domenica 30 aprile 2017

Mostra | Panoramica d'artista: opere di Gino Sferrazza




Descrizione: Dal 26 aprile al 31 maggio, la Biblioteca civica di Cuneo ospita una mostra dedicata al pittore Gino Sferrazza. Nato nel 1935, fin dalla tenera età è attratto dalla pittura e nel 1946, sotto la guida del pittore torinese Romolo Garrone, accresce la sua arte figurativa applicandosi nelle diverse tecniche di pittura: matita, acquerello, olio. Sono numerose le mostre personali e collettive che lo vedono presente, seguito da critici e appassionati d'arte. Sferrazza è stato rapito dalla pittura, attraverso cui ha voluto trasmettere sensazioni palpabili: i cinque sensi vengono trasferiti ai colori e alle forme per far rivivere a chi osserva il quadro, le stesse intensità ed emozioni che hanno ispirato l'artista. Dal 26 aprile al 31 maggio, salone al primo piano Biblioteca civica di Cuneo (via Cacciatori delle Alpi 9), ingresso libero. La mostra è visitabile durante l’orario di apertura della biblioteca.



Luogo: Biblioteca civica di Cuneo, salone primo piano (via Cacciatori delle Alpi 9) Orario: Orario di apertura della biblioteca 
Dal: 26 April 2017 Al: 31 May 2017
Tel: 0171.444640
Info: Biblioteca civica di Cuneo













Nuvole di carta al Castello di Racconigi


NUVOLE DI CARTA

A cura di Anna Onesti



6 maggio - 4 giugno 2017
inaugurazione sabato 6 maggio ore 18.30



Castello di Racconigi


Piazza Carlo Alberto – via Morosini 1 - Racconigi (Cuneo)









[dal comunicato stampa]

IL MAESTRO UTO UGHI

SABATO 6 MAGGIO AL CASTELLO DI RACCONIGI

PER CELEBRARE IL FASCINO DEL SOL LEVANTE

Il Maestro Uto Ughi sarà l’ospite d’onore della inaugurazione del doppio evento promosso dal Castello di Racconigi per celebrare il 150° anniversario delle relazioni diplomatiche tra Italia e Giappone, dove il grande violinista si è esibito più volte, anche davanti alla famiglia imperiale.
Sabato 6 maggio alle ore 18,30 nel settecentesco salone d’Ercole il Maestro offrirà racconti e testimonianze delle sue esperienze giapponesi, cui ha dedicato un intero capitolo della sua autobiografia Quel diavolo di un trillo. Note della mia vita (Einaudi 2013). Nella suggestiva atmosfera del salone, utilizzato dalla corte sabauda come sala da ballo per l’ottima acustica, le parole del Maestro Uto Ughi accompagneranno il pubblico, con l’aiuto di immagini e video, nelle sue tourné in Giappone, dove ha collaborato con le più prestigiose orchestre, e lungo la sua incredibile carriera iniziata a soli 7 anni e caratterizzata da un talento straordinario, dalla inestinguibile gioia di suonare, dalla passione per la musica e dall’impegno per la salvaguardia del nostro patrimonio artistico.
L’evento è organizzato in collaborazione con l’Associazione culturale Arturo Toscanini di Savigliano, di cui il Maestro Uto Ughi è co-Direttore Artistico.
L’incontro col Maestro Uto Ughi è riservato ai visitatori muniti di biglietto del castello, su prenotazione e fino a esaurimento dei posti disponibili: socialracconigi@beniculturali.it
L’intera giornata sarà dunque dedicata al Sol Levante:
ore 10 inaugurazione della mostra “Nuvole di carta” dedicata agli aquiloni dell’artista Anna Onesti e dell’esposizione "Tra aforismi e origami" della designer Adele Biscaretti, iniziative patrocinate dalla Fondazione Italia Giappone.
ore 11 conferenza “Tra le pieghe dei colori” dell’artista Anna Onesti. Partendo dal suo percorso artistico, Anna Onesti tratterà delle tradizionali tecniche tintorie usate in Giappone per decorare i tessuti. L’evento è organizzato in collaborazione con la cartiera Paudice Nereo.
ore 15 e ore 17 laboratori dedicati all’arte dell’origami a cura della designer Adele Biscaretti. Una breve introduzione alla storia dell'origami a cui seguirà la realizzazione di due modelli della tradizione giapponese adatti anche a coloro alla prima esperienza di piega . Ad ogni partecipante verrà fornito un kit completo contenente le carte pre-tagliate, i diagrammi per permettere l'esecuzione dei modelli in autonomia e la trascrizione di alcuni cenni storici sull'arte dell'origami.


