Comprensioni
- Incomprensioni
Walter Accigliaro, Daniele Aletti, Rodolfo Allasia, Enzo Bersezio, Alessia Clema, Claudio Diatto, Guido Giordano, Daniela M. Guggisberg, Pier Giuseppe Imberti, Mario Mondino, Claudio Salvagno, Fiorenzo Sasia, Michelangelo Tallone, Gaetano Usciatta
6 - 29 ottobre 2017
inaugurazione venerdì 6 ottobre - ore 18
Palazzo Samone
via Amedeo Rossi 4 - Cuneo
[dal comunicato stampa]
La
mostra, curata da Roberto Baravalle con Massimiliano Cavallo e
Giacomo Doglio, è stata realizzata con il patrocinio del Comune di
Cuneo e resterà aperta dal 6 al 29 ottobre 2017 con il seguente
orario: giovedì e venerdì dalle 17,00 alle 19,30, sabato e domenica
dalle 15,30 alle 19,30.
La
rassegna grandArte 2016/2107 prevede la vendita delle opere in mostra
per contribuire al progetto sociale delle Case del Cuore sostenuto
dalla associazione Amici delle Case del Cuore.
Dal
testo critico di presentazione della mostra di Roberto Baravalle
Le
migrazioni attualmente in corso attraverso il mondo sollecitano anche
individualmente le persone a prendere posizione, a riflettere, ad
accettare o a respingere. Sovente, anche solo il tentativo di capire,
di comprendere costituisce uno sforzo e un impegno. La complessità e
la contraddittorietà dei fatti e degli eventi dei quali siamo
diretti testimoni influiscono sulle persone in termini di incremento
dell'ansia, dell'incertezza sul proprio ruolo e sulla propria
personalità. E' un sociale che si fa individuale, personale.
Comprendere
significa accogliere? Comprendere significa includere?
Sul
versante opposto, non comprendere genera incertezza sul nostro stesso
ruolo? Su chi siamo e dove stiamo andando? Potremmo dire che sugli
eterni interrogativi dell'esistenza gravano, oggi, incertezze
maggiori. Anche nuove paure e inquietudini, forse.
Gli
artisti sono persone normalmente dotate di “antenne” assai
sensibili. Del resto, sovente, la loro stessa arte viene definita
“difficile da comprendere”. Quindi, per loro dovrebbe essere più
agevole muoversi all'interno dei moderni labirinti, accettando e
fronteggiando le nuove sfide.
L'artista,
però, dispone spesso di un suo mondo, fatto di costruzioni
linguistiche, che talvolta guarda al passato, talvolta anticipa il
futuro. L'artista può accettare ma anche sfuggire il confronto
perché si sente e, in un certo senso, è entità autonoma e
auto-referenziale.
Nel
merito di questa rassegna, direi che è lungo tempo che Walter
Accigliaro ha scelto di raffreddare gli impulsi esterni,
pittoricamente espressionisti, il colorismo, lo scontro, per
approdare a una sorta di serenità algida, quasi distaccata: una
pittura mentale, filosofica, con il conflitto che si sviluppa
interamente all'interno dell'opera.
Ho
già scritto in passato qualche pagina forse non banale sullo stato
di tensione che è alla base delle opere di Pier Giuseppe
Imberti, artista che da sempre accetta la lotta, vivendo quasi di
conflitto. Tentativi di sistemazione formale più composta mi
sembrano transitori perché sempre allo stato di tensione, il Nostro
ritorna.
Sul
versante opposto, Rodolfo Allasia ripropone una modalità
figurativa, secondo lui imprescindibile, che ancora sembra fornirgli
gli strumenti e gli utensili per confrontarsi con la realtà
contemporanea.
Guido
Giordano è un alchimista la cui pietra filosofale, cercata e
ogni volta ritrovata nell'opera, è lo stupore di fronte alla
scrittura ignota, addirittura inventata e inesistente, quasi che
nella babele dei linguaggi attuali tutto sia legittimo, compreso un
meccanismo “tu non mi capisci perché tu ed io non vogliamo farci
capire”, e l'unica luce che si intravvede nella moderna caverna di
Platone sia una sorta di bellezza formale, di arzigogolo conquistato
quotidianamente a dura pena.
La
sensibilità femminile di Alessia Clema ci ha a lungo
ricordato che l'immagine di ognuno è superficie, specchio illusorio
se non è corredata dei portati e degli arredi che ci accompagnano.
Il senso della sua moderna forma di ritratto sembra stare oltre
l'evidenza, ridotta a persona, strumento per la voce,
amplificazione che ci permette di cogliere l'essenza di ognuno. In
questa mostra propone una forma diafana di paesaggio, una nebulosa,
all’interno della quale è arduo trovare un percorso.
Più
cerebrale e neo-avanguardista l'approccio di Claudio Diatto,
attestato sul versante di una neo – avanguardia (quella del
Novecento secondo futurista) che nei suoi lavori trova il risultato
dell'eleganza formale e le ragioni stesse della sua sussistenza.
Totale
e apocalittico è l'approccio di quel grande poeta di lingua occitana
che è Claudio Salvagno: passione per il manufatto barbaro,
rivisitazione di un'antichità universale, fiducia nella valenza
simbolica, fede in una tradizione che non è mai riuscita a diventare
accademia, perché minoritaria e non di rado perseguitata.
La
grande tradizione della pittura ottocentesca di sapore orientalista
sembra rivivere nel virtuosismo di Fiorenzo Sasia: la realtà
esterna (estera si potrebbe anche dire) va conosciuta e amata in
loco e deve essere presentata in forma oggettiva ma è essenziale
che essa sia oggetto di amore, di culto: condivisione adorata di
quelle giungle, di quei volti, di quei soli e di quelle pietre.
Discorso
a parte meriterebbero gli scultori.
La
scultura, oggi, e anche le opere qui in mostra lo testimoniano,
appare tutt'altro che una lingua morta come ebbe a definirla
il grande Arturo Martini, ai margini di un'Italia distrutta dalla
guerra e sfinita dal compromesso, per non dire dalla complicità, di
tanta intellettualità italiana con il Regime morente. Nei decenni
del dopoguerra, anzi, a testimonianza che la Storia, come la vita,
non ha mai fine, la scultura ha ripreso vigore e senso dell'essere.
Qui si presenta un bel campionario: dall'ironia e dalla passione
artigiana di Enzo Bersezio, alla scabra monumentalità di
Gaetano Usciatta, passando attraverso la raffinata politezza
dei marmi e delle pietre della coppia Guggisberg-Aletti, fino
alla salda presenza di Mario Mondino che affronta i marosi
contemporanei con una pluralità di opzioni e di soluzioni formali
che vogliono anche includere, oggi, uno sconfinamento nella pittura.
L'universo acuminato di Michelangelo Tallone sembra fare
intuire l'asperità di un cammino, le difficoltà di salita e di
risalita verso un universo accettabile. Tutto questo mentre la
dicotomia comprensione-incomprensione sembra dover restare a lungo
una cifra non episodica del nostro esistere.