo Sum* è l’ultima tappa dell’omonimo progetto di Raphael Bianco che invita a riflettere sul concetto di esistenza, attraverso l’esplorazione delle idee e delle intuizioni di singolari figure del pensiero filosofico e scientifico (Montaigne, Einstein, Leonardo da Vinci e ora Descartes). Quest'ultimo tassello è affidato a due interessanti figure della danza contemporanea italiana: i coreografi Daniele Ninarello e Marco Chenevier.

Info e prenotazioni: promozione@egridanza.com / 366.4308040 




mercoledì 7 dicembre 2022

Il Museo Diocesano di Cuneo apre lo “shop” MADE IN MUSEO

 

Disponibili su donazione gli oggetti di 5 creativi ispirati alle opere del Museo per una speciale raccolta fondi In occasione dei festeggiamenti per i primi 10 anni di apertura e attività del Museo Diocesano San Sebastiano di Cuneo, situato in Contrada Mondovì, a settembre scorso è stata lanciata “ MADE IN MUSEO ”, una singolare call destinata ad artisti, artigiani e creativi cuneesi e non, per creare qualcosa di speciale che possa portare fuori dalla sua sede un po’ della bellezza conservata nelle sale del Museo.
 
Tra coloro che hanno presentato idee originali e inedite di oggetti ispirati alle opere del Museo Diocesano sono state selezionate cinque proposte, quelle di Loredana Bertolotto (Creando si cresce), Lucrezia Caporusso (Gioie di creta), Patrizia   De   Angelis   (Dea   Crea),   Nicoletta   Giuliano (Nicouture)   insieme   a Vanessa Sciarabba (Scivà) e Simona Iorio (afishonacloud).

Gli   oggetti   realizzati   sono  borse  in  tessuto decorate  a  mano  con tempere  e pennarelli  da stoffa,  cuori  decorativi  in ceramica,  cuori  unici in tessuto, quaderni rilegati a  mano,  quadernetti,  segnalibri  e spille  stampati con  la tecnica della cianotipia. Le artiste si sono ispirate nelle forme e nei colori agli ex voto in metallo a forma di cuore e di altre parti anatomiche conservati nel Museo, alle figure dei confratelli “incappucciati”, agli scapolari esposti, all’iconografia legata ai pellegrinaggi e ad alcuni motivi floreali riprodotti sulle ricche stoffe di cui si trova più di un esempio in Museo.

Perché non regalare o regalarvi per questo Natale un oggetto unico e inimitabile e insieme contribuire ad una nobile causa? 

A partire da venerdì 9 dicembre potrete trovare tutti gli oggetti presso la biglietteria del Museo Diocesano e potrete “acquistarli”  su donazione libera (per ogni oggetto è indicata la donazione minima richiesta): le offerte ricevute saranno utilizzate per rendere gli spazi del Museo sempre più accessibili e inclusivi per tutti, in particolare alle famiglie con bambini e  agli  anziani, contribuendo a  completare  l’attrezzatura  della “saletta  famiglie” e dotando   il   Museo   di   alcuni   strumenti,   come   carrozzine   e   sedute   pieghevoli,   che possano facilitare la visita a persone con mobilità limitata.


La biglietteria del Museo è aperta negli orari di apertura del Museo (venerdì 14-18, sabato   e  domenica   10-13   e   14-18.  La biglietteria chiude   un’ora prima) e  in concomitanza con gli eventi di “Natale al Museo 2022”: i laboratori didattici per bambini il sabato pomeriggio, le letture animate per famiglie la domenica pomeriggio e i concerti del festival Modulazioni il venerdì sera.

Per tutte le informazioni è possibile visitare il sito  www.museodiocesanocuneo.it o scrivere   a museo@operediocesicuneo.it.  L’iniziativa   è  realizzata  all’interno dei festeggiamenti per i 10 anni del Museo Diocesano San Sebastiano, grazie al contributo di Fondazione CRC e in collaborazione con Made In Cuneo e noau | officina culturale.

Cristina Pedratscher

A fior di pelle

a cura di Silvana Peira - Testo di Anna Cavallera

10 dicembre 2022 - 14 gennaio 2023
inaugurazione sabato 10 dicembre alle ore 17

Il Fondaco

via Cuneo 18 - Bra (Cuneo)








[dal comunicato stampa]

Lo spazio espositivo IL FONDACO, in Via Cuneo 18 a Bra, ospita dal 10 dicembre il nuovo progetto fotografico dell’artista saviglianese Cristina Pedratscher, con la cura di Silvana Peira e il testo critico di Anna Cavallera.

"Un lavoro che parte dalla pelle, l’organo di senso più esteso del nostro corpo, e si concentra sul contatto che l’essere umano dispone e sperimenta attraverso la tattilità, per entrare consapevolmente con il sé più profondo e per suggellare un rapporto empatico con il resto del mondo."

Il contatto è un tema centrale dell’artista e su cui riflette da tempo, ma l’ideazione del progetto A FIOR DI PELLE si è fatta ancora più incisiva soprattutto dopo la pandemia, dove il concetto di tattilità è stato messo sotto i riflettori e l’impossibilità di toccarsi e di abbracciarsi ha creato maggiore chiusura e distacco.