La mostra “Nuvole di carta” dedicata agli aquiloni dell’artista Anna Onesti e l’esposizione "Tra aforismi e origami" della designer Adele Biscaretti saranno visitabili fino al 4 giugno.


sabato 29 aprile 2017

Gianni Del Bue a Dogliani


Presso il Museo Archeologico “Giuseppe Gabetti”, è in corso la mostra personale di Gianni Del Bue.

 Le opere in mostra sono 35 e la presentazione è a cura del professor Francesco Poli, critico d'arte che più volte si è occupato del lavoro di Del Bue.


La mostrà resterà aperta fino a domenica 7 Maggio con il seguente orario: sabato e domenica 10-12 / 15-19 (compreso il 1° maggio).

















Archivi lungo il Nilo






Venerdì 5 maggio alle 18, a Palazzo Samone (via Amedeo Rossi 4), apre i battenti Archivi lungo il Nilo. La mostra, patrocinata dal Comune di Cuneo, nasce dal desiderio di raccontare, attraverso il linguaggio visivo, l’incredibile avventura dei pionieri dell’archeologia, le prime missioni di scavo che operarono in Egitto, un Paese alla fine dell’Ottocento ancora largamente inesplorato.

Quando nel 1839 il processo fotografico venne messo a punto, le piramidi, la sfinge e i templi lungo il Nilo, ancora inghiottiti dalla sabbia, attirarono schiere di fotografi più o meno professionisti, disposti a correre molti rischi avventurandosi in luoghi ancora sconosciuti. Alcuni di questi collaborarono con le prime missioni di scavo, registrando la nascita dei più importanti musei, i primi allestimenti museali, gli albori degli scavi nella Valle dei Re.
La mostra vuole sensibilizzare il pubblico alla ricerca del significato delle immagini, andando al di là della sicura suggestione e bellezza, indagando le motivazioni che sono alla base di una delle avventure archeologiche più affascinanti. 

Una mostra-esperienza che farà uscire allo scoperto i ricordi di chi quei luoghi li ha visitati, in un delicato intreccio tra storia, arte, conoscenza dell’Africa e suggestioni del deserto. 
A tutto questo va aggiunto il desiderio di porre in contatto artisti contemporanei che gravitano nell’area cuneese, per scelta o per nascita, e che sono entrati in contatto e in dialogo con l’antico Egitto. Una parte della mostra è infatti dedicata a un moderno retour d’Égypte, all’interpretazione dei motivi dominanti che provengono dalla Terra lungo il Nilo e che ancora oggi scorrono vivi e presenti

Venerdì 28 aprile alle 18, presso il Salone d’Onore del Palazzo Comunale (via Roma 28) si terrà la conferenza stampa di presentazione della mostra.

Interverranno la curatrice Silvana Cincotti che presenterà il concept della mostra e Piero Giuseppe Goletto per l’associazione AltraIdea, organizzatrice dell'iniziativa.

Archivi lungo il Nilo | Mostra
Palazzo Samone, via Amedeo Rossi 4, Cuneo
5 - 28 maggio
Inaugurazione: venerdì 5 maggio ore 18
Aperture:
da martedì a venerdì 9-12, 15-18.30
sabato e domenica 9-12, 15-19
Ingresso libero
Per informazioni e per prenotazioni visite per le scuole: 
mostraegitt(at)gmail.com - 334.8160940  












mercoledì 26 aprile 2017

Ogni 100 metri il mondo cambia






In occasione della sesta edizione del “Festival della TV e dei nuovi media” che si terrà a Dogliani (CN) dal 4 al 7 maggio 2017, Riccardo Costantini Contemporary, nella location temporanea di via G.B. Schellino, 1 a Dogliani, presenta la mostra collettiva dal titolo “Ogni 100 metri il mondo cambia” a cura di Marco Albeltaro.

Che significato hanno le frontiere oggi se, come scriveva il poeta cileno Roberto Bolaño, «ogni cento metri il mondo cambia»? Muri, filo spinato, migrazioni, sofferenze e speranze animano la riflessione estetica che sta alla base della mostra. Quattro artisti internazionali si misurano, con strumenti espressivi molto diversi fra loro, con un tema di stringente attualità proponendo un percorso inedito fatto di intrecci e di metafore. Un’occasione per guardare all’arte come strumento di narrazione della contemporaneità senza filtri.

