venerdì 6 luglio 2018

Take me a question - Marco Maria Zanin



​L'arte pubblica, in quanto luogo di raccolta per le persone, funge da modello per la città. Reintegrando questo modello proveniente da un altro tempo, l'arte pubblica ristabilisce gli spazi popolati che portano a discussioni che portano a dibattiti che portano a riconsiderazioni che portano alla risoluzione. In un mondo di centri commerciali, l'arte pubblica ristabilisce la piazza. (Vito Acconci)


Quello del “demuseo” è un paradigma dal quale Marco Maria Zanin parte per rileggere il valore estetico, formale e concettuale di una serie di oggetti. Molto spesso di tratta di materiali che appartengono alla cultura popolare. Elementi carichi di significati sia da un punto di vista affettivo che materiale, legati in maniera ancestrale alla tradizione rurale e contadina. L’artista decide così di lavorare su un processo di decontestualizzazione che ne ridefinisce la forma e il significato. Gli oggetti smettono di essere quello che erano per diventare una nuova presenza carica di un’inedita dimensione semantica.

Per il suo intervento nell’ambito di “Take me a question”, Marco Maria Zanin ha individuato alcuni oggetti contenuti nell’archivio del Museo di Etnologia a Lisbona. Si tratta di tre elementi circolari forati, originariamente impiegati come pesi di terracotta per le reti da pesca.

Procedendo ad assemblare questi oggetti, in un modo che non ha nulla a che vedere con il loro contesto di origine e con la loro funzione reale, Marco Maria Zanin ne ridisegna l’identità.
Quello che ora osserviamo è una sorta di scultura votiva collocata in un tempo e uno spazio altro. Così fancendo, l’artista carica queste presenze di una nuova simbologia, di un nuovo potere estetico e di un nuovo valore affettivo. Dall’essere supporti funzionali alla pesca del pesce si sono trasformati in un piccolo tomem appartenuto a qualche civiltà antica.

Questa locandina, con i dati tecnici della piccola scultura, è la riconfigurazione del paradigma museale tradizionale, che ci permette di vedere un oggetto in maniera non convenzionale. Alla voce “Valore immateriale” sono elencate parole come fede, disciplina, unione famigliare, responsabilità. Termini che identificano l’universo simbolico dell’oggetto precedente e che caricano la scultura di un potere magico-rituale. 

Con questo intervento Marco Maria Zanin porta avanti una ricerca legata al mondo delle ‘radici’, del mito e dell’archetipo da una parte, e i fenomeni delle sovrastrutture dell’epoca contemporanea dall’altra.
La fotografia è lo strumento in grado di riallacciare la realtà fisica a spazi metafisici che si mescolano con i luoghi più profondi dell’identità umana, dove il silenzio, più di ogni descrizione, è la via per avvicinarci a toccare ciò che ci circonda. In questo ‘spazio fusionale’, in cui passato e presente si sovrappongono, si apre anche la possibilità di costruire un canale tra le due temporalità, tra lo spazio dove affondano le radici e lo slancio del mondo contemporaneo, affinché l’uno possa nutrire l’altro, affinché si possa osservare con più consapevolezza cosa muove i comportamenti contemporanei, e verso quale direzione. 

Marco Maria Zanin nasce a Padova nell’ottobre del 1983. Si laurea prima in Lettere Moderne e poi in Diritti Umani, successivamente partecipa ad un percorso post laurea in Psicologia. Sviluppa contemporaneamente l’attività artistica, e compie numerosi viaggi e soggiorni in diverse parti del mondo, mettendo in pratica quell’esercizio di ‘dislocamento’ fondamentale per l’analisi critica dei contesti sociali, e per alimentare la sua ricerca tesa a individuare gli spazi comuni della comunità umana. Mito e archetipo come matrici sommerse dei comportamenti contemporanei sono il centro della sua indagine, che si snoda sull’osservazione della relazione tra l’uomo, il territorio e il tempo. Sceglie come strumento privilegiato la fotografia, che è spesso usata mescolando tecniche diverse e superando i confini di altre discipline artistiche.

Al momento collabora con due gallerie, in Italia con Spazio Nuovo di Roma e in Svizzera con Photographica Fine Art di Lugano. Le sue opere sono contenute anche nelle seguenti collezioni: MART – Museo di Arte Moderna di Trento e Rovereto; SPM – Salsali Private Museum, Dubai; GAM – Galleria d’Arte Moderna, Genova; Archivio Italo Zannier, Venezia.


UN PROGETTO DI INTERAZIONE TRA ARTE E SPAZIO PUBBLICO 
CARAGLIO (CN) / MARZO-DICEMBRE 2018
MARCO MARIA ZANIN / 7 - 29 LUGLIO 2018
CESTINO PUBBLICITARIO - VIA ROMA 83 - CARAGLIO

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