Il progetto parte dalla riflessione che occorre più tenerezza, più empatia, più cura e ascolto di noi stessi e nei confronti dell’altro.

Questo percorso espositivo sarà arricchito dalla voce e dalle parole di Marta Mattalia, cantante della musica tradizionale bengalese del Baul e viaggiatrice alla costante ricerca spirituale, che ha collaborato insieme all’artista nella creazione di un "paesaggio sonoro".

Sarà possibile visitarla nei seguenti orari:

Giovedì, Venerdì, Sabato: h. 16.00/19.00

Martedì, Mercoledì e Domenica su appuntamento: +39 339 7889565

Associazione culturale Il Fondaco

il.fondaco.bra@gmail.com


Cristina Pedratscher: dal 2009 si esprime artisticamente con il linguaggio fotografico ed è presente sul territorio con esposizioni personali e collettive. Si forma presso l’Istituto Grafico Pubblicitario di Savigliano, ma l’esplorazione personale è avvenuta principalmente da autodidatta. Contamina la propria ricerca con il teatro, sua altra passione, e la danza, costruendo delle performance fotografiche che sappiano dare voce ai sentimenti umani attraverso il linguaggio del corpo.


Nasce nel 1987 | Vive e lavora a Savigliano (CN)



L’esistenza come superficie incarnata esposta al mondo

L’esistenza come superficie incarnata esposta al mondo. Parte dalla pelle, l’organo di senso più esteso del nostro corpo, il nuovo progetto fotografico di Cristina Pedratscher. L’epidermide intesa come varco, punto di partenza e d’arrivo bidirezionale della quale l’essere umano dispone e sperimenta attraverso la tattilità, per entrare consapevolmente in contatto con il sé più profondo e per suggellare un rapporto empatico con il resto del mondo. L’artista riflette da tempo sul tema scelto per questa esposizione, dai primi laboratori teatrali che svolse sull’ascolto emotivo e successivamente grazie all’approfondimento della danza-contatto, una disciplina artistica che si basa sul primo dei sensi e si caratterizza per l’improvvisazione dei movimenti, sui rapporti e le relazioni tra i corpi, fulcro della massima espressività. La pelle, ricca di recettori, trasforma gli stimoli in energia, in impulsi nervosi che arrivano al cervello e ne vengono poi decodificati e trasformati in movimento, gesto, espressività. Respiro. Emozione. L’avvicendarsi fisico tra ballerini, per i quali il toccarsi è parte necessaria della materia, conduce ad una partecipazione condivisa globale che si origina nel movimento fusionale dei neonati: la prima danza, l’antica comunanza emozionale tra due soggetti che non sfocia mai nell’appropriazione o nell’identificazione. Per attuare e cristallizzare questa comunicazione non verbale così intensa ed immediata, Cristina Pedratscher usa un linguaggio che le appartiene e la rappresenta da anni: la fotografia. Un mezzo che le consente di condurre una spoliazione concettuale e che, attraverso la scelta del nudo la conduce a realizzare delle immagini in cui l’essenza naturale dei soggetti, privata dei classici stereotipi figurali, viene risaltata e potenziata, tanto da consentire al fruitore di contemplare qualcosa che gli è proprio, nel quale può identificarsi. La nudità, l’estetica di un’esposizione indifesa del corpo che costituisce un rapporto teso al di fuori di sé.
Questa ricerca conduce ad una lirica sostanziata in inquadrature bilanciate, tra luci ed ombre, dalle quali emergono i volumi e le curve modulate dei corpi: il divenire dell’interiorità di una persona spogliata che sussiste come superficie incarnata. Non solo una rappresentazione estetica, ma la costruzione di un discorso antico ed intimo che si fa dialogo a più voci e che echeggia dalla notte dei tempi. Il percorso espositivo assume le valenze di un cammino per certi versi iniziatico e catartico che pone l’essere umano alla riscoperta del proprio io, in relazione al resto dell’universo, partendo dall’elemento materiale, dalla propria fisicità spesso inespressa, celata o rifiutata, dai contorni di corpo mortale che si riconosce attraverso il tatto ed occupa spazi fisici, ma soprattutto costituisce il parametro attraverso il quale è possibile percepire consapevolmente lo srotolarsi del tempo e della vita, la propria immanente fragilità. Come ogni persona è costituita da singole cellule accostate e funzionanti solo se in relazione tra loro, così l’istinto evolutivo spinge l’umanità ad evadere dalla propria sfera individuale, dall’effimera presenza sensibile inappropriabile dall’Io o dal Sé, per entrare in contatto spirituale e fisico con l’alterità dei propri simili. Accettato questo bisogno primordiale e superata la paura del rifiuto e le costruzioni imposte dai contesti socio-culturali di ogni epoca, il soggetto si apre all’incontro, al sentire di un corpo sempre esposto, allo scambio profondo ed appagante dei sensi. Dalla vibrazione della pelle al cuore, l’animo si colma di un’energia che si propaga tutt’intorno, al ritmo di un’armonia antica dalla quale può generarsi nuova vita. Può apparire al contempo rivoluzionario e banale, al giorno d’oggi, soffermarsi sui bisogni essenziali e primari dell’umanità, ma la Pedratscher riesce a compiere quest’operazione grazie alla raffinata eleganza del suo sentire e del suo indiscusso talento artistico. A fior di pelle veicola concetti forse utopici che galleggiano nella psiche dell’uomo, spesso tralasciati o ricacciati nell’oblio. Temi complessi come la fragilità dell’essere ed il timore del percepirsi, la ricerca della conoscenza e la scoperta dei propri limiti, l’approccio sensibile con l’altro, l’accettazione, l’affidarsi, l’abbandono consapevole alla cura. Idee che prendono vita e si fanno visibili nei suoi scatti, s’insinuano tra le pieghe dei corpi, negli sguardi socchiusi, sulle membra sfiorate. L’artista si fa regista e mette in scena un vero e proprio spettacolo nello spettacolo, un’esperienza condivisa dove al centro c’è l’essere umano, la cui complessità spirituale e fisica è magistralmente declinata per mezzo di vari linguaggi estetici e performativi. Ricerca teatrale, danza, musica, coreografia, fotografia si alternano nel tentativo – riuscito – di una rappresentazione spontanea e naturale, priva di artifici né finzioni ed affidata alla libera interpretazione altrui. La Pedratscher dirige e partecipa allo svolgersi della scena per indagare una propria poetica personale, un’autocoscienza che carica di materiale emozionale ogni sua immagine. I suoi protagonisti sono ballerine