Laura Canali (Roma, 1968) artista ed esperta di cartografia geopolitica, lavora da anni mescolando la dimensione cartografica con una ricerca estetica con la quale, attraverso l’impiego di materiali insoliti, racconta la nostra contemporaneità. È fra i principali collaboratori di «Limes», oltre che di altre testate e istituzioni culturali italiane e straniere.

Riccardo Gusmaroli (Verona, 1963) muove i suoi primi passi come fotografo, per poi approdare a un linguaggio artistico in cui la geografia degli spazi si confronta con una ricerca poliforme: dalle cartine ai francobolli, fino alle barchette di carta, il suo immaginario ci conduce in un mondo in cui l’arte diventa uno strumento di comunicazione e di inclusione.

Pablo Mesa Capella (Malaga, 1982) scenografo e regista, si è presentato sullo scenario artistico internazionale con una ricerca che unisce la performance e l’installazione. I suoi lavori, che non temono di misurarsi con la monumentalità degli spazi, affondano le radici nella tradizione del Mediterraneo per approdare a un linguaggio che riesce a misurarsi con la contemporaneità senza perdere la levità della poesia.

Gigi Piana (Biella, 1967) artista visivo e performer, lavora da sempre sul tema dei confini, siano essi quelli geografici, culturali o fra i sessi. Attento alla dimensione tecnica del lavoro, fa dell’intreccio di diversi materiali, il suo mezzo espressivo preferito. La sua poetica è alla continua ricerca di un’identità poliforme e polisemica, in cui l’individuo, per raggiungere il proprio equilibrio, deve confrontarsi con le differenze e con le contraddizioni.

La mostra è in collaborazione con OPERART, prestigioso show room di arredo e design di via Della Rocca, 12 – Torino, che per l'occasione proporrà una selezione di elementi d'arredo.







PLAY IN



PLAY IN, sabato 6 maggio alle ore 17.00 presso la Castiglia di Saluzzo.

In questa occasione saranno inaugurate le installazioni sonore di Stijn Demeulenaere e Katerina Undo, create in seguito ad una residenza di ricerca e creazione svolta nei mesi scorsi a Saluzzo e realizzate in collaborazione con la piattaforma belga di produzione e diffusione d'arte sonora Overtoon

Sempre in Castiglia, nella Project room della collezione IGAV, l'artista Marzio Zorio presenterà un'opera sonora rielaborata in occasione di PLAY IN.

Il percorso espositivo proseguirà con l'itinerario di installazioni Territori sonori - presentazione dell'Archivio sonoro presso Casa Cavassa, ad opera degli ex studenti di APM e degli studenti del Liceo Soleri Bertoni di Saluzzo.

Concepito da Art.ur, finanziato dalla Compagnia di San Paolo nell'ambito di "ORA! Linguaggi Contemporanei, produzioni innovative" e promosso dalla Città di Saluzzo, PLAY IN ha coinvolto una piattaforma di artisti internazionali, sound designer, ricercatori nell'ambito delle nuove tecnologie ed artigiani di strumenti musicali.

Riunisce gli artisti Overtoon di Bruxelles, gli studenti e i docenti della Scuola APM di Saluzzo, l'Istituto Soleri Bertoni, la web radio saluzzese C-lab, l'IGAV Istituto Garuzzo per le Arti Visive e l'Onyx Jazz Club di Matera, partner del progetto.

martedì 25 aprile 2017

Espressioni d’arte in divenire a Bene Vagienna

Espressioni d’arte in divenire a Bene Vagienna 

Sesto appuntamento della rassegna GrandArte 


30 aprile - 25 giugno 2017
Inaugurazione domenica 30 aprile ore 11



Palazzo Lucerna di Rorà

via Roma 125 - Bene Vagienna (Cuneo)





[dal comunicato stampa]
La mostra  presenta  opere  di ventidue  pittori e  scultori dell’associazione  culturale Magau  è  curata da  Enrico  Perotto,  in  collaborazione  con  Michelangelo  Fessia. Resterà  aperta  dal  30  aprile  al  25  giugno  2017  con  i  seguenti  orari:  sabato  dalle 15,00 alle 18,00; domenica dalle 10,00 alle 12,00 e dalle 15,00 alle 18,00.  Si tratta del sesto appuntamento della rassegna provinciale “grandArte 2016/2017 – identità perdute?” 


