Sabato 11 giugno dalle 15 alle 18 a Palazzo Samone, via Amedeo Rossi n. 4, sarà aperta al pubblico, con inaugurazione alle ore 17, l’installazione collettiva interattiva e itinerante Metamorphoseon. Tra immaginario e realtà.
“La Foresta degli sguardi” in cui prendono vita le opere dei fotografi: Sabrina Scanu, che realizza il suo bosco in una delle accezioni metaforiche più frequenti dell’immaginario collettivo, cioè come il luogo dello smarrimento, dell’ignoto e della rinascita; Andrea Caliendo per cui il bosco, che per sua natura è misterioso e accattivante, si presta a molte interpretazioni. E’ un ambiente onirico ed evanescente nel quale tutto muta e si trasforma sotto gli occhi di chi lo guarda. Marta Valls invece ci parla di sentieri intricati, di un bosco sospeso tra magia e mistero, dell'ansimare di una corsa liberatoria, della metamorfosi nell'acqua cristallina e afferma: “Non sono forse questi alcuni essenziali ingredienti delle fiabe tradizionali?”; Daniela Ceppa per la quale, essendo tutto soggetto al cambiamento, l'elemento acqua si presenta in quanto idea polivalente, sia come moto perpetuo che testimonia il passare incessante delle trasformazioni, sia nella sua accezione di specchio nel quale riflettere tutto ciò che porta con sé le orme del tempo. “E come la Natura muta e si rispecchia, quasi a volersi riconoscere nel trascorrere del tempo, così pure l'uomo, che di natura è fatto, legge sé stesso laddove l'anima ritrova le onde che essa si porta dentro”.
“Il Diorama” realizzato grazie alla collaborazione della digital painter Claudia Cravero e della fotografa Daniela Ceppa. Claudia Cravero, interpreta il sottobosco, che sta a contatto con le radici, in basso, vicino ai segreti nascosti della terra. Che muta con il mutare delle stagioni e dà forza alle sue creature metamorfiche, che assumono così il colore delle foglie, della neve e della nebbia. Daniela Ceppa in questo caso, ha preferito proporre un suo personalissimo bosco “di alberi che non hanno confini o un traguardo da raggiungere. Di alberi trasparenti e concreti, eterei ed eterni, silenziosi e sempre presenti”.
“La Montagna delle ombre”, installazione di Video Art realizzata dalla curatrice Margherita Caliendo in collaborazione con l’Associazione “Neomenia Project”, dove in un ambiente innaturale, le ombre di un ancestrale passato ci chiamano, coinvolgendoci. Dove il Rito, legato alla nostra origine assopita, la Natura e l’Arte interpretate attraverso la danza, vengono citati come cura della contemporaneità, antidoto per l’umanità contro un’amnesia collettiva del passato, perché, come sostiene Martina Deputato, “siamo tutti germogli di uno stesso seme”.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.