e ballerini della Contact Improvisation, esperti interpreti che si lasciano condurre dalle suggestioni della fotografa, senza limitarsi ad un’esecuzione sterile e meccanica, bensì facendosi portavoce di un messaggio tanto personale quanto universale. Fanno cose reali, o meglio, le hanno compiute sul set della Pedratscher. Il suo occhio ne ha colto il senso profondo e ha reso eterno quel movimento, cristallizzandolo in una pellicola che diventa immagine visibile, tangibile, concreta e perennemente contemporanea. Corpi giovani, naturalmente forti e vitali, tonici e muscolosi, eppur fragili ed effimeri, meravigliosamente imperfetti nella propria unicità fatta di nei, di peluria, di cicatrici e rughe, dominano fotografie apparentemente immobili, testimoni di un hic et nunc permeato di sensazioni in movimento, vita ed esperienze ormai passate che custodiscono l’essenza, la potenza del contatto e ne propagano all’infinito la suggestione emozionale. Nelle venti fotografie di grande formato che compongono A fior di pelle la fotografa diventa episcopos di un processo creativo di ricerca sperimentale, una drammaturgia complessa che parte e torna a riflettere sulla persona attraverso la circolarità ermeneutica dell’arte. A differenza dell’azione interpretativa propria della danza contemporanea, nel suo progetto fotografico -concettualmente raffinato, poiché affidato alla potenza di un’immagine selezionata, evocativa, già cristallizzata in un obiettivo e, pertanto, immobile e superata - il movimento non si celebra nella fisicità contestuale allo spettacolo, ma viene posticipato ad un momento successivo. Prenderà forma nello sguardo dello spettatore che si poserà sui suoi scatti e che diventerà a sua volta parte della rappresentazione, interagendovi in modo differente, in base al proprio bagaglio di vita, alla volontà di accogliere o meno un’esperienza intima e di esserne trasformato. Il personalissimo discorso visivo della Pedratscher si compone di più azioni sceniche. Corpi in attesa, consapevolmente precipitati nella percezione del sé, colmi di un desiderio che pervade lo spirito e vibra sull’epidermide nuda. Nella prima sequenza fotografica ritroviamo atmosfere sospese dove tutto è in potenza e la sfera intima emerge senza necessità di palesarsi, bensì è interpretata a colpi di luce e ombre. Tutto appare nitido, semplice, immediato e la vicinanza dei protagonisti avvicina la percezione del contatto epidermico. Affiorano isolamenti interiori, persone spogliate dalle maschere del quotidiano poste di fronte al proprio essere e colte in tutta la loro disarmante naturalezza, nell’attimo dell’abbandono, della scoperta delle sensazioni che nascono dal contatto con il proprio fisico. Il calore generato da una carezza che sfiora un viso, un seno. I fondali neri decontestualizzano la narrazione evidenziando il focus del progetto, mentre l’inquadratura circolare che racchiude le immagini richiama l’obiettivo fotografico ed il geometrismo curvilineo tipico del corpo umano. La Pedratscher veste i suoi nudi della forma, di una naturalezza composta che si inserisce in atmosfere atemporali. Dona un’anima a nudità anonime. La tensione che prelude all’incontro, il contatto, lo scambio. Pelle contro pelle. È negli scatti di coppia che si compie l’incanto. L’idea, il desiderio si fa urgenza e si sostanzia in scintilla vitale che va alla ricerca altri corpi da esplorare per poi tuonare nel gesto antico del toccarsi. Un flusso di energia travalica il reale attraverso la materia; accende tutto e trasporta l’irreale, l’immaginato, il desiderato, sino a farsi unione terrena e spirituale. Mani che sfiorano, braccia che accolgono senza stringere né possedere, l’energia fluisce liberamente e si irradia da corpo a corpo, passa dal respiro imprigionato negli scatti della fotografa allo sguardo dell’osservatore. La nudità come rapporto che lascia affiorare i confini dell’anima. L’ultimo gruppo di immagini sintetizza l’incontro tra il singolo e una moltitudine di presenze, una comunità fatta di mani che accarezzano, accolgono e permettono agli occhi di dischiudersi in nuove consapevolezze. La percezione si fa tremito, il contatto genera calore, permea la carne, i nervi, i muscoli, scivola sotto le palpebre socchiuse e pervade lo spirito in una danza che si rinnova dalla pelle ad un’altra pelle, da un’anima all’altra sino all’epilogo della resa, al superamento della paura che apre la via alla conoscenza. In questo sfiorarsi sensuale e non erotico si materializza la sacralità del messaggio dell’artista. Il corpo si fa tempio terreno, separato dal reale, un luogo dove tutto è in perfetto equilibrio naturale, armonico e bilanciato, tanto da rinnovare e moltiplicare l’antico slancio vitale. L’estetica del nudo della Pedratscher rifugge la manipolazione tecnica e pare richiamare al Pittorialismo dei primi decenni del Novecento, quando la fotografia guardava all’arte, tanto da assurgere a linguaggio autonomo ed emozionale. L’autore non solo si limitava a dar vita a produzioni realiste o accademiche, ma reinterpretava la realtà servendosi di un medium flessibile, di matrice impressionistica, dal quale prendeva il largo una forma d’espressione artistica per sé valida. Numerosi paradigmi avvicinano altresì la sua ricerca alle tendenze della Straight Photography, per la quale il nudo costituiva una sorta di esplorazione non situazionale tale da decontestualizzare una parte della narrazione e cogliere l’essenza delle forme e della materia. Non ci sono bagliori improvvisi ad illuminare il racconto della Pedratscher, così come i soggetti-oggetti delle sue composizioni non conoscono pose, ma sono liberi da alcun artificio e colti dal suo sguardo improvviso. Nudi che emergono da ambienti siderei, avvolti nelle tenebre ed immobili, decontestualizzati, simboleggiano l’essenza dell’umanità che partecipa all’antica purezza del cosmo, con il quale suggella un’unione empatica e psichica attraverso il proprio corpo. L’obiettivo fotografico dell’artista isola la danza innata dei corpi in movimento e si traduce in una visione più naturalistica del reale, una rappresentazione ulteriormente soggettiva, prepotentemente espressiva e contemporanea. Un incedere per immagini, quello di Cristina Pedratscher, concettualmente indipendente, un processo di intensificazione verso l’interno che sì parte dalla superficie esterna, ma attraversa lo spirito e si fa specchio dell’anima.