Dal testo di presentazione di Enrico Perotto 

La mostra Espressioni d’arte in divenire risponde alla volontà degli artisti dell’Associazione Culturale Magau di accogliere l’invito di GrandArte 2017 proponendo il frutto aggiornato delle riflessioni e delle successive rielaborazioni  grafiche,  fotografiche,  pittoriche  e  scultoree  di  ciascun  associato  sul  tema  delle  Identità perdute. Nella sede del Palazzo Rorà di Bene Vagienna si potrà quindi entrare in contatto con un ampio e variegato panorama di immagini che interpretano liberamente l’argomento dato, attraverso la suggestione di  svariate  tecniche  e  specifici atti formativi  con  cui  concretizzare  frammenti  di  verità  e  di sopravvivenza della bellezza, tante volte offese o negate ai giorni nostri. Le ventidue personalità tra pittori e scultori del Magau che partecipano al progetto espositivo sono Valeria Arpino, Gemma Asteggiano, Cristina Bollano, Cesare  Botto,  Walter  Canavesio,  Chiara  Cinquemani,  Cornelio  Cerato,  Mario  Conte,  Christian Costa, Roberto  De  Siena,  Marina  Falco,  Giulio  Fantone,  Cristiano  Fuccelli,  Adriana  Giorgis,  Franco Marabotto, Paola Meineri Gazzola, Corrado Odifreddi, Massimo Ovidi, Paolo Peano, Carla Siccardi, Claudio Signanini e  Luigi  Sostegni.  Tra  loro  si  ritrovano  esponenti  di  generazioni  diverse,  con esperienze  e  modalità  espressive  di  varie  caratterizzazioni,  che  si  possono  ricondurre  agli esempi  più qualificati  dei  linguaggi figurativi, astratto-informali e post-mediali dell’arte contemporanea.  L’esito  creativo  che  scaturisce dal dialogo e dal confronto tra ciascuno di loro sorprende ogni volta ed è sempre stimolante, per quel tanto di passione civile e insieme estetica che li accomuna.  Con sensibilità artistiche differenti, pertanto, sono stati presi in considerazione i fatti tragici dei ‘viaggi della speranza’ che sono quotidianamente alla ribalta della cronaca quotidiana; si è fatto riferimento al vissuto femminile  e  alla  continua  messa  in  discussione  dei  valori  della  sua identità;  ci  si  è  accostati  ai  fattori generativi  del  mondo  naturale,  considerandoli  come elementi di  ispirazione  e  di  comunicazione  di  stati psicologici  piacevoli  e  rigeneranti  per  la  mente dell’osservatore;  si  sono  considerati  i  funesti  atti  di  follia distruttiva   di   insediamenti   urbani   di   antica   memoria,   come   quello   di   Palmira,   come   gesto   di  riappropriazione culturale di un bene storico dell’umanità; si è appuntata l’attenzione sulla sopravvivenza di labili ed enigmatici ritratti femminili, riemergenti in sottotraccia da una sorta di essudati materici allo stato di nigredo, o sulla ‘perdita di identità’ dei tanti volti che si ritrovano sui manifesti pubblicitari delle nostre città, sottoposti  a  strappi  di  occasionali  passanti  e  al  degrado  apportato  dagli  agenti  atmosferici,  che ne annullano il riconoscimento, metafora del nostro ineluttabile destino di progressiva caduta nell’anonimato; si  è  approfondito  con  mezzi  pittorici  il  concetto  di  ‘soglia’  o  ‘varco’  e  di confine  estremo  tra  l’essere  e  il nulla;  si  è  sondata  la  capacità  di  reazione  dell’osservatore  a specifici  giochi  semiseri  di  parole,  colori  e simboli grafici che rinviano ai rapporti ormai di appurata sudditanza dell’intelligenza umana nei confronti di quella artificiale; si sono approfonditi i divari tra  l’umanità indebolita dall’influenza planetaria delle grandi concentrazioni  del  potere economico,  che  circondano  la  terra  con  i  loro  marchi  di  fabbrica  a  cui  si oppongono solo più le parole ostinate e salvifiche della poesia; si è plasmata la materia organica dei colori per trarne fuori richiami coinvolgenti alla fisicità tattile del mondo reale e alle reazioni emozionali che ne possono  derivare; si è colto il significato drammatico di abbandono  e di rovina insito nell’immagine degli animali di pelouche schiacciati dal trauma di un terremoto e fissati in una smorfia semiumana di dolore; ci si è  affidati  alla  forza  comunicativa  e  gioiosa  delle  campiture  cromatiche  pure, magari  sovrapponendovi cascate  surreali  e  carnevalesche  di  tipici  bottoni  da  sartoria;  si  è rinvigorito  il  senso  ludico  delle  forme rigorosamente  geometriche  per  trasmettere  espressioni  di purezza  e  di  lucida  ritmicità;  si  è  trattato  lo spazio pittorico come superficie su cui stratificare memorie umili del tempo e degli affetti umani trascorsi, o da cui partire per un viaggio mentale nei meandri del microcosmo che si affacciano su orizzonti immaginari di  universi  al  di  là  del  visibile, o  ancora  su  cui  liberare  segni  e  vortici  lineari  ipnotici  senza  soluzione  di continuità;  e  ci  si  è posti  in  viaggio  alla  volta  di  fantastici  luoghi  architettonici  senza  tempo,  scomposti  e ricomposti in puzzle festosi per il piacere degli occhi di eterni bambini.  





