lunedì 11 settembre 2017

Mostra collettiva a Carrù



Oltre le frontiere, le barriere e i limiti


Raffaella Baroni, Maura Boccato, Anna Branda, Monica Bruera, Claudio Cravero, Gloria Fava, Danila Ghigliano, Raffaella Giordana, Giulio Mosca, Luca Paolella

a cura di Alessandro Abrate

16 settembre - 1 ottobre 2017
Inaugurazione sabato 16 settembre ore 18

Chiesa della Confraternita dei Battuti Bianchi

piazza Dante - Carrù (Cuneo)






Dal testo di presentazione di Alessandro Abrate

La maturità inizia a manifestarsi quando sentiamo che è più grande la nostra preoccupazione per gli altri che non per noi stessi.
(Albert Einstein)
Mentre tu hai una cosa può esserti tolta. Ma quando tu dai, ecco, l’hai data. Nessun ladro te la può rubare. E allora è tua per sempre.(James Joyce)
Per vocazione la Chiesa della Confraternita di San Sebastiano, o Battuti Bianchi, ha avuto, nei secoli (e la sua fondazione è antecedente il XVI secolo) una particolare attenzione per le fasce sociali deboli o emarginate: i malati, i poveri, i diseredati, gli orfani erano aiutati dai confratelli che, perseguendo questa missione, avevano codificato nello Statuto precise indicazioni e regole. Pertanto non c’è luogo più indicato ad accogliere una mostra ispirata ad ‘Identità perdute’ che questo; inoltre guardare a possibili (o difficili da raggiungere?) orizzonti oltre le barriere, le frontiere e i limiti imposti-subiti-voluti dall’esistere contemporaneo si carica di singolari quanto pregnanti significati. Il tentativo di sbrogliare l’intricata matassa del tema proposto è affidata ad autori che si sono impegnati, con i loro lavori, nel suggerire messaggi, oppure cogliendo sguardi da angolazioni particolari, portandoci dentro, accanto o anche al di là dell’argomento; per tutti comunque sentito ed elaborato con personalissima sensibilità. Mai calcando la mano, sempre usando la levità. La prevalenza di interpretazioni al femminile (sette autrici accanto a tre autori) è stata puramente casuale. Infatti ho condotto la scelta degli artisti invitati in primo luogo guadando al loro personale percorso artistico; poi cercando di rintracciare il pensiero/la pulsione che anima il loro lavoro; non da ultimo cogliendo, nelle parole, nei gesti, negli sguardi di ognuno quella sensibilità in questo caso così importante per esprimere visivamente, concettualmente, o in modo anche tattile un pensiero non facile, anzi scomodo, da molte persone addirittura rifiutato. Il tentativo di confronto con l’altro, il guardare al di là delle nostre deboli certezze, il provare a capire (anzi no, a immaginare) cosa davvero spinge uomini come noi a cercare fuori dalla terra di origine una speranza, sono input che dovrebbero bastare a smuovere quella crosta di egoismo che avvolge molti pensieri e azioni della nostra società spesso cieca o bendata. Ma non è così, non è facile far passare questo messaggio. Dunque la mostra diviene un tentativo, figurato, simbolico, letterario, onirico di andare oltre. Nulla di più.



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