Anna Cavallera



Piero Ferroglia

Vertigini di pietra

dicembre 2022 - 29 gennaio 2023

inaugurazione sabato 10 dicembre 2022 alle ore 17.30

venerdì, sabato e domenica dalle ore 16.00 alle ore 19.00 con ingresso libero.

Grand Palais Excelsior

via Roma 9 - Limone Piemonte (Cuneo)

Per informazioni: info@grandarte.it


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[dal comunicato stampa]

Piero Ferroglia è un artista piemontese contraddistinto dall’amore nei confronti dell’habitat montano, vissuto con lo spirito del camminatore appassionato, toccato dall’intimo proposito di sentire risuonare dentro di sé l’anima dei luoghi ad alta quota, per cercare di afferrarne i segreti e di stabilire attraverso il cammino un legame armonico con quei contesti, rivelatori di un altrove dove scoprire scenari, vivere emozioni, riconoscere la propria vera essenza. “Il suo vivere la montagna”, ha scritto nel 2002 Clizia Orlando, “come fonte di energia pura, spazio di natura che si confonde con la sua indole silenziosa, ma ricca di una frizzante vitalità, non è solo volontà di spaziare con la fantasia oltre i limiti del finito. Il suo dipingere o plasmare ed assemblare derivano dal passeggiare lungo la linea di stretti sentieri, dall’accarezzare il fianco pietroso della montagna, dall’assaporare le fresche increspature del torrente da un’altura che profuma di rododendro”1. Ecco, allora, che la mostra di Ferroglia a Limone Piemonte si rivela come un’occasione propizia per tutti i visitatori interessati a incontrare una visione non comune degli orizzonti alpestri. I frutti pittorici singolari dell’artista casellese, infatti, permetteranno a ciascuno di potersi immergere in paesaggi davvero vertiginosi, estreme propaggini di un mondo, quello alpino, che ci richiama all’autenticità e ci richiede al contempo di fare memoria, così da potercene prendere cura.

Più in generale, è la natura nel suo complesso che si impone all’attenzione di Ferroglia, tanto da occupare un ruolo centrale nella sua produzione artistica, sia pittorica che scultorea. “Il paesaggio diventa realtà”, ha evidenziato Gianfranco Schialvino sempre nel 2002, “non soltanto rappresentata, bensì rivissuta e riproposta come idea di, attraverso cui si può passare, sentiero di bosco e mulattiera alpina, come spazio, e ricordo, rievocazione, album fotografico, lettera mai spedita, come tempo”2. A ben guardare, Ferroglia non è tanto un “pittore di montagne”, quanto piuttosto un vero e proprio “pittore di montagna”, secondo il quale “non basta dipingere le montagne per essere pittore di montagna. Bisogna viverla, questa pittura, camminando, arrampicando, prendendo freddo, provando paura, temendo di non farcela, crollando sfiniti, vegliando la tormenta, raccogliendo un nido caduto, un osso di calce, una piuma, un lichene, un corno spezzato, estasiando per l’alba, ascoltando il seracco, mangiando le croste. Couloir, Dripping, Nell’ombra, Nel ghiaccio, Corpo bianco… sono dei récits d’ascension, pagine di un cahier di rifugio, di quelli attaccati al tavolo con la catenella e la custodia di latta dove segni il percorso che farai quando parti, ancora di notte, e già vedi la prima luce riflettere sulla neve delle cime. Puoi dipingere, allora, con la fantasia”3, ricreando cieli, rocce, fondi di frana, ghiacciai ed effetti di piena delle acque e di disgelo con una notevole e armonica varietà di elaborazioni polimateriche, che ben interagiscono con le superfici colorate.

