THIS MUST BE THE PLACE
Azioni performative del sentire
Jimmy Rivoltella, Silvia Pastore, Valentina Cei, Davide Fasolo
a cura di Claudio Lorenzoni, il Purgatorio
26.9.2020 ore 19.26
Santo Stefano Belbo (Cuneo)
[dal comunicato stampa]
“Le pietre possono essere utilizzate come marcatori di tempo o distanza, oppure esistere come parti di una scultura enorme, eppure anonima. Lungo una camminata in montagna, si potrebbe realizzare una scultura oltre le nuvole, forse in una regione remota, conferendo libertà immaginativa sul come, o dove, si possa fare arte nel mondo”
Richard Long
Il progetto, iniziato nel febbraio 2019, voleva proporre, attraverso attività podistiche in pianura, maratone ed ultramaratone, una riflessione sul corpo umano sia dal punto di vista come strumento con cui si prende coscienza del nostro essere al mondo e si costruisce la propria identità sia come potente interfaccia di comunicazione che ci consente di intessere relazioni con gli altri e di presentarci al mondo.
Nel marzo 2020, a pochi mesi dall’inaugurazione, la pandemia, di cui oggi siamo tutti vittime, ha portato ad un radicale ribaltamento dei concetti di fondo del progetto.
Se nella prima fase, oggetto principale della ricerca era l’azione, l’arte del correre (runscapes se si vuole coniare un neologismo) attraverso la quale gli artisti coinvolti avrebbero dovuto “raccontare” con la loro arte (Fasolo-video / Pastore-foto / Cei-scrittura) la performance di Rivoltella con il Covid-19 i ruoli si sono strettamente interconnessi e ciascuno di loro ha virato su una personale interpretazione dell’azione più o meno condizionata dalle restrizioni alla circolazione.
Movente di tutto il rapporto di dipendenza e di reciprocità tra uomo e natura, pensiero e materia, astratto e concreto, vita e morte.
Se in origine il focus era quello di raccontare il potere comunicativo e simbolico del corpo, vissuto sopratutto attraverso l’attraversamento fisico del paesaggio, si è arrivati a descrivere i percorsi di ciascun protagonista all’interno del loro personal landascape. Viaggi interiori arrivati persino alla soglia dell’invisibile.
Queste azioni performative (la “reclusione” per Davide Fasolo, il walking solitario per Silvia Pastore, la corsa per Jimmy Rivoltella) saranno testimoniate e descritte attraverso un’installazione multidisciplinare fatta di specchi, di dialoghi, di opere testuali, disegni in movimento, la creazione di mappe, fotografie, la raccolta di oggetti-cose-tracce trovate lungo i relativi “percorsi”.
Sopra di tutto le parole di Valentina Cei, proiettate in cielo, mezzo ideale per esplorare i rapporti tra tempo, distanza, geografia e misurazione degli spazi interiori oltre ad essere oggetto integrante dell’installazione stessa.
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