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Mun ange è lieta di presentare il progetto Notizie dagli interni di Alessandro Quaranta.
Meire Fondue è un piccolo aggregato di meire, a circa 1800 m. slm, nell’Alta Valle Po. Molti insediamenti di alta quota come questo punteggiano la Valle, così come altre innumerevoli valli alpine. Non erano semplici punti di appoggio per i pastori, ma vere e proprie abitazioni per periodi dell’anno assai lunghi, spesso ben oltre la stagione dell’alpeggio.
I camminatori che si imbattono oggi in questi gruppi di costruzioni spesso si fermano, scattano fotografie. Sono sempre immagini esterne: non che dagli interni ci si aspetti poco, ma essi appaiono per lo più inaccessibili, magari pericolosi se il tetto è in cattive condizioni.
E’ sempre l’interno la parte da scoprire. Seguiamo l’artista nei due momenti – nei due livelli – di questa scoperta. Il primo avviene, sostanzialmente, attraverso la cattura di particolari: particolari delle pareti, del pochissimo arredo rimasto, o, come qui, di piccolissime forme di vita che, in un ormai indisturbato deserto, si sono create nicchie sontuose. Ma in questi ambienti, del luogo che erano, restano solo frammenti.
Bisogna che il visitatore abbia un grande bisogno-di-luogo per dare un senso, per qualche momento, al vuoto di quasi un secolo. Questo spazio abbandonato ridiventa luogo solo guardando verso l’esterno. Uno sguardo ristretto, perché solo poche cose di ciò che stava fuori interessavano; ma anche perché quei muri non tolleravano grandi aperture.
E’ forse questo, allora, il livello di scoperta più significativo accessibile al visitatore di oggi: sentire, in quegli ambienti freddi e bui, il luogo che era. Che è anche una scoperta su se stessi: sentire di possedere un luogo che ci accompagna, e si muove con noi.
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Tra la molte unità di misura presenti nel tempo (dal millennio al millisecondo...), la più importante per la vita quotidiana sono certamente le ore. Fin dall’antichità le horae avevano ciascuna un significato proprio: da quella che segnava la levata per il lavoro e la preghiera (Mattutino) a quella che chiudeva, per tutti, la giornata (Compieta); spiccava, in mezzo, la hora nona (le nostre 15, circa), che ha scandito per millenni il momento della morte di Cristo in croce.
Quasi sempre le horae parlano di esperienze raccolte-in-sé, di eventi quotidiani, modesti ma non rinunciabili. Le preziose miniature che ornano i libri d’ore che ci sono rimasti a partire dall’alto Medioevo, evocano eventi sacri, ma è un sacro personale, intimo, per lo più racchiuso in una stanza, - condiviso con pochissimi, o magari con nessuno. Un sacro che si contenta di un luogo.
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