giovedì 14 dicembre 2023

I Grandi Maestri del Barocco e Caravaggio

Maddalena in Estasi, 1606 c, Caravaggio, collezione privata

 Presso l'ex Chiesa di Santo Stefano, nel cuore di Mondovì, prende avvio la mostra “I Grandi Maestri del Barocco e Caravaggio" ideata da Piemonte Musei.

La mostra, che durerà fino al  1 Maggio, è curata da Pierluigi Carofano, presenta una serie di selezionate opere di Rubens, Ribera, Giordano, Preti, Reni, Van Dyck, Da Cortona, Suttermans, Dolci, Furini e Sirani per narrare dell'evoluzione pittorica nell'epoca barocca.

 Il fulcro dell'evento espositivo è però l’iconica “Maddalena in Estasi” un capolavoro di Michelangelo Merisi, noto come Caravaggio, che affascina per la sua drammaticità e maestria pittorica.


Note di Lorenzo Barucco e Michelangelo Giaccone sulla chiesa di Santo Stefano

Incastonata tra i palazzi dell’antica Contrada Longa (oggi via Sant’Agostino), la chiesa di Santo Stefano fu edificata nel XVIII secolo dalla Confraternita dei Disciplinanti Bianchi sul sito ove un tempo sorgeva una chiesa più antica, forse risalente al Quattrocento, ma da tempo in pessime condizioni.

Il 3 novembre del 1701, alla presenza del vescovo di Mondovì Monsignor Isnardi, prendeva avvio il cantiere della nuova chiesa. I lavori di costruzione dovettero procedere piuttosto velocemente dato che già nel 1715 la chiesa era pronta per essere officiata. Il nome dell’architetto che la progettò è tuttora ignoto, ma è certo che nel 1716 Francesco Gallo (architetto di Mondovì legato alla corte torinese) veniva chiamato per una valutazione dei lavori eseguiti. Anche se non verificabile, è alquanto suggestiva e plausibile l’ipotesi che il disegno della chiesa fosse stato eseguito proprio dal Gallo, il quale nel 1748 progettò il campanile della stessa.

All’interno, la pianta della chiesa presenta un impianto centrale strutturato in moduli. L’ampio spazio quadrato del centro si chiude in alto con una cupola vagamente ottagona formata da spicchi dipinti e coronata in cima da un cupolino ottocentesco. I pochi resti della decorazione interna si sono conservati pressoché solo nella parte alta. Si dispiegano decorazioni a stucco lungo i cornicioni e i pennacchi, forse realizzate dall’equipe lombarda dei Beltramelli, stuccatori largamente attivi nel territorio monregalese del Settecento. Nei quattro pennacchi sono dipinti putti con ghirlande vegetali, mentre lungo il cornicione (alla base del tamburo) si alternano quattro cartigli dipinti a monocromo raffiguranti i padri della Chiesa. In ultimo, sulla parete destra, si vedono ancora i resti di un altare laterale dipinto a parete (dell’altar maggiore in marmo che era posto sin dal 1718 nel coro della chiesa non vi è più traccia).

All’esterno, invece, la chiesa si presenta con un’imponente facciata concava edificata negli anni ’70 del Settecento. Resa maggiormente plastica grazie alla presenza di lesene, colonne e un aggettante cornicione, la facciata ospita quattro nicchie dove prendono posto le statue dei Santi della Confraternita.

La chiesa fu sconsacrata nel 1912 e quindi trasformato in teatro cittadino. Durante la Seconda guerra mondiale fu invece occupata dai tedeschi che la sfruttarono come deposito di armamenti. Scampata ai bombardamenti del 1945 e a un azzardato progetto di restauro degli anni ’80, l’ormai ex chiesa di Santo Stefano fu protagonista di una serie di campagne di restauro iniziate alla fine del secolo scorso e continuate sino allo scorso anno, quando finalmente è stata restituita alla cittadinanza.


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