lunedì 24 aprile 2017

ZOOART A.R.C.A. a Saluzzo


ZOOART A.R.C.A. 



Inaugurazione in Piazza Cavour, Saluzzo - 29 aprile, ore 11






 
"Dopo la sua permanenza a Cuneo l’ARCA sbarca a Saluzzo, all’interno di start/, dove rimarrà fino al 4 giugno ospitando l’opera dell’artista Grazia Amendola e le attività del progetto dedicato alle scuole start/ arte-gioco, nonché lo spettacolo TRENTESIMO che verrà presentato il 4 giugno alle ore 17.00.
 
In occasione dell’inaugurazione saranno presenti l’Amministrazione di Saluzzo, i rappresentati della Fondazione Bertoni e dell’Associazione Art.ur, ideatrice e organizzatrice del progetto ZOOART e l’artista Grazia Amendola che svelerà il suo lavoro per l’ARCA.
 
Al termine dell’inaugurazione si terrà una performance musicale dentro l’arena.
 
Per ulteriori informazioni e per scaricare il comunicato stampa clicca qui
 
Per vedere le foto clicca qui"




 

venerdì 21 aprile 2017

ABITARE IL MINERALE - Marianne Heier

Sabato 6 Maggio 2017, prende avvio il Simposio itinerante di ABITARE IL MINERALE, programma di incontri, performance, conferenze ed esplorazioni conoscitive che si svolge al Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea e in alcuni geositi e cave del Piemonte. Il primo appuntamento è con la performance dell’artista norvegese Marianne Heier This Is What Creates The Seasons and The Passing of The Year, and That Rules Over All Visible Things, nella spettacolare cornice della cava di gneiss Morina a Montoso (Bagnolo Piemonte, Cuneo), situata a 1.300 metri di altitudine.

Con un titolo che rimanda al mito della caverna di Platone, Heier indaga il ruolo dell’arte nella cultura occidentale attraverso un parallelo tra la dimensione estetica e quella politica, dall’antichità fino a oggi, toccando alcune delle principali questioni che investono la nostra contemporaneità, segnata dalla crisi del paradigma democratico.

La performance, realizzata dall’artista con il collettivo di danza Kunstgress, vede la messa in scena di sei sculture iconiche della storia dell’arte quali Il discobolo, la Nike di Samotracia, il gruppo del Laocoonte, interpretate da quattro danzatrici vestite con indumenti sportivi tecnici. Come una guida accompagna i visitatori all’interno di un museo o di un parco archeologico, analogamente l’artista conduce il pubblico nella cava recitando un testo ispirato, tra gli altri, agli scritti di Michelangelo Buonarroti, dello storico dell’arte Ernst Gombrich, della teorica femminista Griselda Pollock e del poeta norvegese Tor Ulven.
Nel suo discorso rivolto al pubblico, Heier coinvolge le singole “sculture”, ponendo a confronto la statuaria greco-antica e la definizione del canone e della struttura sociopolitica occidentale. Il testo evidenzia come lo sviluppo estetico della scultura - dal periodo arcaico (600-480 A.C.), allo stile classico (480-330 A.C.) a quello ellenistico (323-50 A.C.) – veda il dinamismo e la presenza di dettagli fisici e somatici aumentare di pari passo con lo sviluppo democratico e la partecipazione degli individui alle decisioni politiche. Il punto di vista della guida – Marianne Heier - si sposta di continuo nella cava/cavea, mettendo in risalto le diverse interpretazioni della storia dell’arte e dei suoi significati. La performance, che sottolinea l’importanza dell’arte per l’umanità e la sua funzione nel corso della storia, indirettamente indaga le condizioni della produzione artistica contemporanea legate alla sua autonomia e sopravvivenza a livello locale e internazionale.