“Non riesco ad estraniarmi dal mondo naturale”, ha confidato in seguito l’artista a Francesco De Bartolomeis: “Mi fa sentire in un mondo pulito, dove sempre riscopro l’intatta bellezza della materia”. Nello specifico, Ferroglia vive la montagna come uno spazio fascinoso, denso di suggestioni e inquietudini, che ha volutamente eletto a soggetto preferenziale dei suoi dipinti. “Colli, montagne, i loro spazi, le tante cose piccole e grandi che vi s’incontrano assumono valore di simboli riguardanti vicende di vita, compiti da assolvere, sforzi, rivelazioni ma anche impossibilità e vanificazioni. Percorrere sentieri, osservare la varietà di erbe e di fiori, lo scorrere delle acque, i mutamenti di luce, i riflessi, la neve, il ghiaccio, le fenditure, le pietre; dare risposte con il corpo nei lunghi allenamenti per le maratone, accumulo di esperienze anche per il lavoro artistico”4. I dipinti che appartengono “al ciclo della montagna in senso ampio”, secondo ancora De Bartolomeis, “riprendono tecnica e elementi costruttivi” già presenti nelle opere scultoree degli anni ’90 in forma di colonne, ma “con variazioni: solchi scavati o in rilievo (mediante colatura di vinavil e segatura). I colori della natura hanno una collocazione discreta come piccolo riporti fotografici modificati. La lontananza dal naturalismo è realizzata anche come polivalenza della montagna spesso delineata in rilievo come corpo disteso. Dal nero e dal grigio, e dalle loro leggere variazioni cromatiche si diffondono calmi chiarori e riflessi”5.

E nel 2014, Claudio Giusiano, raccogliendo la testimonianza diretta di Piero Ferroglia, ha ribadito l’importanza di ciò che l’artista ha vissuto in prima persona come escursionista e che gli ha permesso di trasmettere alle sue opere le sensazioni e le emozioni provate. Ferroglia è in grado di “leggere su una superficie innevata, nel passaggio di una slavina, nel movimento dell’erba” scossa dal vento, e di trasformare in “immagini” ogni cosa: “spunti, linee e direzioni, grumi di significato che mi porto dietro e che col tempo elaboro”. Ciò che conta, inoltre, nei lavori di Ferroglia è il costante interesse rivolto ai materiali impiegati, allo scopo di dare

consistenza fisica e volumetrica ai colori: “Mi muovo con estrema libertà, e credo che la libertà sia fondamentale per poter lavorare. La materia ha un valore aggiunto rispetto al colore. Racchiude in se stessa simboli e significati nuovi, diversi. Altri”. Ecco le congiunzioni di cemento, ferro, plastica e legno, accostati a superfici dipinte ad olio, che creano l’illusione per l’osservatore di trovarsi di fronte al versante di una montagna, sotto le creste innevate delle rocce o nei pressi di un canalone scavato dall’acqua di scioglimento di un ghiacciaio. Ferroglia ricerca la resa tattile, prim’ancora che visiva, dell’immagine reale, mostrando al fruitore composizioni articolate, in cui l’intento figurativo e la tensione delle forme in direzione astratta si fondono insieme, intrattenendo sempre un dialogo tra concetti opposti che coesistono tra loro: “Terra e cielo, luce e ombra, istinto e logica. Uso la materia per unire i due mondi, che spesso parlano tra loro, senza essere necessariamente in contraddizione”. E infine, non è per nulla secondario il fatto che Ferroglia senta il bisogno di conferire “un valore estetico” qualificante alle sue opere: “Credo che il prodotto d’arte non possa prescindere da questo aspetto”6.

1 C. Orlando, Piero Ferroglia, in Incontri d’Arte. Piero Ferroglia, Catalogo della mostra, Centro Incontri Provincia di Cuneo, Cuneo, Agam, 2002, p. 11.

2 G. Schialvino, Récit d’ascension, ibid., pp. 27-28.

3 Ibid., pp. 29-30.

4 F. De Bartolomeis, Piero Ferroglia. Vitalità astrazione natura, Borgaro-Caselle (To), CURCIO GRAFICHE, 2008, nn.

5 Ibid.

6 C. Giusiano, Piero Ferroglia e l’arte come visione, in “terra, terra! Giornalino delle Comunità Parrocchiali di Corio”, Anno VII, Numero 20, Natale 2014, pp. 10-12 (cfr. il sito internet: http://www.terraterracorio.com/Pdf/pdf20.pdf).


