Venerdì 3 dicembre 2020 alle ore 18.00 in Palazzo Samone, via Amedeo Rossi 24, Cuneo, verrà inaugurata la mostra personale di Santo Tomaino dal titolo “De rerum natura”, organizzata da grandArte e curata da Michele Bramante.
Sarà visitabile dal 3 dicembre 2020 al 30 gennaio 2021, ogni venerdì, sabato e domenica dalle ore 16.00 alle ore 19.00, con ingresso libero, nel rispetto della normativa anti Covid.
L’evento si avvale del patrocinio del Ministero dei Beni Culturali, della Regione Piemonte, della Provincia di Cuneo e della Città di Cuneo e del contributo di Fondazione CRC, Fondazione CRT e del Comune di Cuneo.
In mostra due recentissimi cicli pittorici di Santo Tomaino: Cartoline e Tornammo a riveder le stelle. Cartoline prende avvio da una serie di riflessioni su di una caratteristica sempre più evidente nella nostra società occidentale: la difficoltà di uscire da un eterno presente e, quindi, la sostanziale incapacità di immaginare e di lottare per un’idea di futuro.
Proprio da qui trovano forma i paesaggi utopici delle cartoline, come risposta alla diffusa e allarmante difficoltà di esercitare creatività e immaginazione per il mondo che verrà. Gli stessi titoli degli otto dipinti del ciclo sono ripresi da luoghi di fantasia (come l’abbazia della Rosa presente nel famoso romanzo di Umberto Eco Il nome della Rosa, per fare un esempio). Ogni quadro porta il nome di una località immaginaria creata dalla penna di vari autori, sia del presente che del passato, e viene introdotto indifferentemente da un medesimo incipit “Cartoline da...”.
Il ciclo pittorico, Tornammo a riveder le stelle, nasce da un gesto naturale dell’essere umano fin dagli albori della sua storia: portare lo sguardo verso il cielo notturno ed ammirare il firmamento. Un atto, questo, carico di significato; forse, ormai trascurato a causa di un diffuso quanto spiacevole inquinamento luminoso delle nostre città moderne.
In questa serie di opere la visione del cielo si moltiplica. Si passa da una visione dal basso verso l’alto, per ridimensionare l’uomo e renderlo nuovamente una parte del Tutto, a una visione opposta, adatta a cogliere un’idea complessiva di ciò che succede sulla superficie; si prendono in considerazione una visione scientifica (espressa dal formato, identico in ogni pezzo, ricavato tramite il calcolo della sezione aurea) e una volontà visionaria, come passaggio tra diversi piani di realtà. Ogni quadro rimanda ad una differente percezione del cielo. Ma, è importante sottolinearlo, non bisogna dimenticare la natura fortemente poetica delle immagini dipinte.
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“Nelle selve delle Cartoline la percezione corre orizzontalmente, l’occhio si acquatta inseguendo la bellezza sul terreno degli agguati e degli amplessi. Con l’arte, l’uomo si è dato uno spirito e ha iniziato a guardare verso l’alto in modo diverso. Il cielo, da brivido di fulmini ed eclissi, diviene Costellazione. I dipinti della serie Tornammo a riveder le stelle, come i giardini e le selve delle Cartoline, segnano un percorso per l’uomo: dall’aumento di energia psichica nell’eccitazione sensoriale lo conducono verso uno stato di bellezza incorporea, alle stelle e oltre. Guardare ai dipinti di Tomaino è come subire la malia del pericolo, o più semplicemente di una vertigine, provando allo stesso tempo una gioia trascinante, e gradualmente affinare l’esistenza, lungo l’itinerario dal corporeo allo spirituale, con tutte le energie vitali tese nel presentimento di un’ideale Bellezza”. (Michele Bramante)
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De rerum natura di Santo Tomaino rappresenta la mostra introduttiva della rassegna grandArte 2022 Help che coinvolgerà con i suoi eventi tutta la provincia di Cuneo nell’arco dell’intero 2022 e che rappresenta la nuova edizione di grandArte 2016/2017 – identità perdute? che aveva messo insieme, in quei due anni, 14 associazioni e una galleria, l’intervento di 14 curatori, l’adesione di 13 Comuni e l’organizzazione di 15 mostre con la presentazione di 86 artisti.
