CLAUDIO SIGNANINI
AUTOREFERENZIALE
20-21 / 27-28 maggio 2017
Salone della Confraternita
Piazza Caduti Partigiani - Robilante (Cuneo)
Claudio Signanini
La pittura come segno e via alla bellezza interiore
...ogni idea è già un’azione,
ed ogni azione possiede in sé energia e valore spirituali.
G. Pasqualotto, Estetica
del vuoto. Arte e meditazione nelle culture d’Oriente
La pittura attuale di Claudio Signanini ha intrapreso nuovi percorsi
formali che rispecchiano nuove modalità espressive più apertamente
fondate sul linguaggio dell’astrazione ricondotto all’essenza dei
valori pittorici, attraverso l’esercizio del segno e del gesto
calligrafico intesi come esperienza di meditazione e ricerca di sé.
L’artista cuneese, quindi, ha mutato il suo riconosciuto baricentro
iconografico, con cui ha riflettuto sull’immagine dell’identità
femminile, ritrovata variabilmente sottotraccia, al disotto cioè di
mascheramenti pittorici che avvolgono il giovane sembiante in aloni
tenebrosi, indefiniti ed enigmatici. Domina sempre e comunque la
materia, ora traslucida ora opaca, dei suoi neri pastosi che si
increspano in superficie e rifluiscono poi in striature più sciolte
e leggere, richiamando alla mente il “nero intenso” dei dipinti
di Manet o l’”oltrenero” adottato per le sue tele da Pierre
Soulages.
Con le sue opere riunite sotto il titolo di Autoreferenziale,
Claudio è approdato così sui territori smaterializzati
dell’aniconico, dove l’osservatore non è invitato a vedere, ma a
percepire tracciati eseguiti con indiscutibile capacità esecutiva,
tanto da far pensare alla concezione giapponese del geinô,
cioè dell’arte come esecuzione o azione concreta, finalizzata
all’espressione e alla ricerca del Sentiero che porta alla
conoscenza di sé.
Inoltre, non si è poi così distanti dagli stessi significati
sottesi ai termini giapponesi wabi-sabi, con cui si indica
l’estetica dell’umiltà, dell’asimmetria, dell’imperfezione,
della bellezza fatta di disgregazione, di cose erose, ossidate,
graffiate, intime, ruvide, terrose, evanescenti, incerte, effimere.
Nei lavori recenti di Signanini, si assiste, insomma, a un fare
pittura con mezzi austeri, astraenti, ridotti a semplici ed
essenziali diagrammi lineari. Siamo pertanto chiamati a entrare in
profondità nei reconditi dell’animo umano, dove restano celate le
nostre aspirazioni o le nostre verità, in aspetto di monogrammi
alfabetici oscuri, di soffuse fonti di luce, di punti o sfere
centrali pulsanti di colore rosso vivo.
Ecco allora aprirsi di fronte a noi un vero e proprio salto nel vuoto
assoluto di una pittura che esibisce la bellezza dei segni ruvidi,
fluidi, erosi, terrosi, eterei, graffiati, e ci appare una scrittura
armoniosa ed esoterica, dissolta in trame libere di pennellate
imbevute di nero di china. Tra di loro si urtano e si intersecano via
via, insistendo a sovrapporsi le une alle altre, sino a formare al
centro dello sfondo più chiaro o più scuro una sorta di ‘finestra’
irregolare, che incornicia sia stringenti opposizioni di pieni e di
vuoti, sia animati contrasti di emblematici rossi che si accampano
sui neri.
E tutto comunica sensazioni di fragilità, indecisione, oscurità,
abbandono, fuga, concentrazione, che non sono altro che vie o
sentieri espressivi dell’interiorità.
Enrico Perotto
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