Piero Ferroglia è nato nel 1946 a Caselle Torinese (To), dove vive e lavora. Accanto all’attività di commerciante, ha sviluppato una passione per le Arti figurative che lo accompagna sia dalla età giovanile. È stato allievo di Filippo Scroppo e di Giacomo Soffiantino negli anni ’70 e ’80. Fino al 1988, si è interessato particolarmente della pittura in relazione alla rappresentazione di situazioni ed eventi naturali che studia attentamente avvalendosi anche del mezzo fotografico. Nel 1988, ha iniziato un’attività di ricerca plastica in varie direzioni e con vari materiali che influenzano anche le originali soluzioni pittoriche rispetto alle quali la distinzione tra figurazione e astrazione perde significato. Molte le mostre personali e collettive, a cominciare dal 1972, importanti recensioni critiche e numerosi i riconoscimenti. Tra le principali partecipazioni, si possono indicare: Torino, Circolo degli Artisti, 1972; Torino, Premio Arbarello, Promotrice delle Belle Arti, 1973; Torino, Personale New Generation Magimawa Gallery, 1975; Biennali del disegno, Torre Pellice, 1975 – 1981; Torino, Personale, Galleria Davico, 1978; Torino, Personale, Galleria Davico, 1987; Milano, Mi-Art, 1994; Carmagnola, Palazzo Lomellini, 1997; Torino, Personale, Studio Laboratorio, 2000; Santo Stefano Belbo (Cn), 1° Premio Pittura Cesare Pavese, 2000; Cuneo, Personale, Salone della Provincia, 2002; Torino, Personale, Galleria Arteregina, 2005; Chieri, Galleria il Quadrato, 2007; Bra (Cn), Palazzo Mathis, 2010; Torino, Palazzo della Regione, 2012; Santo Stefano Belbo (Cn), 2° Premio scultura, 2015; Caselle, Prato Fiera, 2015; Bra (Cn), Palazzo Mathis, 2022-2023. Dal 2011, ha esposto in mostre collettive con il gruppo ArtMoleto in diverse località italiane ed europee. 



Sound Diving Happening


E’ con rinnovata energia che l’associazione culturale Calzaap! presenta il ventennale del progetto artistico ALBUME, già di natura cuneese quando nel 2002 l’artista Stefano Venezia apriva al pubblico il suo appartamento per un’immersione nel mondo dell’arte dialogando e co-creando situazioni in uno spazio privato, il proprio domicilio.

Se la storia di quest’avventura la potete anche conoscere utilizzando i canali social, per un’esperienza unica siete invitati direttamente nella casa di Emma e Stefano, alla sera, prenotando in anticipo. Se volete, portate con voi un oggetto sonoro, così potrà temporaneamente contribuire all’atmosfera, ad esempio collocato all’esterno e utilizzato dal vento.

Dunque, si entra nell’appartamento. Luci soffuse. Ci sarà Mario Cottura esperto di suoni e strumenti sonori a proporvi una scelta tra questi oggetti, quindi accomodàti in una tenda ellittica e avvolti dolcemente da suoni, ritmi e vibrazioni. Non si tratta di una performance ma di un essenziale coinvolgimento tra persona, autore e spazio, per attivare un desiderio o magari stimolare un avvicinamento alla Natura in un breve arco temporale come ponte immaginario tra l’ambiente urbano e quello esterno, libero.

L’happening è organizzato e promosso dall’associazione culturale Calzaap!

Sound Diving Happening il 9 e 10 Dicembre 2022 in via fratelli Vaschetto, 11 Cuneo c/o Barale-Venezia

Esperienza di circa 15 minuti a persona, su prenotazione

Venerdì’ 9 dalle ore 18 alle 21 e Sabato 10 dalle ore 17 alle 20

Ingresso gratuito con posti limitati, per informazioni e prenotazioni (messaggi e whatsapp):  3479734612

domenica 4 dicembre 2022

Meraviglie veneziane a San Francesco



Questo fine settimana a Cuneo presso lo storico Complesso Monumentale di San Francesco c'è stato un grande movimento di pubblico che ha visitato la mostra  "I colori della fede a Venezia: Tiziano, Tintoretto, Veronese", un straordinario evento voluto dalla Fondazione CRC, per festeggiare i suoi trenta anni di attività sociale, realizzato in collaborazione con Intesa San Paolo.

Per la prima volta nella città di Cuneo sono arrivati cinque grandi pale d’altare dei maestri del Rinascimento veneto Tiziano Vecellio, Jacopo Robusti detto il Tintoretto e Paolo Caliari detto il Veronese



Questi capolavori provengono da diverse chiese veneziane, selezionate dai curatori don Gianmatteo Caputo (direttore Beni culturali ecclesiastici ed edilizia di culto del Patriarcato di Venezia) e di Giovanni Carlo Federico Villa (direttore di Palazzo Madama Museo Civico d’Arte Antica di Torino) col supporto organizzativo di MondoMostre.

Il progetto espositivo, ideato dall'architetto Loredana Iacopino, è realizzato come un percorso di scoperta che inizia dalla complessa creazione della città stessa, Venezia, per giungere al percorso artistico e spirituale che le opere propongono, in una ambientazione avvolgete e attenta alla fruizione delle singole opere. 