Nel contesto del progetto ABITARE IL MINERALE , questa performance rimanda alle

potenzialità politiche, estetiche e narrative che abitano la materia, sia essa la massa 
immanente di una montagna o la struttura della società.

La produzione della performance è realizzata grazie al contributo di Arts Council Norway,
 KORO Public Art Norway, OCA Office for Contemporary Art Norway, Bergesenstiftelsen,
 Anders Jahres Stiftelse, Norske Kunstforeninger.

La performance si terrà Sabato 6 Maggio 2017 in due fasce orarie: alle ore 12.00 e alle 
ore 14.30 (durata 40’; lingua italiana). La partecipazione all’evento è gratuita. Dato il 
numero limitato di posti, è richiesta l’iscrizione entro il 4 Maggio.
È disponibile il servizio di bus gratuito per la performance delle ore 12.00 fino a esaurimento posti, con partenza da Torino, Piazza Castello (fronte Teatro Regio) alle 
ore 9.15 con prenotazione obbligatoria.
Iscrizioni e prenotazioni all’indirizzo: abitareilminerale@gmail.com

ABITARE IL MINERALE è un progetto realizzato da a.titolo in collaborazione con il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, a cura di Francesca Comisso, Luisa Perlo e Marianna Vecellio, con il sostegno della Compagnia di San Paolo nell’ambito del bando “Ora! Linguaggi contemporanei, produzioni innovative”.
Informazioni:
a.titolo +39 0118122634
abitareilminerale@gmail.com
www.atitolo.it

www.castellodirivoli.org

giovedì 20 aprile 2017

Domenico Olivero espone a Torino




Con la mostra collettiva _Exh#04, si chiude il ciclo annuale di Serie Inversa, programma promosso da Progetto Diogene che compie una ricognizione sul territorio piemontese alla scoperta di percorsi di ricerca artistica attualmente fuori dal circuito commerciale o istituzionale. Gli artisti selezionati per la quarta edizione del progetto, che verrà ospitato negli spazi di Via Poliziano 32 a partire dal 27 Aprile 2017, sono Francesco Del Conte, Domenico Olivero e Juan Sandoval.

Joining, di Francesco Del Conte, indaga la tradizionale tecnica di costruzione ad incastri lignei che nel corso dei secoli ha modellato l'architettura giapponese. L'opera è stata pensata e prodotta dall'artista durante i 7 mesi ospite del centro d'arte contemporanea CCA Kitakyushu in Giappone. La genesi del progetto parte dalla realizzazione di otto incastri commissionati a Toshiro Kobayashi, falegname che vive nella prefettura di Ehime. L’artista ha indagato questi oggetti con tutto il rigore metodologico che il medium fotografico concede, restituendoli come i protagonisti di un manuale d’uso che ne illustra il funzionamento attraverso la retorica di una sequenza temporale neutra e distaccata.
Ogni incastro, con le numerose parti di cui è composto, evoca e contribuisce all'armonia della costruzione, divenendo non solo testimone e paradigma funzionale del concetto stesso di architettura, ma ci invita a riflettere sulla relazione originaria che intercorre tra l’uomo, lo spazio e l’abitare. Un oggetto-parabola che custodisce una forma di conoscenza, una porzione di storia che respira nell’immagine del tempo che questi oggetti incarnano.

Con Tusiri inundu 1827 (tutto si risolve in un dubbio 1827) Domenico Olivero vuole riflettere sulla contemporaneità con spirito umanista, indagando la labilità della memoria e le nuove tecnologie informatiche. In questa occasione, la forma instabile della natura diventa memoria scultorea. Il concetto di molteplicità e creazione viene evidenziato nella relazione fra la forma fisica di una semplice palla, composta da migliaia di instabili cristalli di neve, percepita da uno scanner laser che la trasforma in un codice digitale. Attraverso un collegamento automatico a una stampante 3D il codice crea un oggetto fisico, stabile. Artificio innaturale, opera figurativa, memoria dei riflessi di luce su un corpo trasparente, forse qualcos’altro; perplessità evidenziate dalle immagine di sfondo, un cielo e un codice QR.

