Espressioni d’arte in divenire a Bene Vagienna
Sesto appuntamento della rassegna GrandArte
30 aprile - 25 giugno 2017
Inaugurazione domenica 30 aprile ore 11
Palazzo Lucerna di Rorà
via Roma 125 - Bene Vagienna (Cuneo)
[dal comunicato stampa]
La mostra presenta opere di ventidue pittori e scultori dell’associazione culturale Magau è curata da Enrico Perotto, in collaborazione con Michelangelo Fessia. Resterà aperta dal 30 aprile al 25 giugno 2017 con i seguenti orari: sabato dalle 15,00 alle 18,00; domenica dalle 10,00 alle 12,00 e dalle 15,00 alle 18,00. Si tratta del sesto appuntamento della rassegna provinciale “grandArte 2016/2017 – identità perdute?”
Dal testo di presentazione di Enrico Perotto
La mostra Espressioni d’arte in divenire risponde alla volontà degli artisti dell’Associazione Culturale Magau di accogliere l’invito di GrandArte 2017 proponendo il frutto aggiornato delle riflessioni e delle successive rielaborazioni grafiche, fotografiche, pittoriche e scultoree di ciascun associato sul tema delle Identità perdute. Nella sede del Palazzo Rorà di Bene Vagienna si potrà quindi entrare in contatto con un ampio e variegato panorama di immagini che interpretano liberamente l’argomento dato, attraverso la suggestione di svariate tecniche e specifici atti formativi con cui concretizzare frammenti di verità e di sopravvivenza della bellezza, tante volte offese o negate ai giorni nostri. Le ventidue personalità tra pittori e scultori del Magau che partecipano al progetto espositivo sono Valeria Arpino, Gemma Asteggiano, Cristina Bollano, Cesare Botto, Walter Canavesio, Chiara Cinquemani, Cornelio Cerato, Mario Conte, Christian Costa, Roberto De Siena, Marina Falco, Giulio Fantone, Cristiano Fuccelli, Adriana Giorgis, Franco Marabotto, Paola Meineri Gazzola, Corrado Odifreddi, Massimo Ovidi, Paolo Peano, Carla Siccardi, Claudio Signanini e Luigi Sostegni. Tra loro si ritrovano esponenti di generazioni diverse, con esperienze e modalità espressive di varie caratterizzazioni, che si possono ricondurre agli esempi più qualificati dei linguaggi figurativi, astratto-informali e post-mediali dell’arte contemporanea. L’esito creativo che scaturisce dal dialogo e dal confronto tra ciascuno di loro sorprende ogni volta ed è sempre stimolante, per quel tanto di passione civile e insieme estetica che li accomuna. Con sensibilità artistiche differenti, pertanto, sono stati presi in considerazione i fatti tragici dei ‘viaggi della speranza’ che sono quotidianamente alla ribalta della cronaca quotidiana; si è fatto riferimento al vissuto femminile e alla continua messa in discussione dei valori della sua identità; ci si è accostati ai fattori generativi del mondo naturale, considerandoli come elementi di ispirazione e di comunicazione di stati psicologici piacevoli e rigeneranti per la mente dell’osservatore; si sono considerati i funesti atti di follia distruttiva di insediamenti urbani di antica memoria, come quello di Palmira, come gesto di riappropriazione culturale di un bene storico dell’umanità; si è appuntata l’attenzione sulla sopravvivenza di labili ed enigmatici ritratti femminili, riemergenti in sottotraccia da una sorta di essudati materici allo stato di nigredo, o sulla ‘perdita di identità’ dei tanti volti che si ritrovano sui manifesti pubblicitari delle nostre città, sottoposti a strappi di occasionali passanti e al degrado apportato dagli agenti atmosferici, che ne annullano il riconoscimento, metafora del nostro ineluttabile destino di progressiva caduta nell’anonimato; si è approfondito con mezzi pittorici il concetto di ‘soglia’ o ‘varco’ e di confine estremo tra l’essere e il nulla; si è sondata la capacità di reazione dell’osservatore a specifici giochi semiseri di parole, colori e simboli grafici che rinviano ai rapporti ormai di appurata sudditanza dell’intelligenza umana nei confronti di quella artificiale; si sono approfonditi i divari tra l’umanità indebolita dall’influenza planetaria delle grandi concentrazioni del potere economico, che circondano la terra con i loro marchi di fabbrica a cui si oppongono solo più le parole ostinate e salvifiche della poesia; si è plasmata la materia organica dei colori per trarne fuori richiami coinvolgenti alla fisicità tattile del mondo reale e alle reazioni emozionali che ne possono derivare; si è colto il significato drammatico di abbandono e di rovina insito nell’immagine degli animali di pelouche schiacciati dal trauma di un terremoto e fissati in una smorfia semiumana di dolore; ci si è affidati alla forza comunicativa e gioiosa delle campiture cromatiche pure, magari sovrapponendovi cascate surreali e carnevalesche di tipici bottoni da sartoria; si è rinvigorito il senso ludico delle forme rigorosamente geometriche per trasmettere espressioni di purezza e di lucida ritmicità; si è trattato lo spazio pittorico come superficie su cui stratificare memorie umili del tempo e degli affetti umani trascorsi, o da cui partire per un viaggio mentale nei meandri del microcosmo che si affacciano su orizzonti immaginari di universi al di là del visibile, o ancora su cui liberare segni e vortici lineari ipnotici senza soluzione di continuità; e ci si è posti in viaggio alla volta di fantastici luoghi architettonici senza tempo, scomposti e ricomposti in puzzle festosi per il piacere degli occhi di eterni bambini.
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