L’edizione del 2022 dotata di una serie di appuntamenti ancora più nutrita, verrà presentata ad inizio anno. Essendo il tema della rassegna focalizzato sulle tragedie del mondo attuale e sulle sue contraddizioni, non era facile trovare un artista che potesse essere particolarmente rappresentativo, non solo per i contenuti del suo lavoro, gli oggetti delle proprie riflessioni o denunce, ma anche rispetto al modo di affrontarli. La scelta che invece si è orientata su Santo Tomaino è sembrata particolarmente idonea per vari motivi, a partire dalle ragioni di carattere etico legate al suo percorso di vita personale ed artistica. Santo Tomaino, già affermato a livello nazionale fin dagli anni ’80, si è poi con fermezza quasi fatto da parte, in polemica con il sistema dell’arte contemporanea. Da allora ha esposto raramente, opponendosi alle logiche della produzione e del mercato in cui si perde spesso il valore della creatività in nome della provocazione fine a se stessa.
Nella sua produzione, poi, Santo Tomaino ha, soprattutto negli ultimi anni, indagato a fondo l’universo vegetale e animale attraverso una visione poetica e quasi onirica, nella quale intervengono citazioni e riferimenti letterari. Una sua “natura” che diventa per lui il modo di mettere a nudo fragilità, piccolezze e limiti dell’uomo.
A questo bisogna infine aggiungere la sua straordinaria capacità di lavoro, la sua pittura tecnicamente magistrale e très cultivée, come ricordava Enzo Biffi Gentili nella presentazione de “I giardini artificiali” (2), capace di esprimersi senza esitazioni anche su dimensioni decisamente considerevoli con assoluta padronanza e raro mestiere.
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Santo Tomaino è nato a Carlopoli (Cz) nel 1954. Nel 1960, si è trasferito in provincia di Torino con la famiglia.
A Torino ha frequentato il Liceo Artistico e l’Accademia Albertina delle Belle Arti, diventando poi insegnante di Discipline pittoriche al Liceo Artistico “Renato Cottini”.
Ha conosciuto Francesco Franco, da cui ha appreso le tecniche incisorie, e Piero Ruggeri, dalla cui opera pittorica è rimasto profondamente colpito. Si è impegnato nel campo del fumetto, dell’illustrazione, della calcografia e delle svariate tecniche di stampa, così come della ceramica, del vetro e della scenografia.
Gli anni della sua formazione sono coincisi con il manifestarsi sulla scena artistica torinese delle neoavanguardie, dall’Arte Povera all’Arte Concettuale, ma i suoi interessi culturali sono stati guidati piuttosto da un urgente bisogno di ricucire il dialogo con l’arte moderna e le stagioni pittoriche del Novecento di tendenza espressionista. A partire dal 1983, si è avvicinato alla pittura figurativa, sospesa sul vuoto dell’astrazione e intrisa di metafore e sentimenti, aspirazioni e fantasie che svelano i significati nascosti dell’esistenza. Ha sviluppato, quindi, un’ulteriore fase artistica, più visionaria, incentrata su una rappresentazione epica e spettacolare della realtà, ma al tempo stesso colta e allusiva, che include anche la fascinazione per lo studio degli effetti onirici e alterati della percezione. Nella sua pittura, i rimandi al mondo esterno si intrecciano con le figure della memoria, con elementi legati alla condizione psicologica e a quella costellazione di miti e archetipi che fanno la storia dell’uomo.
Ha tenuto numerose esposizioni personali e collettive in Italia e all’estero, fra le quali si ricordano quelle svoltesi presso la Galleria Marco Noire e la Galleria La Bussola a Torino, la Galleria Aroma a Berlino, il Palazzo dei Priori a Perugia, il Castello di San Giusto a Trieste, la Romberg Arte Contemporanea a Latina, la Basilica di Santa Croce a Firenze, il Museo Carlo Bilotti a Roma e il Castello di Racconigi (Cn).