Il progetto Nascondere si inserisce all'interno dell'attuale ricerca di Juan Esteban Sandoval sull'oggetto scultoreo, che si pone in relazione con un contesto specifico, dove l'impatto ambientale dell'industria è particolarmente significativo e in alcuni casi disastroso. Il manufatto in mostra è il risultato di un processo di estrazione di terre e argille raccolte nella zona tra Napoli e Caserta, dove nel corso degli anni rifiuti tossici e materiali vari sono stati nascosti illegalmente in discariche legali e abusive. Il progetto riguarda inoltre un'azione consistente nel nascondere questo manufatto nel muro di una nuova costruzione in Svizzera. Nascondere riflette in modo indiretto sui rapporti contraddittori tra i livelli di legalità e illegalità di cui spesso è difficile esprimere un giudizio o una posizione. L’esito dell’intervento di Sandoval può essere letto come l’annuncio visivo di qualcosa di cui non si possiedono istanze visibili, una sorta di paradosso della rappresentazione, un modo di avvicinarsi all’oggetto di indagine che assume le sembianze di una apparizione.

durata: 20 maggio 2017
orari: gio-ven-sab h.15-19



ENG

Serie Inversa_Exh#04
April 27, 2017 at 6:30 pm
Via Poliziano 34, Turin

The group exhibition _Exh # 04 concludes the annual cycle of the Serie Inversa, a program sponsored by Progetto Diogene that carries out a survey in Piedmont to discover the artistic research paths currently outside the commercial or institutional circuits. The artists selected for the fourth edition of the project, which will be hosted in the spaces at Via Poliziano 34 starting on April 27, 2017, are Francesco Del Conte, Domenico Olivero, and Juan Sandoval.

Joining, by Francesco Del Conte, investigates the traditional building technique of wooden joining that has shaped Japanese architecture over the centuries. The work was conceived and produced by the artist during the 7 months when he was hosted at the Center for Contemporary Art CCA Kitakyushu in Japan. The genesis of the project began with the commissioned construction of eight joinings by Toshiro Kobayashi, a carpenter who lives in the prefecture of Ehime. The artist has investigated these properties with all the methodological rigor that the photographic medium grants, turning them into the protagonists of a user manual that shows how joining is done through the rhetoric of a neutral and disengaged timeline.
Each dovetail joint, with the numerous parts of which it is composed, evokes and contributes to the harmony of the building, becoming not only a witness and functional paradigm of the concept of architecture itself, but also invites us to reflect on the original relationship between mankind, space, and habitation. An object-parable that contains a form of knowledge, a portion of history that breathes in the image of time that these objects embody.

With Tusiri inundu 1827 (everything is resolved in doubt 1827) Domenico Olivero reflects on contemporaneity with humanistic spirit, investigating the fragility of memory and the new information technologies. On this occasion, the unstable form of nature becomes sculptural memory. The concept of multiplicity and creation is highlighted in the relationship between the physical form of a simple ball, made up of thousands of unstable crystals of snow, perceived by a laser scanner which converts it into a digital code. Through an automatic connection to a 3D printer, the code creates a stable physical object. An unnatural artifice, a figurative work, the memory of the reflection of light on a transparent body, or perhaps something else; perplexity is highlighted by the background images, a sky, and a QR code.

The project Nascondere (Hiding) is part of Juan Sandoval's current research on the sculptural object, which arises in connection with a specific context, where the environmental impact caused by industries is particularly significant and in some cases disastrous. The artifact on display is the result of a process of extraction of soil and clays collected in the area between Naples and Caserta, where over the years various materials and toxic waste have been illegally hidden in legal and illegal dump sites. The project also concerns a significant action of hiding this artifact in the wall of a new building in Switzerland. Hiding indirectly regards the contradictory relationship between the levels of legality and illegality, about which it is often difficult to express an opinion or position. The outcome of Sandoval's intervention can be read as visual announcement of something for which there are no visible instances, a kind of paradox of representation, a way to approach the object being investigated which takes on the shape of an apparition.