I quadri sono stati selezionati perché realizzati in un breve ancoro di anni, fra il 1560 e il 1565, periodo in cui i tre celebri artisti operavano simultaneamente. 

La disposizione delle opere inizia dall'Annunciazione di Tiziano per proseguire col Battesimo e la Resurrezione di Cristo del Veronese, seguono l'Ultima cena e Crocefissione di Tintoretto, cinque magnifiche opere che consentono uno speciale evento di confronto fra i tre storici artisti del Rinascimento veneto.



Le grandi tele possono essere ammirate  in un ambiente luminoso controllato e dinamico che guida alla analisi delle opere, rendendo la fruizione molto suggestiva. Si tratta di una progettazione luminosa che per la prima volta al mondo viene provata in un evento espositivo di questo tipo. Questo speciale lavoro di illuminazione è stato ideato dai  light designer Francesco Iannone e Serena Tallini di Consuline, che rendono speciale ed empatica la visione delle singole opere.

I capolavori sono stati posizionati tendo conto della loro posizione abituale nella chiesa da cui provengono, al fine di rispettare il punto di osservazione, come studiamo e voluto dagli artisti, accompagnati da testi evangelici che definiscono il momento religioso di cui trattano. 



La mostra a ingresso gratuito, sarà visitabile dal martedì al venerdì dalle 15.30 alle 19.30 (al mattino apertura solo su prenotazione per scuole e gruppi), mentre il sabato e la domenica seguirà un orario continuato dalle 10 alle 19.30 con visita guidata alle 15.30. 

Durante tutto il periodo di apertura è previsto un ampio programma di attività collaterali e laboratori didattici che potete scoprire consultando il sito della Fondazione CRC.    





venerdì 2 dicembre 2022

Verso Caravaggio

La luce del tormento

Il San Giovanni Battista giacente

a cura di Roberta Lampucci

26 novembre 2022 - 29 gennaio 2023

Chiesa di San Domenico - Alba






[dal comunicato stampa]

Nella Chiesa di San Domenico esposto il “San Giovannino Giacente” una delle ultime opere di Caravaggio che sarà fulcro centrale della mostra che si inaugura sabato 26 novembre. Un percorso che fa rivivere le tappe fondamentali della vita tormentata di Michelangelo Merisi.

Un viaggio per conoscere il Caravaggio partendo dalla fine della tormentata vita di Michelangelo Merisi.  E’  la mostra “Verso   Caravaggio.   La   luce   del tormento” che ruota intorno all’esposizione del “San Giovannino Giacente”. Organizzata  da  Piemonte  Musei  e  curata  da  Roberta  Lapucci,  storica   dell’arte   e   restauratrice  fiorentina,   l’iniziativa   è   stata   realizzata  grazie     al     sostegno  dell’Associazione  Be    Local,    presieduta    dall’imprenditore    Gerogers Mikhael.  Alla realizzazione hanno  collaborato anche L’Associazione Insieme e  l’Ordine dei Cavalieri delle Langhe. 



Orari di apertura.

Aperto da martedì a venerdì dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 18.00

Sabato e Domenica e Festivi dalle 10.00 alle 18.00. Chiuso il Lunedì

Aperture straordinarie: 8, 26 dicembre 2022

(orario festivo dalle 10.00 alle 18.00); 31 dicembre 2022

(orario festivo dalle 10.00 alle 18.00) 6 gennaio 2023 (orario festivo dalle 10.00 alle 18.00)

Chiusure programmate:

25 dicembre 2022 - 1 gennaio 2023

Prezziario Biglietti

Prevendita online a cura di Ticketone.it

OPEN 12 euro,

INTERO 10 euro,

RIDOTTO* 8 euro.






Come nasce un ritratto

Performance dell'artista Moira Franco nell'ambito della sua mostra Emersioni trascendenti (prorogata sino a domenica 8 gennaio 2023 )

Domenica 4 dicembre 2022 ore 16,00

Pinacoteca civica Levis Sismonda – Racconigi





 
[dal comunicato stampa]

In risposta al grande interesse del pubblico, l’Associazione culturale Carlo Sismonda APS ha deciso di prorogare fino all’8 gennaio 2023 la mostra personale di Moira Franco dal titolo “Emersioni trascendenti”, allestita negli spazi della Pinacoteca Civica Levis Sismonda di Racconigi.

Nell’ambito degli appuntamenti collaterali alla rassegna, domenica 4 dicembre, alle ore 16, negli spazi della Pinacoteca, in P.zza Vittorio Emanuele II n.15, si svolgerà «Come nasce un ritratto», un incontro aperto al pubblico ed in particolare alle famiglie ed ai bambini, nel corso del quale la pittrice realizzerà una performance sulla raffigurazione umana.

I presenti potranno quindi assistere alle varie fasi della creazione dell'opera, osservando in prima persona le diverse tecniche scelte dall’artista.

Moira Franco è da sempre ritrattista d’eccezione: disegni e dipinti dal carattere talvolta intimistico e concettuale riflettono con coerenza la personalità dell’artista, scrigni di carta dove emergono, di volta in volta, narrazioni specchiate in cui il lato emotivo sinistro si lega o si discosta con forza da quello razionale destro. L’inchiostro delle bic scivola sulla carta e la segna, ne macchia il candore vibrando e liberandosi in evoluzioni contemporanee: la mano sinistra non sa ciò che racconterà la destra, e non l’attende. Così come la mente, l’intelletto, non sempre comprendono le ragioni del cuore, ma ne colgono il battito.

