mercoledì 29 giugno 2022

Magliano Alfieri d'arte


Lo storico Castello di Magliano Alfieri ospita una bella mostra diffusa curata da Il FONDACO in collaborazione con l’Associazione URTIJA - PROVINCIA SPONTANEA  

Nella Chiesa dei Battuti Rossi Anna Valla, raggruppando tele di un precedente lavoro del 1983, ha  realizzato un suggestivo lavoro dal titolo “ LUCUS “ -  bosco sacro, luogo di culto delle antiche religioni  europee  romana,  greca,  celtica...  I  Romani  davano  ai  boschi  sacri  il  nome  latino  di  “LUCUS”  o  “NEMUS” distinguendoli dai boschi privi di valore sacrale che venivano chiamati “Silva”. 

 L’allestimento è composto da 10 opere di cui 4 di grande formato, dipinte su tela grezza con varie  tecniche, tipiche del suo lavoro. Il progetto è accompagnato da un testo introduttivo del poeta  e  scrittore Tiziano Fratus. 

Nella Torre del Castello Livi Ninni, Ivan Manzone e Giorgio Racca espongono opere fotografiche e  una installazione site specific di Livio al centro di una delle stanze della Torre. 

Livio  Ninni, interviene  con  una  installazione site  specific,  l’opera  dialoga  nello  spazio  con  le sue fotografie alle pareti, esposte con uno straordinario e personale allestimento. 

Le sue fotografie contengono interventi pittorici, i rami dipinti, ad esempio creano uno scambio tra  immagine e materia.  

Si crea in questo modo un legame tra le architetture e le prospettive delle strutture rappresentate e  le trasformazioni a cui sono sottoposte. 

Le  opere  puntano  quindi  a  generare  nel  pubblico  una  percezione  sintetica  verso  l’essenza  stessa  del luogo e la sua trasformazione, in uno scambio continuo tra immagine, materia e tempo. 





Ivan Manzone

fotografo “puro” colloca la figura umana all’interno di strutture fatiscenti e decadenti, luoghi con  un  fascino  enorme  ma  dimenticati  e  lasciati  soli  nel  buio  più  profondo.  Utilizza  il  linguaggio  fotografico come mezzo per esprimere le proprie emozioni oltre che le proprie visioni. 

Interessato al corpo umano, lo trasforma nel soggetto d’elezione della sua ricerca, cogliendolo a  favore della luce naturale e preferibilmente nel contesto di luoghi abbandonati.

Nei suoi scatti i corpi femminili circondati dalle rovine di quelle che un tempo erano fastose dimore,  vengono, come in una rappresentazione teatrale, illuminati da una luce che accende la scena e  svela l’invisibile.  

Giorgio  Racca presenta  quattro  fotografie  dal  titolo  “Mutamenti”  opere  realizzate  partendo  da  una ricerca su Around I Ching L’antico libro dei mutamenti

“Around   I   Ching   è   un   tratto   del   percorso   verso   la   conoscenza   di   me   stesso,   verso   la  consapevolezza di come tutto ciò che si è sommato dentro di me muta e mi muta. Ma è anche un  viaggio  nell’inconscio.  Un  viaggio  nella  casualità,  guidato  dalla  casualità,  secondo  la  saggezza  cinese, più significativa della legge generale.”

Si dedica alla fotografia d’autore che lo porta a collaborare con importanti curatori e galleristi, ma  negli ultimi anni ha approfondito un percorso di artista come autore di fotografia e opere digitali,  anche contaminate dalla pittura.

Tra  i  maestosi  trompe  l’oeil  della  Cappella  gentilizia  del  Castello Ugo  Giletta presenta  una  serie  di  sculture in cera, enigmatiche e misteriose, e un piccolo video del suo lavoro.  

Le  sculture,  i  suoi  umani  volti  riflettono  le  ombre  di  alcuni  luoghi  nascosti  dell’animo  umano:  sostanze “perse” nella e della contemporaneità del mondo. Ugo ci trasporta in una dimensione di  coscienza,   ci   fa   prendere   consapevolezza,   di   quella   ruvidità   e   angoscia   che   fa   parte  dell’esperienza umana.  

Ed eccoli lì i suoi volti, ad osservarci, in fila, a parlarci schierati e a confessarci un po' di Verità. Una  condizione di mero esistere, che forse non vi piacerà. Ma non è forse proprio il compito dell ! Arte di  rendere lo spettatore " meno solo” nel suo provare? Ugo riesce a raccontare una parte di noi, che  non  possiamo  nascondere  -  anche  se  spesso  ci  proviamo  –  un  luogo " invisibile”  che  lui  ha  reso  visibile e che anzi, addirittura, ci interroga e ci chiede come mai lo nascondiamo. 



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