** PROGETTO DIOGENE 
http://www.progettodiogene.eu/

martedì 18 aprile 2017

Moira Franco espone a Lubljana


LO  SPECCHIO,  IL BERSAGLIO

Moira Franco / Aleksander Velišček

a cura di Francesca Lazzarini



20 aprile  - 23 maggio 2017
inaugurazione giovedì 20 aprile, ore 19.00


Istituto Italiano di Cultura di Lubiana

Breg 12 - Ljubljana (Slovenia)






[dal comunicato stampa]

L’Istituto Italiano di Cultura di Lubiana, in collaborazione con la Galleria MLZ Art Dep di Trieste, è lieto di annunciare l’inaugurazione della mostra Moira Franco | Aleksander Velišček. Lo specchio, il bersaglio, a cura di Francesca Lazzarini, che si terrà giovedì 20 aprile alle ore 19.00, nella sede di Breg 12 a Lubiana.
Come il racconto di Italo Calvino da cui il titolo della mostra è tratto è basato su un’opposizione tra mondo interiore ed esteriorità, tra ciò che è manifesto e ciò che è invece invisibile, la mostra esplora, attraverso il genere del ritratto, la complessa relazione tra sfera privata e dimensione pubblica, tra emotività e razionalità.
Le opere di Moira Franco sono ritratti intimi, che raffigurano amici o persone a lei vicine ed elementi dell’universo simbolico da esse evocati nell’artista. Spesso organizzate in forma di dittici, e realizzate attraverso tecnica mista (biro, acrilico, bitume, grafite e collage su carte), creano un cortocircuito tra visibile e invisibile mostrando i volti e la fisicità di queste persone ma al contempo aprendo spiragli sulla loro parte privata, più irrazionale e onirica.
Aleksander Velišček presenta invece una serie di volti di pensatori e figure iconiche del mondo moderno e contemporaneo. Da Michel Foucault a Simone De Beauvoir, da Noam Chomsky a Simone Weil, passando tra gli altri per Franz Kafka, Francis Bacon e Mario Monicelli, l’installazione include scrittori, filosofi, registi ed artisti, uomini e donne che hanno scandagliato le regole e i meccanismi della nostra società, sfidato talvolta gli schemi costituiti, argomentato su questioni rilevanti come il potere, il genere, la libertà, il controllo.
Se i loro volti, colti da Velišček in espressioni intense e spesso nell’atto di emettere grida sorde, tradiscono attraverso la stratificazione di materia pittorica la loro natura carnale ed umana e con essa la loro implicita fallibilità, la scatola che torna ricorrente nelle opere di Moira Franco ricorda che il nostro corpo, la nostra fisicità di essere umani è un involucro, talvolta inadatto a contenere e accogliere la complessità del mondo interiore.

Moira Franco è nata a Cuneo, in Italia, nel 1978; vive e lavora a Oncino (Cn). Ha studiato all'Accademia Albertina di Belle Arti di Torino. I suoi lavori sono stati esposti alla 54 ª Biennale Di Venezia Padiglione Italia; a MANIFESTA 9 Parallel Event in Belgio; al MEAM - Museo Europeo d'Arte Contemporanea di Barcellona. Sono stati inoltre presentati nelle mostre The Berlin Wall, presso The Promenade Gallery di Valona, in Albania; White Box alla Galleria Biasutti; Ordo Amoris alla Galleria Raffaella De Chirico Arte Contemporanea; Three Women Show alla Galleria Ramfjiord di Oslo; Moira Franco alla Galleria Saavedra di Barcellona; Delicartessen alla galleria Montoriol di Barcellona. È stata selezionata come partecipante per il IV Premio Cairo Communication, al Combat Prize e nel 2014 al Mod Portrait a Barcellona. Nel 2015 ha vinto il primo premio Stipendustilling di Oslo. Nel 2016 è stata selezionata ed ha partecipato alla residenza artistica ESKFF al MANA Contemporary a Jersey City – New York.
Aleksander Velišček è nato nel 1982 a Šempeter pri Gorici, in Slovenia; vive e lavora a Nova Gorica. Nel 2010 si è laureato in Arti Visive e discipline dello spettacolo all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Nel 2012 è stato artista in residenza negli atelier di Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia. Nello stesso anno ha vinto il Premio Mariuccia Paracchi Testori, dopo aver partecipato alla collettiva Giorni Felici, a Casa Testori. Nel 2015 è stato artista in residenza presso Viafarini, Milano; Dolomiti Contemporanee, Borca di Cadore; Cité Internationale des Arts, Parigi. Ha partecipato a mostre personali e collettive in Italia, Slovenia, Croazia e Austria, tra cui: Shit & Die, a cura di Maurizio Cattelan, Myriam Ben Salah and Marta Papini (Torino, 2014) e Biennale Architettura Venezia 2016, a cura di Albanian Pavilion. È co-fondatore del collettivo Associazione Fondazione Malutta.