Per stemperare il rigore dell’inverno, al termine della performance ai presenti sarà omaggiata una “dolce” sorpresa, a cura delle volontarie e dei volontari della Pinacoteca civica Levis Sismonda di Racconigi.

La mostra “Emersioni trascendenti” dell’artista Moira Franco è patrocinata dalla Regione Piemonte e dal Comune di Racconigi e organizzata dall’Associazione culturale Carlo Sismonda APS, con il contributo di Fondazione CRT e la collaborazione di Progetto Cantoregi, SOMS e Tonicadv s.n.c.
Ideata e curata da Anna Cavallera, presenta una quarantina di opere scelte, tese ad illustrare il percorso espressivo realizzato dell’artista nel corso degli ultimi sette anni, dalle grandi tele ai lavori su agenda: le sale espositive della Pinacoteca civica Levis Sismonda ospitano una selezione di importanti lavori appartenenti al ciclo pittorico “Iceberg”- volti del cuore immersi come ghiaccio nell’acqua, in fluidi lattiginosi e simbolici - alternati alle opere delle serie “La que sabe”, “Martin of the sky” e “Ordo amoris”. L’attenzione di Moira Franco procede su binari di proiezioni catartiche introspettive, si sofferma sui volti definiti con la penna a sfera, la biro Bic, l’acrilico, l’acquerello, ora uniti al bitume o al pastello, sottolineando la prepotente attrazione per la figura umana, al volto e le sue straordinarie ed intense gamme espressive. La ricerca espressiva di Moira Franco si concretizza nei ritratti e negli autoritratti di profondo spessore psicologico, affiancati da realtà oggettuali, da uno scomposto campo simbolico. Il suo cammino stilistico, complesso e raffinato, esalta contemporaneamente la disegnatrice “cantadora”, assecondando volumi e colorismo. Non troviamo restituzioni, copie o prototipi classici, né stilemi riesumati dal passato: la fantasia, l’estro, il vero specchiato dell’anima e dello sguardo della Franco diventano protagonisti. Il ductus passa e ripassa, definisce, scurisce, alleggerisce, ricerca volume, trasforma elementi anatomici involti unici e riconoscibili che emergono da universi sommersi, dal ventre alla pelle, attraverso la meraviglia delle rughe, la luce e le ombre.
Accanto, la grammatica dell’inconscio traccia figure alchemiche di animali selvatici, costellazioni geometriche, organi umani ed immagini archetipe che trascendono il visibile andando incontro a dimensioni sapienziali ed ancestrali: tracce, metafore surreali che traducono profondi universi interiori, composizioni armoniche tra cromatismi evanescenti e lumeggiate trame epidermiche. Per tutta la durata della mostra sarà visibile l’animazione realizzata dall’artista nel 2017 per il docufilm “Viaggio al Belgio” di Mattia Napoli.


L’evento è pubblico a offerta libera - gradita la prenotazione.  

Orari di apertura della Pinacoteca:  sabato ore 14.30 – 18.30; domenica ore 10 – 18.30. Visite guidate su prenotazione; possibilità di aperture straordinarie su prenotazione per gruppi e scolaresche.  

Info: Ufficio turistico di Racconigi (visitracconigi@gmail.com - 392/0811406); Associazione Culturale Carlo Sismonda APS (associazionesismonda@gmail.com); Pinacoteca civica Levis Sismonda (www.pinacotecalevisismonda.it; pinacoteca.racconigi@gmail.com, IG@pinacoteca_levisismonda; FB@PinacotecaLevisSismonda) 



Sguardi sull'Africa II

Collettivo ECLECTICA2022

a cura di Cornelio Cerato.


3-11 dicembre 2022

Sala mostre del Collegio dei Geometri

via San Giovanni Bosco 7h - Cuneo










[dal comunicato stampa]

Questa collettiva segue la prima del 2017, svoltasi nelle sale di  Palazzo Samone dal 11 al 27 agosto. Nella prima edizione parteciparono gli artisti e fotografi Mario Tible (foto e pittura), Edoardo Di Muro (litografie), Pier Renzo Lingua (foto reportage) e Claudio Vigna (acquerelli). In questa seconda edizione partecipano i foto reporter Pier Renzo Lingua e Paolo Silvestro, con un omaggio agli scomparsi artisti Edoardo di Muro e Mario Tible. New entry Valentino Tamburini, detto “Tambu”, con una serie di manufatti artistici in metallo, ispirati all’arte africana. All’interno dell’esposizione anche un omaggio al Medico Chirurgo Felice Tabacco, che visse e operò in Congo Belga dal 1925 al 1935 circa, con un reportage sulla vita delle tribù di quel periodo. La mostra si terrà nella sala del Collegio dei Geometri, dal 3 all’11 dicembre, con apertura al sabato pomeriggio dalle 15,30 alle 19,00,  e la domenica mattina dalle 10,00 alle 12,30, e il pomeriggio dalle 15,30 alle 19,00.
Info: info@hobbyfotocerato.it